Un Disegno di Legge sulla parità salariale di genere

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Secondo l’ultimo report pubblicato dall’Istat, nella retribuzione oraria di uomini e donne si registra una differenza percentuale che si attesta intorno al 5,6 per cento.
Nel comparto privato il differenziale sale addirittura al 15,9 per cento. Una forbice che si allarga dai 6 agli 8 mila e 500 Euro su scala nazionale.
In poche parole, le donne vengono retribuite circa un euro in meno rispetto agli uomini per ogni ora di lavoro.
Eppure, la parità salariale tra uomo e donna porterebbe a una crescita economica, nonché a un aumento del Pil.
Insomma, sembra proprio che la valorizzazione del lavoro femminile continui a non trovare posto all’interno dell’agenda politica italiana.
Anche se un ampio disegno di legge sulla parità salariale di genere è recentemente approdato all’Ars, dove, dopo l’approvazione alla Commissione Affari Istituzionali, sta procedendo il proprio iter.
Un disegno di legge che potrebbe segnare una svolta determinante.
Ma cosa prevede e cosa cambierà esattamente questo Disegno di Legge sulla parità salariale ?
Ne parliamo con Jose Marano, deputata regionale del Movimento Cinquestelle e prima firmataria del Ddl.

Disegno di Legge sulla parità salariale di genere

“NelnDisegno di Legge sulla parità salariale di genere, che mi auguro Sala d’Ercole esamini al più presto, vengono poste tutte le condizioni per provare a dare una svolta ad un mercato del lavoro spesso ostile alle donne.
Ritengo che valorizzare il potenziale femminile non significa soltanto mettere sullo stesso piano uomo e donna. Significa far crescere il nostro prodotto interno lordo, significa valore aggiunto per il nostro sistema produttivo, significa rafforzare la competitività delle nostre imprese.
Il mio impegno, da quando sono deputata all’Assemblea regionale siciliana, ha sempre puntato al ribaltamento di questo insopportabile status quo”.

Divario salariale di genere in Sicilia

Le donne guadagnano in media il 15 per cento in meno rispetto agli uomini. Mediamente questo divario retributivo di genere è presente in tutti gli Stati membri, ma varia da Paese a Paese.
Com’è la situazione in Sicilia?
“Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat proprio qualche giorno fa e che si riferiscono al 2022, in Italia il differenziale retributivo di genere tende ad essere più marcato nel comparto privato.  Con riferimento specifico alla Sicilia, è sempre l’Istituto nazionale di Statistica a rilevare che nelle Isole la retribuzione lorda annua delle lavoratrici dipendenti è di 31.928 euro. Quella degli uomini è di 34.669, parliamo di quasi 2.800 euro in più: un valore, quest’ultimo, che anche se inferiore a quello medio nazionale che è di 6mila euro, non rende meno grave o meno urgente il problema della valorizzazione del lavoro femminile”.

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Parità retributiva di genere introdotto nel Trattato di Roma nel 1957

Il principio della parità retributiva di genere venne introdotto nel Trattato di Roma nel 1957. Ancora, oggi, il cosiddetto “divario retributivo” persiste.
Pensa ci siano veramente le condizioni di un cambiamento in un contesto sociale come quello di oggi in cui la donna ancora lotta per vedere riconosciuti persino i diritti primari?

“Il cambiamento deve essere prima di tutto culturale. Dobbiamo ribaltare stereotipi e luoghi comuni che confinano la donna a mera comparsa all’interno del mercato del lavoro. Il potenziale femminile è un valore aggiunto di cui il nostro sistema economico non può fare a meno. Non è solo una questione di diritti o di equità sociale. Parliamo di un contributo significativo che può arrivare dalle donne alla nostra economia. Mettere le donne nelle condizioni di conciliare vita familiare e vita lavorativa, di fare carriera, di non rinunciare alla professione, è un’urgenza non più rinviabile”.

Un passo avanti e 100 indietro

Non pensa che nel ’57 si sia fatto un grosso passo avanti e nell’ultimo ventennio 100 passi indietro?
“Molto è stato fatto negli ultimi anni ad esempio sotto il profilo normativo ma la verità è che le garanzie a tutela delle donne sono rimaste sulla carta. Misure sacrosante, garantite dalle nostre leggi ma che poi non trovano attuazione nella quotidianità di molte lavoratrici. Donne che fanno valere i propri diritti ma poi ricevono il benservito dai datori di lavoro che preferiscono personale maschile”.

Come viene accolto il Disegno di Legge sulla parità salariale dalle varie componenti politiche

Lei da tempo si batte per portare in Aula il suo ddl sull’eliminazione del divario retributivo.
Come è stato accolto dalle varie componenti politiche caratterizzate da una predominanza maschile?
“Ho sempre posto il tema come urgenza senza colore politico e ho sempre ricevuto disponibilità e collaborazione trasversali rispetto ad un testo di legge che va oltre l’appartenenza politica. Il disegno di legge è già stato approvato in commissione Affari istituzionali all’Ars ma adesso è arrivato il momento di accelerare l’iter, calendarizzare il disegno di legge in commissione bilancio e poi in Sala d’Ercole per l’approvazione del Parlamento. Anche in questa fase di accelerazione avrò bisogno della collaborazione di tutti”.

Vita familiare e carriera professionale

Quanto influisce nella vita di ogni donna la gestione della famiglia sulla carriera professionale?
“L’impatto è innegabile e sappiamo tutti che una madre non può sempre delegare. La cura della famiglia e dei figli richiede quasi sempre un impegno in prima persona. Ma non possiamo accettare che da questo impatto derivi una rinuncia della donna alle sue aspirazioni e alla sua realizzazione umana e professionale. è essenziale che si mettano in atto misure che blocchino le troppe interruzioni di carriera che ancora oggi ci sono in Italia. Nel 2025 le donne non posso ancora trovarsi al bivio se scegliere la famiglia o la carriera professionale”.



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