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Immobiliare News | Entro il 2026 il Private Banking in Italia gestirà il 36% della ricchezza investibile delle famiglie. Anche nel Real Estate

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Il private banking entra sempre più nella gestione degli investimenti e si espanderà molto anche nell’immobiliare, cambiando gli equilibri delle aziende che operano nel real estate.

Almeno secondo quanto scrive l’Associazione Italiana Private Banking (AIPB) nel rapporto “Il Private Banking in Italia: previsioni al 2026” che, nella prima parte realizzata assieme a Prometeia, elabora le previsioni a due anni sull’andamento dell’industria, mentre nella seconda si concentra sulle aspettative dei Responsabili Private degli istituti associati.

Nel commentare il report, il Presidente AIPB, Andrea Ragaini, ha evidenziato: “Le previsioni per il 2026 confermano il peso crescente e il ruolo del Private Banking nelle scelte d’investimento delle famiglie italiane. Un percorso di crescita che si fonda sulla consulenza professionale e la centralità del Private Banker. L’industria, oggi, si pone un obiettivo ancor più rilevante, quello di accrescere nel tempo il valore dei patrimoni in gestione, guidando le scelte della clientela all’interno di un contesto in continua evoluzione”.

Guardando in dettaglio, le classi di asset con maggiori prospettive di crescita includono le strategie alternative (private equity, infrastrutture, real estate), con il sostegno di quasi l’80% dei rispondenti, e l’azionario, indicato da oltre il 70%. Al contrario, le prospettive per l’obbligazionario appaiono più moderate, con oltre la metà degli intervistati che ne prevede una stabilità o una decrescita. Per il 54% dei leader del Private Banking, la liquidità diminuirà. Tra i prodotti di investimento, le migliori performance attese riguardano le polizze vita e le gestioni patrimoniali (62%), seguite dai fondi ESG (54%), mentre titoli di Stato e depositi sono visti in calo dal 38% degli intervistati.

Lo scenario globale 
Nonostante un rallentamento della crescita economica globale, il report evidenzia segnali di stabilità. Gli Stati Uniti mostrano prospettive più favorevoli tra il 2024 e il 2026, con una crescita stimata rispettivamente del +2,6%, +1,5% e +2,1%. In confronto, il Pil italiano dovrebbe aumentare dello 0,8% nel 2024 e nel 2025, e dello 0,7% nel 2026, mentre quello dell’eurozona si attesta tra lo 0,7% e l’1,1%. La recessione sembra scongiurata grazie al calo dell’inflazione e alle buone condizioni del mercato del lavoro.

La politica monetaria delle banche centrali, che invertirà la sua traiettoria nel 2024, apre la strada a nuove misure espansive entro il primo semestre del 2025. Inoltre, la riduzione dei tassi da parte della BCE crea le condizioni per uno scenario di “atterraggio morbido” per l’economia italiana e dell’eurozona.

In Italia
In Italia, il rapporto debito/Pil è previsto in aumento a causa degli effetti dei bonus pubblici, il che potrebbe generare un maggiore rischio sui titoli di Stato, con lo spread BTP-Bund che potrebbe salire fino a circa 185 punti base entro il prossimo anno. Sul fronte dei mercati azionari, la tendenza positiva registrata dall’inizio dell’anno dovrebbe continuare nei prossimi due anni, con rendimenti medi annui stimati intorno al 7-8%.

Nel corso dell’anno, il calo dell’inflazione ha favorito una ripresa del potere d’acquisto, con un incremento del reddito disponibile delle famiglie del +3,0%. Tuttavia, nei prossimi due anni, tale crescita si ridurrà a meno dell’1%. I consumi, deboli nel 2024 (+0,1%), dovrebbero registrare una leggera ripresa nel biennio 2025-2026. Nonostante ciò, il tasso di risparmio rimarrà basso, intorno all’8,5%, in un contesto di crescita moderata del PIL. Di conseguenza, i nuovi flussi destinati a investimenti finanziari tra il 2024 e il 2026 scenderanno a 210 miliardi di euro, rispetto ai 240 miliardi del triennio precedente.

Nel biennio 2023-2024, il risparmio e il miglioramento dei mercati finanziari hanno contribuito a un aumento della ricchezza finanziaria investibile delle famiglie italiane, trainato da una crescita dei mercati (+3,4%) e da nuovi flussi positivi (+1,7%). Questo trend continuerà nel biennio 2025-2026, con la ricchezza investibile che dovrebbe passare da 3.689 a quasi 4.000 miliardi di euro, sostenuta da flussi (+1,9%) e dal contributo positivo dei mercati (+1,5%).

Gli asset under management (AuM) del Private Banking sono previsti in crescita, superando i 1.412 miliardi di euro entro il 2026 (+6,6% rispetto al 2024, contro il +1,8% degli altri operatori), grazie a una combinazione di nuovi flussi netti (+4,2%) e alla ripresa dei mercati (+2,4%). La quota di mercato del Private Banking salirà al 36% della ricchezza investibile delle famiglie. Il 56% dei leader del settore prevede una crescita del comparto nei prossimi 12-18 mesi, mentre il restante 44% prevede stabilità, senza aspettative di peggioramento. Il risparmio gestito sarà centrale, con una crescita media annua dell’8,2%, spinta da nuovi flussi netti (+4,3%) e dall’effetto mercato (+3,9%). Il comparto assicurativo seguirà con un incremento medio annuo del 5,7%, mentre l’amministrato, dopo una forte crescita nel biennio precedente (+27,8%), proseguirà con un ritmo più contenuto (+6,4%).

L’indagine AIPB tra i leader del settore indica un crescente interesse per investimenti di lungo periodo, come i private markets (22% delle preferenze). Gli investimenti a capitale garantito, pur in calo dal 41% al 22%, rimangono rilevanti, mentre le soluzioni assicurative per l’ottimizzazione fiscale sono in aumento dal 3% al 9%. Rimane alta la propensione a mantenere una quota di liquidità per scopi precauzionali (13%).

Le classi di asset con maggiori prospettive di crescita includono le strategie alternative (private equity, infrastrutture, real estate), con il sostegno di quasi l’80% dei rispondenti, e l’azionario, indicato da oltre il 70%. Al contrario, le prospettive per l’obbligazionario appaiono più moderate, con oltre la metà degli intervistati che ne prevede una stabilità o una decrescita. Per il 54% dei leader del Private Banking, la liquidità diminuirà. Tra i prodotti di investimento, le migliori performance attese riguardano le polizze vita e le gestioni patrimoniali (62%), seguite dai fondi ESG (54%), mentre titoli di Stato e depositi sono visti in calo dal 38% degli intervistati.



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