Le indagini su Giorgia Meloni e lo scontro governo-magistratura: tutto come da copione

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Con un video, e col consueto linguaggio diretto e immediato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha informato gli italiani – e tutto il globo terraqueo – di essere destinataria di un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato dalla Procura di Roma, a firma del Procuratore Lo Voi, che Meloni bolla senza mezzi termini come “lo stesso del fallimentare processo per sequestro di persona contro Matteo Salvini”.

Insieme alla premier sono stati destinatari dell’informazione di garanzia il guardasigilli Carlo Nordio, il ministro degli interni Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Per la presidente a monte dell’indagine ci sarebbe la denuncia dell’avvocato “Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi conosciuto – aggiunge la premier – per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”. L’indagine ha per oggetto la ormai notissima vicenda – per cui oggi pomeriggio era prevista in Parlamento l’informativa dei titolari di Interno e Giustizia prima alla Camera e poi al Senato, e poi saltata – dell’espulsione di Najeem Osema Almasri Habish, comandante della polizia giudiziaria libica, sui cui pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale. Mandato che secondo la ricostruzione fornita dalla Meloni è stato emesso “dopo mesi di riflessione” da parte della stessa Corte, e “Curiosamente lo fa proprio quando questa persona stava per entrare in territorio italiano, dopo che aveva serenamente soggiornato per circa 12 giorni in altri 3 Stati europei”, tra cui la Germania.

Prosegue sempre Meloni: “La richiesta non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, e per questo la Corte d’Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, con questo soggetto libero sul territorio italiano, piuttosto che lasciarlo libero, noi decidiamo di espellerlo e rimpatriarlo immediatamente, per motivi di sicurezza, con un volo apposito come accade in altri casi analoghi. Questa è la ragione per cui la Procura indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri”. La presidente del Consiglio però non ci sta, e ribadisce che “vale oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”.

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Ci troviamo dinanzi all’ennesimo capitolo di uno scontro tra politica e magistratura che segnerà i prossimi mesi e forse gli anni a venire. E qualcuno storce già il naso nell’assistere alla notizia di avvenuta notifica dell’avviso di garanzia a poche ore dalla protesta messa in atto da una minoranza della magistratura contro il governo, all’inaugurazione dell’anno giudiziario presso le Corti d’Appello, eppure in materia interviene la legge costituzionale varata nel 1989 e che disciplina sulle “presunte” responsabilità penali dei membri del governo. Il Procuratore della Repubblica, nel caso di specie dopo l’avvenuta denuncia dell’avv. Li Gotti, deve trasmettere gli atti al tribunale dei ministri e darne notizia agli indagati.

Ricevuto il fascicolo il collegio competente avrà novanta giorni per valutare le carte e decidere se chiedere l’archiviazione, oppure inviare le stesse alle camere e chiedere dunque l’autorizzazione a procedere. Saranno novanta giorni di fuoco che acuiranno lo scontro tra il governo e la magistratura, aprendo le porte all’ennesima sferzante lesione al nostro sistema istituzionale. Alla base della denuncia è chiara la motivazione politica, così come le tempistiche del provvedimento pongono più di qualche dubbio – al di là delle norme procedurali – sulla fondatezza delle ipotesi di reato, in considerazione anche del fatto che, come ribadito dalla premier, si è seguita la consueta procedura di espulsione dei soggetti ritenuti pericolosi. Permane più di qualche dubbio sulle stesse tempistiche adottate dalla Corte Penale Internazionale, ma del resto tutto il mondo è paese.

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Nato nel 1994, esattamente il 7 ottobre giorno della Battaglia di Lepanto, Calabrese. Allievo non frequentante – per ragioni anagrafiche – di Ansaldo e Longanesi, amo la politica e mi piace raccontarla. Conservatore per vocazione. Direttore di Nazione Futura dal settembre 2022. Fumatore per virtù – non per vizio – di sigari, ho solo un mito John Wayne.

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