Liberainformazione L’egemonia dei narcos colombiani sul mercato mondiale delle droghe

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La fitta rete commerciale, nel traffico delle droghe, che si è venuta attivando da molti anni a questa parte tra il Vecchio continente, l’America del Sud e altri paesi, non ha nulla da invidiare sul piano del volume degli affari, della ricchezza e dell’attivismo imprenditoriale alle più poderose organizzazioni dei “cartelli” colombiani di un tempo.

Rispetto a questi ultimi non si rileva più, è vero, l’attività appariscente e terroristica della violenza indiscriminata (tipica del cartello di Medellin) e sembrerebbe attenuata la corruzione nelle Istituzioni (caratteristica principale del cartello di Cali).

Tuttavia le piccole organizzazioni di narcos si sono moltiplicate e diffuse, le alleanze negli affari sono aumentate, sono stati individuati altri canali e mezzi di esportazione (tra questi i sommergibili), la produzione di cocaina è aumentata di anno in anno (alla fine del 2024 si parla di oltre 2mila tonnellate annue), la distribuzione è sempre più capillare. I colombiani sono ormai entrati in affari con quasi tutto il pianeta, realizzando condizioni di monopolio in alcune aree geografiche, tra cui quella del mercato europeo, anche attraverso una presenza costante di “agenti” in loco per le attività di stoccaggio, di commercializzazione e di lavorazione della cocaina. Come è stato confermato anche in questi ultimi giorni nella operazione antidroga condotta a Catanzaro in cui è stato accertata la presenza di un “chimico” colombiano in un laboratorio allestito a Soratte (nord di Roma) per la trasformazione della cocaina da liquida a solida.

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Ad un mercato dominato, almeno fino al 1995 e parte del 1996 – sono gli anni della cattura e della resa dei capi storici del narcotraffico, ottenute grazie anche alle consistenti ricompense offerte dalle autorità a coloro che avessero collaborato – ,dai cosiddetti “cartelli” si è andato sostituendo un mercato frammentato, con gerarchie non marcate, caratterizzato da una moltitudine di gruppi di narcotrafficanti piccoli e mediani ma anche gruppi della guerriglia dell’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) e della dissidenza delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) che, anche alcuni giorni fa, si sono affrontati nella regione del Catatumbo, al confine con il Venezuela, dove c’è un’alta concentrazione di coltivazioni di coca, con il bilancio di un centinaio di morti e alcune migliaia di sfollati.

Nonostante la vittoria dello Stato contro i grandi “cartelli”, la lotta contro il narcotraffico in Colombia presenta sempre grandi difficoltà rispetto al passato e questo non solo per l’avvenuta polverizzazione e miniaturizzazione delle strutture criminali, ma soprattutto per la minore vistosità dei narcos divenuti più discreti nella vita quotidiana, nello spendere il denaro, nell’eseguire investimenti ed anche nello scomparire dalla scena, una volta che hanno realizzato i guadagni necessari per avviare attività lecite (magari all’estero).

La vocazione principale dei narcos continua ad essere il commercio, la speculazione finanziaria e commerciale, l’imprenditoria. Sempre eccellenti i rapporti con i mafiosi italiani, su tutti con quelli calabresi.

In Colombia, da quando la droga è un “affare”, e un affare che produce circa un terzo di tutta la ricchezza nazionale, ci sono sempre stati “uffici di rappresentanza” italiani affidati a nomi importanti e meno importanti della rete commerciale criminale. Gli italiani che arrivarono in Colombia nell’immediato dopoguerra la ricordano come una sorta di paradiso terrestre mentre negli ultimi tempi si posiziona con il secondo tasso di omicidi dell’America Latina.

La Colombia non è, tuttavia, quel paese “dove la unica legge vigente è quella della gravità” secondo il detto popolare. Per quelli che hanno potuto viverci per alcuni anni, come il sottoscritto, e conoscere meglio le istituzioni e le diverse culture, c’è anche un Colombia della gente perbene (moltissima) che lotta contro le indifferenze e l’assuefazione alla violenza, c’è un mondo accademico di primo piano; ricchezze naturali e umane invidiabili; ci sono giornalisti, gente comune, magistrati e poliziotti che muoiono per la costruzione di una società migliore.

C’è, insomma, anche un altro paese che va conosciuto, rispettato, con una rivolta delle coscienze che tanta importanza ha avuto anche da noi nel periodo delle grandi emergenze del terrorismo e della mafia.





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