Caos Autovelox, il Viminale prova a fare chiarezza tra omologazione e approvazione: cosa sta succedendo

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L’incertezza normativa sugli autovelox ha scatenato ricorsi e polemiche in tutta Italia. Il caso è esploso nel 2024 quando due sentenze della Cassazione hanno stabilito che “omologazione” e “approvazione” sono due passaggi distinti e indispensabili per la validità degli autovelox. Mentre il Ministero dell’Interno tenta di fare chiarezza con una circolare, i Comuni restano divisi e la battaglia legale continua.

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Da mesi in Italia infuria il dibattito sulla validitĂ  delle multe emesse dagli autovelox, con particolare attenzione alla distinzione tra “omologazione” e “approvazione” dei dispositivi. Una questione tecnica, che però vede conseguenze enormi per cittadini, amministrazioni locali e tribunali.

La questione è iniziata ad aprile dello scorso anno, quando una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che i due procedimenti non sono equivalenti e devono entrambi essere rispettati; la normativa italiana, tuttavia, non ha mai previsto un iter specifico per l’omologazione, rendendo di fatto irregolari molti strumenti di controllo della velocitĂ .

Dopo un lungo silenzio da parte delle istituzioni, il Ministero dell’Interno ha finalmente preso posizione con una circolare indirizzata alle prefetture e ai sindaci, tentando di fornire chiarimenti e indicazioni su come affrontare i ricorsi in tribunale. La mossa del Viminale però sembra non avere risolto il problema, anzi ha generato reazioni contrastanti tra amministratori locali, automobilisti e associazioni che contestano l’utilizzo degli autovelox. Nel frattempo, mentre i Comuni si muovono in ordine sparso, alcuni spegnendo i dispositivi, altri riattivandoli, aumentano le inchieste giudiziarie e le contestazioni nei tribunali.

Quando è valida la multa dell’autovelox: il significato di “omologazione” e “approvazione”

Il caos è esploso lo scorso anno, quando due sentenze della Corte di Cassazione hanno stabilito che “omologazione” e “approvazione” sono due passaggi distinti e indispensabili per la validitĂ  degli autovelox. Cioè, in sintesi, la multa non è valida se l’autovelox in questione è solamente “approvato” dal ministero dell’Interno, ma non “omologato”.

In Italia però non esiste un percorso normativo che disciplini il processo di omologazione di questi strumenti; di conseguenza, anche gli stessi dispositivi utilizzati dalla Polizia Stradale risultano semplicemente approvati e non omologati.

Nonostante le ripercussioni di questa decisione, il governo e il Parlamento non sono ancora intervenuti per colmare il vuoto normativo: né il nuovo decreto firmato dal ministro Matteo Salvini sulla regolamentazione degli autovelox, né la riforma del Codice della Strada hanno per ora affrontato la questione.

La circolare del Ministero dell’Interno

In risposta all’incertezza, il Ministero dell’Interno ha emesso una circolare per fornire linee guida alle amministrazioni locali: il documento si basa su un parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, secondo cui i procedimenti di omologazione e approvazione sarebbero sostanzialmente sovrapponibili. Su questa base, il Viminale suggerisce ai Comuni di difendersi nei ricorsi presentati dagli automobilisti, elencando i documenti utili da presentare in giudizio.

La circolare rimanda poi al tavolo tecnico istituito presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che dovrĂ  stabilire le procedure per l’omologazione dei dispositivi e le verifiche sulla loro funzionalitĂ . Per l’associazione Altvelox, che da anni combatte contro l’uso degli autovelox in Italia, il documento ministeriale però non avrebbe “alcun valore concreto”; il suo presidente, Gianantonio Sottile, avrebbe inoltre definito la circolare del Ministero “un tentativo disperato di salvare i miliardi incassati dai Comuni con le multe”. L’associazione ha giĂ  annunciato nuove denunce contro vari enti locali, portando il totale a 94 procedimenti aperti.

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Comuni divisi: chi spegne gli autovelox e chi li riattiva

L’intervento del Ministero, invece di fare chiarezza, sembra aver generato risposte estremamente differenti tra i sindaci: alcuni di loro, infatti, nonostante le sentenze della Cassazione, hanno continuato a utilizzare i dispositivi, mentre altri li hanno invece spenti per evitare problemi legali. Altri ancora, solo dopo un periodo di sospensione, hanno deciso di riattivarli.

Un esempio il caso dei Comuni di Piadena Drizzona (Cremona) e San Giorgio in Bosco (Padova), che dopo una fase di stop hanno rimesso in funzione gli autovelox, che, oltre essere strumenti per la sicurezza stradale, rappresentano anche una fonte di entrate rilevante per le stesse casse comunali.

Così diversi sindaci si sono rivolti all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) per ottenere chiarimenti e sollecitare un intervento del governo. Carlo Rapicavoli, direttore di Anci Veneto, ha ribadito che servirebbe una norma chiara per evitare il proliferare di contenziosi legati alla questione dell’omologazione; inoltre, la circolare ministeriale, secondo Rapicavoli, aiuta i Comuni sul piano amministrativo, ma non elimina il problema alla radice.

I ricorsi degli automobilisti sanzionati e le denunce ai comuni

Nel frattempo, in tutta Italia si moltiplicano i ricorsi da parte degli automobilisti sanzionati. Parallelamente, alcune procure stanno avviando indagini per verificare la regolaritĂ  delle apparecchiature installate. A Padova, per esempio, la magistratura ha aperto un fascicolo per ipotesi di falso ideologico, dopo le denunce contro i Comuni che hanno utilizzato autovelox “approvati” ma appunto non “omologati”. Un tema particolarmente sentito anche in Veneto, dove è nato il fenomeno di “Fleximan“, l’anonimo sabotatore di autovelox.

Anche la Procura di Cosenza ha preso provvedimenti, ottenendo il sequestro di diversi dispositivi modello T-EXSPEED v.2.0 installati in varie cittĂ , tra cui Cosenza, Venezia, Cerignola e Reggio Emilia. A complicare ulteriormente la situazione c’è il decreto Salvini, che non solo non sembra risolvere il problema ma pare rendere ancora piĂą complesso l’iter per ottenere l’autorizzazione di nuovi dispositivi.





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