Civitavecchia, sfida tra eolico e plastica

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 


A Civitavecchia da diversi mesi non si vedono navi carboniere di passaggio in mare o ormeggiate davanti alla centrale elettrica. L’impianto è fermo, anche se la chiusura vera e propria è prevista alla fine dell’anno. Si è aperta però la partita del cosiddetto phase out, cioè della dismissione della centrale e dei progetti per il futuro. Al ministero delle Imprese e del Made in Italy è stato aperto un tavolo a cui partecipano rappresentanti del Comune, della Regione Lazio, dell’Enel, dell’Autorità portuale, dei sindacati e di Legacoop. All’ultima riunione, il 22 ottobre, il governo ha deciso di presentare un bando per la riconversione dell’area che, oltre al perimetro della centrale, comprende anche alcuni terreni intorno. Ha stanziato 500 mila euro che saranno gestiti da Invitalia, una società controllata completamente dal ministero dell’Economia.

TRA I PROGETTI FATTI CIRCOLARE in maniera informale c’erano un «polo logistico dell’automotive», un impianto di biocombustibile, un imprecisato «progetto industriale, logistico e attività complementari», uno stabilimento di «trading di materiali alla rinfusa e commodities» e la costruzione di alcuni magazzini logistici. Inoltre, si è discusso della creazione di una Zona logistica semplificata (Zls), cioè un’area in cui le aziende che vogliono insediarsi hanno delle agevolazioni sia economiche che burocratiche.

SI È PARLATO ANCHE del progetto di riconversione della centrale in un impianto eolico offshore, che è sostenuto dal Comune e da associazioni, comitati, movimenti, Legacoop e sindacati. L’idea è considerata però dal governo troppo costosa.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

L’Autorità portuale di Civitavecchia ha presentato al governo un progetto per la costruzione dell’hub dell’eolico nel porto, dove verrebbero assemblate le pale. Costerebbe 518 milioni di euro, per la costruzione di una nuova banchina e di mura di protezione, e impiegherebbe tutti i lavoratori dell’indotto, mentre Enel ricollocherebbe in altri impianti i suoi 500 dipendenti diretti. Per superare questo ostacolo, si attende la nomina del nuovo presidente dell’Autorità portuale, che potrebbe rivedere il progetto. Inoltre, «i tempi per la sua eventuale realizzazione sono considerati molto lunghi, almeno quattro o cinque anni», racconta in maniera anonima uno dei partecipanti all’incontro.

IL 17 NOVEMBRE ALLA CAMERA è stata approvata una norma, proposta da Forza Italia, che prevede la nomina di un commissario straordinario che si occuperà dei progetti «pubblici e privati» da realizzare dopo la chiusura della centrale. «Si tratta di un risultato decisamente importante per i due territori perché stabilisce una corsia preferenziale su cui velocizzare gli investimenti per compensare i danni economici e occupazionali derivanti dalla dismissione delle due centrali a carbone dell’Enel», hanno dichiarato in un comunicato Mauro D’Attis e Alessandro Battilocchio, i due parlamentari forzisti che hanno proposto la norma. Il commissariamento però non piace alle forze di centrosinistra che governano il Comune di Civitavecchia. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle di Civitavecchia temono che il commissario scavalchi le istituzioni locali. «Una figura dotata di poteri straordinari, in grado di decidere unilateralmente i progetti per il futuro della città, rappresenterebbe un passo che rischia di scavalcare l’amministrazione comunale e, con essa, la volontà popolare espressa nelle ultime elezioni», ha sostenuto Alleanza Verdi Sinistra. Il sindaco Marco Piendibene ha annunciato l’avvio di una collaborazione con il professor Livio De Santoli, che è un grande esperto di energie rinnovabili e anche un collaboratore di questo giornale.

IL GIORNALE ONLINE «QUALENERGIA» ipotizza che, sullo sfondo della nomina del commissario, ci sia uno scontro tra progetti diversi: da una parte l’eolico in mare, sostenuto dal Comune e dalle organizzazioni del territorio, dall’altro un impianto legato al trattamento della plastica, cioè da idrocarburi, anche per ricavarne idrogeno. Quest’ultima ipotesi sarebbe invece sostenuta dal governo.

INTANTO, LE COOPERATIVE dell’indotto hanno già messo in cassa integrazione buona parte dei lavoratori. Sono in tutto una quarantina, forniscono servizi come la mensa o i controlli anti-inquinamento, impiegano 700 persone e fatturano complessivamente circa 120 milioni di euro all’anno. La Legacoop prevede per loro un calo del 40 per cento delle entrate, circa 4 milioni di euro in un anno su un fatturato complessivo di 11 milioni. «Molte hanno già dovuto fare ricorso alla cassa integrazione e la metà rischia di chiudere, per questo chiediamo azioni concrete e immediate per garantire l’occupazione e tutelarne la sopravvivenza», dice il presidente della Legacoop Lazio Mauro Iengo. L’Enel dice che l’obiettivo è di «utilizzare i lavoratori dell’indotto nello smontaggio degli impianti». «Nessuno può pensare che questa città possa sopportare da sola il peso di una transizione così importante», hanno scritto in una nota Filt-Cgil e Usb.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese