Dentro “Il Pino”, Beltrame Studio disegna una casa tra gli alberi nella foresta di Tarvisio

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C’è una poesia di Tiziano Fratus, scrittore e poeta, che recita così: “In fondo vorrei vivere tutta la vita in una casa sugli alberi, la testa a contatto col cielo, le mani che respirano come fronde e cicale, per occhi foglie di rovere e ghiande, per orecchie becchi e ali di merlo, per labbra ideogrammi di farfalla”.

Quello della casa sull’albero è un sogno da bambini che – siamo onesti – non sempre ci abbandona in età adulta.

Lo stare a una quota superiore, a contatto con la natura ma in posizione privilegiata, arrivando persino a toccare le fronde degli alberi, suscita una sensazione di leggerezza e libertà non facilmente replicabile stando “con i piedi per terra”.

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L’idea alla base de Il Pino, la struttura ricettiva disegnata e realizzata da Luca Beltrame, Saba Nabavi Tafreshi, Claudio Beltrame, Roberto Santori e l’ingegnera Carlotta Sadoch nella rigogliosa foresta di Tarvisio (cittadina del Friuli Venezia Giulia vicino ad Austria e Slovenia) parte probabilmente da quest’idea: dare forma a un rifugio intimo, protetto e meditativo per staccare dalla frenesia del quotidiano e vivere un’esperienza a stretto contatto con la natura, cogliendo le sfumature di colore del paesaggio nelle diverse stagioni e tornare a casa rigenerati.

Non proprio una casa sugli alberi, ma una casa tra gli alberi, un’unità abitativa di 45 mq suddivisa su tre livelli che si ispira allo sviluppo verticale della foresta e si mimetizza con essa, riducendo così l’ingombro, il numero di alberi abbattuti e il consumo di suolo.

Dopo esperienze in varie città del mondo, tra cui Roma, Vienna, Los Angeles e Tokyo, Luca Beltrame – fondatore dello studio – ha deciso di tornare tra i suoi paesaggi per portare avanti una nuova ricerca progettuale orientata all’equilibrio tra natura e costruito.

Il Pino, proprio come il celebre dipinto “Casa tra alberi I – 1908” di Egon Schiele o come la Casa da Tè dell’architetto giapponese Terunobu Fujimori, mette in scena un’esplorazione integrale dell’intersezione tra natura e architettura, nonché il rapporto tra uomo con il suo ambiente.

Il progetto è stato completato in nove settimane, di cui quattro trascorse nella segheria, rappresentando un esempio positivo di come la prefabbricazione del legno possa contribuire a migliorare il processo di costruzione e ridurre il tempo di lavoro in loco.

Vincitore della Categoria Globale ‘OMG’ Airbnb, ‘Il Pino’ è un’unità completa che può ospitare fino a 4 persone.
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foto: © Widespace Studio – Matteo De Bernardini

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Dalla struttura agli arredi: tutto è in legno.. e respira

Dal punto di vista concettuale, l’esterno del progetto mira a fondersi il più possibile con gli altri alberi, con le scandole della copertura pensate per ingrigire con il tempo.

Interamente realizzato in legno, il Pino presenta una struttura in abete, con isolamento in fibra di legno e le scandole in larice, così come le cornici di finestre e porte. Le tre falde di copertura (una per ciascun livello) sono identiche e, grazie allo sfalsamento di ogni piano, arretrato rispetto a quello sottostante, creano un gioco di forme regolari in contrasto con le fronde spontanee degli alberi. La facciata – studiata per confondersi con gli alberi – è stata trattata con ferrite, un metodo antico, naturale ed economico per invecchiare e proteggere il larice.

L’interno, come la struttura interamente in abete, accoglie al piano terra la cucina, lo spazio giorno ed il bagno, mentre al piano intermedio trova posto uno spazio libero con letto a due piazze e un’area per yoga e meditazione. La camera matrimoniale, invece, posizionata al terzo e ultimo livello, regala la vista sulle Alpi Giulie, con la catena del Mangart. 

Gli arredi seguono una palette di colori verdi che mirano a richiamare le tonalità di verde visibili nella foresta di Tarvisio durante la primavera. La maggior parte dei mobili è fatta su misura per il progetto, come ad esempio la forma dei tavoli, ispirata al profilo dei laghi della zona.

foto: © Widespace Studio – Matteo De Bernardini

Le scelte strutturali per ottimizzare tempi e risorse

Dal punto di vista strutturale, il progetto prevede un telaio in legno che garantisce una maggiore leggerezza rispetto all’opzione in legno massiccio/xlam. Per minimizzare gli scavi necessari a raggiungere il sito, infatti, i componenti della struttura sono stati trasportati a mano ed alzati sui tre piani con delle funi. 

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Lo schema strutturale è formato da pilastri in legno che corrono lungo il perimetro dei tre livelli, con le travi orizzontali che sostengono i solai e le coperture, a cui si aggiungono i tiranti orizzontali che garantiscono la forma triangolare del tetto, interamente realizzati in abete e trasformati in piccole panche posizionate davanti alla facciata del piano intermedio e superiore.

Anche la copertura è stata prefabbricata nella segheria, con una dimensione trasportabile da quattro persone risultante in 16 pezzi, e poi assemblati in loco. 

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foto: © Widespace Studio – Matteo De Bernardini

Crediti del progetto

Team: Beltrame Studio → Luca Beltrame, Saba Nabavi Tafreshi, Claudio Beltrame, Roberto Santori 
Ingegneria: Carlotta Sadoch

Impresa costruttrice: Baumbaron gmbh

Foto: Widespace Studio – Matteo De Bernardini www.widespacestudio.com

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