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La Corte d’Appello egiziana ha confermato la condanna a 25 anni per Giacomo Passeri il 35enne pescarese detenuto in Egitto con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti.
 IL CAIRO – La Corte d’Appello egiziana ha confermato la condanna a 25 anni di reclusione per Luigi Giacomo Passeri, il 32enne pescarese arrestato nell’agosto del 2023 mentre si trovava in Egitto per una vacanza. Il giovane, che da tempo risiedeva a Londra, è accusato di traffico internazionale di stupefacenti: secondo l’accusa, farebbe parte di una rete di importazione illegale di droga destinata al mercato locale. La difesa e i familiari contestano la ricostruzione delle autorità egiziane, sostenendo che Passeri fosse in possesso di soltanto piccole dosi di stupefacenti per uso personale.
Attualmente il giovane si trova detenuto nel Correctional and Rehabilitation Center di Badr, a nord del Cairo, una struttura tristemente nota per le condizioni di detenzione particolarmente dure. Durante il periodo di prigionia, Passeri ha denunciato di aver subito torture e maltrattamenti. Dopo l’arresto, è stato sottoposto a un intervento chirurgico per appendicite e nei mesi scorsi ha iniziato uno sciopero della fame per protestare contro il trattamento ricevuto. Domenica prossima, ai familiari più stretti sarà concesso un colloquio video con il detenuto, una possibilità che, sebbene attesa, non placa la disperazione della famiglia. “Sono ormai un anno e mezzo che sta là dentro”, ha dichiarato il fratello Antonio Marco Passeri. “Ogni volta che gli dico che voglio andare a trovarlo, lui mi scrive di non farlo, perché potrebbe succedere a me quello che è accaduto a lui”.
L’appello della famiglia e l’intervento della politica
Nei mesi scorsi, la famiglia ha più volte denunciato le gravi condizioni di detenzione del giovane, lanciando appelli alle istituzioni italiane per un intervento diplomatico più incisivo. Anche diversi esponenti politici si sono espressi sulla vicenda, chiedendo maggiore impegno da parte del Governo italiano. Il parlamentare Marco Grimaldi (Sinistra Italiana-AVS) ha criticato la gestione del caso da parte della diplomazia italiana: “Non vogliamo altri casi Regeni.
Nessun accordo energetico può giustificare forme di indolenza”. Secondo Grimaldi, l’Ambasciata italiana in Egitto avrebbe dovuto garantire maggiore assistenza e supporto per assicurare a Passeri un processo equo. Anche il segretario regionale di Sinistra Italiana Abruzzo, Daniele Licheri, ha ribadito la necessità di un intervento urgente: “Già dalla scorsa estate ci siamo mobilitati con interrogazioni parlamentari e interventi a mezzo stampa per chiedere attenzione sulla vita di un ragazzo arrestato, condannato e imprigionato senza che ci sia chiarezza sull’iter giudiziario né sulle condizioni della sua detenzione. Il Governo non può limitarsi alle parole, deve agire”.
Una pena sproporzionata e l’inazione delle autorità italiane
La condanna a 25 anni viene ritenuta drasticamente eccessiva anche da esponenti del Partito Democratico. Claudio Mastrangelo, membro della Direzione nazionale del PD, e Saverio Gileno, segretario regionale dei Giovani Democratici, hanno sottolineato le forti discrepanze tra le pene previste in Italia e quelle inflitte in Egitto: “Indipendentemente dal fatto che Passeri abbia commesso o meno il reato di cui è accusato, 25 anni di reclusione per traffico di sostanze stupefacenti un reato punito in Italia con una pena che va da 2 a 6 anni rappresentano una condanna sproporzionata e disumana”.
Inoltre, i due esponenti dem hanno ricordato che il giovane ha più volte denunciato di aver subito torture fisiche e psicologiche, attraverso lettere inviate ai familiari, nella totale assenza di un intervento concreto da parte delle autorità diplomatiche italiane. “In virtù di ciò, chiediamo con la massima urgenza che il Partito Democratico, la segretaria nazionale Elly Schlein, il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano e il tesoriere nazionale Michele Fina si attivino presso la Farnesina, il ministro Antonio Tajani e il Governo tutto per riportare in Italia questo nostro concittadino, detenuto all’estero in condizioni disumane, in aperta violazione della nostra Costituzione e del diritto internazionale”.
L’incertezza sul futuro di Passeri
Dopo la conferma della condanna in Appello, la difesa di Passeri sta valutando ulteriori azioni legali, ma le possibilitĂ di un ribaltamento della sentenza sembrano sempre piĂą esigue. L’unica speranza concreta rimane quella di un trasferimento in Italia, attraverso un accordo bilaterale tra i due Paesi. Tuttavia, affinchĂ© questo avvenga, sarĂ necessario un forte intervento diplomatico da parte delle istituzioni italiane. Nel frattempo, la famiglia di Passeri continua la sua battaglia per evitare che il giovane sconti l’intera condanna in un carcere egiziano. “Non possiamo accettare che venga lasciato nelle mani di chi lo ha sepolto vivo”, dicono i suoi cari. “Abbiamo bisogno di aiuto, e lo vogliamo subito”.Â
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