Morte del cane e risarcimento del danno morale

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La morte di un animale d’affezione, come un cane, può causare un danno morale risarcibile. Il Tribunale di Prato ha condannato il responsabile di una pensione a risarcire una famiglia per la perdita della loro cagnolina, riconoscendo il valore affettivo dell’animale e la sofferenza causata dalla sua morte.

La perdita di un animale domestico è un’esperienza dolorosa che può lasciare un vuoto profondo. Ma cosa succede se il nostro amico a quattro zampe muore mentre è affidato a terzi, ad esempio a una pensione? In questi casi, oltre al danno materiale, si può configurare anche un danno morale risarcibile. Il Tribunale di Prato, con la sentenza del 25 gennaio 2025, ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno morale per la morte di un cane, sottolineando il valore affettivo dell’animale e la sofferenza patita dai suoi padroni. Approfondiamo insieme questo tema delicato, rispondendo alle domande più frequenti.

Cosa si intende per “danno morale” in caso di morte di un animale domestico?

Il danno morale, in questo contesto, si riferisce alla sofferenza interiore, al dolore e al patema d’animo che la perdita dell’animale domestico provoca nei suoi padroni. Non si tratta di un danno materiale, quantificabile economicamente, ma di una lesione alla sfera affettiva e relazionale della persona.

La sentenza del Tribunale di Prato, in linea con la giurisprudenza più recente, afferma che la perdita di un animale d’affezione può ledere l’interesse della persona alla conservazione della propria sfera relazionale-affettiva: si tratta quindi di un interesse tutelato dall’articolo 2 della Costituzione.

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Quali sono i presupposti per ottenere il risarcimento del danno morale in questi casi?

Per ottenere il risarcimento del danno morale, è necessario che il padrone dell’animale dimostri di aver subito un effettivo pregiudizio in termini di sofferenza a causa della sua morte. Questa prova può essere fornita anche attraverso presunzioni, basate su elementi indiziari quali foto, video, testimonianze che dimostrino il forte legame affettivo tra il padrone e l’animale.

Come viene quantificato il danno morale in caso di morte di un animale domestico?

La quantificazione del danno morale avviene secondo equità, ai sensi dell’articolo 1226 del Codice Civile, tenendo conto di diversi fattori, come l’intensità della sofferenza patita, la durata del legame affettivo con l’animale, l’età dell’animale al momento della morte, e altri elementi specifici del caso. “Equità” significa che il giudice valuta il danno tenendo conto del caso concreto e di quanto gli appare giusto.

Quali sono gli elementi che il giudice considera per valutare il danno morale?

Il giudice valuta diversi elementi, tra cui:

  • l’esistenza di un forte legame affettivo tra il padrone e l’animale, dimostrato attraverso foto, video, testimonianze;
  • la sofferenza patita dal padrone a seguito della perdita dell’animale;
  • l’età dell’animale al momento della morte;
  • le circostanze della morte dell’animale (ad esempio, se è stata causata da negligenza o imperizia di terzi).

Cosa è successo nel caso specifico del Tribunale di Prato?

Il Tribunale di Prato ha condannato il gestore di una pensione per animali a risarcire una famiglia per la morte della loro cagnolina Samoiedo, Adel. La cagnolina era stata affidata alla pensione durante le vacanze estive, ma a seguito di un malore non era stata curata adeguatamente, causando il suo decesso. Il Tribunale ha riconosciuto il danno patrimoniale (il valore del cane, le spese veterinarie, ecc.) e il danno morale subito dai padroni, liquidando una somma complessiva di 26 mila euro.

Cosa significa che la prova del danno morale può essere fornita per “presunzioni”?

La parola “presunzioni” potrebbe essere tradotta, nel gergo comune, con il termine “indizi”. Dimostrare un danno tramite presunzioni significa che la prova non deve necessariamente essere diretta (ad esempio, attraverso una perizia psichiatrica), ma può essere desunta da elementi indiretti, che descrivono altre circostanze da cui poi si può desumere il fatto principale. Nel caso di specie, come detto sopra, gli elementi indiziari forniti dalla parte danneggiata sono consistiti in foto che ritraevano la famiglia insieme al cane, testimonianze di amici e parenti che avevano confermato il forte legame affettivo. Insomma ci vogliono più elementi che facciano presumere la sofferenza causata dalla perdita dell’animale.

Quali sono i diritti del padrone in caso di morte dell’animale domestico durante l’affidamento a terzi?

In caso di morte dell’animale domestico causato da terzi (ad esempio un investimento sulla strada da parte di un’auto) o durante l’affidamento a terzi (ad esempio, in una pensione, un Pet sitter, o durante un trasporto), il padrone ha diritto di chiedere il risarcimento sia del danno patrimoniale (il valore dell’animale, le spese veterinarie, ecc.) che del danno morale subito a causa della perdita.

Come posso tutelarmi in caso di affidamento del mio animale domestico a terzi?

È consigliabile stipulare un contratto scritto con il responsabile della struttura o con la persona a cui si affida l’animale, specificando le responsabilità di ciascuna parte, le cure da prestare all’animale, e le eventuali clausole di risarcimento in caso di danni o decesso. È inoltre opportuno raccogliere tutte le informazioni possibili sulla struttura o sulla persona a cui si affida l’animale, leggendo recensioni, chiedendo referenze, e verificando che siano rispettate le norme di legge in materia di benessere animale.

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