Natalità: per il governo “priorità nazionale”, clima trascurato ma decisivo per le famiglie

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Il cambiamento climatico sta rimodellando le decisioni di genitorialità in tutto il mondo. Molte coppie riconsiderano l’idea di avere figli a causa delle preoccupazioni per il futuro ecologico del pianeta. L’aumento dei costi della vita, spesso esacerbato dagli eventi climatici estremi, rende difficile immaginare un futuro sereno e prospero per i propri figli. La stabilità economica minacciata anche da condizioni climatiche ostili, diventa così un fattore cruciale nella decisione di molte famiglie. In alcuni paesi, tra cui l’Italia, il calo demografico viene considerata una priorità da affrontare con politiche pro-natalità, sussidi per l’infanzia e incentivi finanziari che però, ad oggi, non sono comunque riusciti a contrastare il trend discendente dei tassi di natalità.

L’Italia sforna bonus per incentivare la natalità ma indietreggia sulle politiche climatiche

Il governo di Giorgia Meloni ha messo al centro della sua agenda politica la crescita demografica, introducendo una serie di iniziative per incentivare le nascite. Fin dal suo insediamento, Meloni ha sottolineato l’urgenza di invertire il calo delle nascite nel paese, considerandola una “priorità nazionale”. Tra le principali misure messe in atto, spicca l’Assegno Unico Universale. Il governo ha rafforzato questa iniziativa, aumentando del 50% l’importo per il primo anno di vita del bambino e introducendo un bonus di 1.000 euro per i nati nel 2025. Le famiglie con ISEE più basso possono ricevere un supporto economico che arriva fino a 5.540 euro nel primo anno, cifra che sale a 7.000 euro dal terzo figlio. Anche il Bonus Asili Nido è stato incrementato per ridurre il costo dell’educazione prescolare, facilitando l’accesso agli asili nido. Al fine di migliorare l’equilibrio tra lavoro e famiglia, è stato introdotto un ulteriore mese di congedo parentale retribuito all’80% per i genitori con figli fino a sei anni. Il governo ha inoltre previsto agevolazioni contributive per le madri lavoratrici con contratti a tempo indeterminato e almeno due figli. Nonostante questi provvedimenti, i dati demografici mostrano un trend negativo. Nel 2023, il numero di nascite in Italia è sceso a 379.000, con un tasso di natalità del 6,4 per mille, rappresentando una diminuzione di 14.000 nascite rispetto al 2022. Questo scenario continua a destare preoccupazione tra gli esperti demografici.

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Per affrontare queste sfide, il governo ha istituito la Commissione per la Transizione Demografica, incaricata di elaborare soluzioni strutturali per contrastare il calo delle nascite, mentre approccio decisamente differente è quello che il governo sta utilizzando per contrastare il Cambiamento Climatico.

Il governo di Giorgia Meloni ha fatto notizia per il suo approccio definito “pragmatico” e “non ideologico” alle politiche climatiche. Alla COP29 di Baku, la Presidente del Consiglio ha enfatizzato la necessità di bilanciare la sostenibilità ambientale con lo sviluppo economico. Tuttavia, questo equilibrio viene criticato, poiché alcune decisioni sembrano rallentare la transizione ecologica. Un esempio rilevante è il rinvio al 2029 della chiusura delle centrali a carbone, una mossa criticata per il suo impatto sulle emissioni di gas serra. La posizione dell’Italia nell’Indice di Performance sul Cambiamento Climatico è scivolata al 43º posto, una caduta di 15 posizioni. Questo declino evidenzia una riduzione insufficiente delle emissioni e una politica climatica nazionale vista come inadeguata. Il governo Meloni ha inoltre espresso scetticismo verso alcune iniziative ambientali dell’Unione Europea. Ad esempio, Giorgia Meloni ha definito “autolesionista” il divieto dell’UE di vendere auto a combustibili fossili dal 2035, sottolineando i potenziali danni all’industria automobilistica senza benefici ambientali chiari. Nonostante l’annuncio di 1,4 miliardi di dollari in investimenti per strategie di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, il governo Meloni è stato criticato per la percepita mancanza di impegno verso le energie rinnovabili.

Cambiamento climatico: gli effetti diretti sulla natalità 

Oltre alle preoccupazioni legate all’incertezza che un futuro con un clima ostile può generare, ci sono anche dei rischi sanitari legati al cambiamento climatico, come ad esempio le ondate di calore estreme, che richiedono un approccio multidisciplinare. L’aumento delle temperature globali infatti ha effetti diretti anche sulla natalità. Le ondate di calore, ad esempio, sono state collegate a un aumento dei parti prematuri e del basso peso alla nascita. Questo solleva questioni etiche su come proteggere la salute delle madri e dei neonati in un mondo in rapido riscaldamento.

C’è da dire che la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto misure per favorire la transizione ecologica come gli incentivi fiscali per aziende che investono in tecnologie verdi e supporto alle famiglie che adottano pratiche sostenibili. Le politiche economiche possono contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico, ma è necessario che alle linee guida seguano provvedimenti concreti sia in termini di adattamento che di mitigazione. In un futuro incerto quindi, è essenziale che anche l’etica guidi le nostre decisioni perché è solo con un approccio olistico che possiamo costruire un mondo più giusto per tutte le generazioni future.



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