Lo stop alla Diga Trinità ha gettato nel panico l’intero settore agricolo di una parte della Provincia trapanese, principalmente le aree che da Castelvetrano e parte del Belice, passano per Campobello, Mazara del Vallo fino a Petrosino e Marsala. Dopo l’appello di sindaci e sindacati, mentre Schifani controlla e chiede di monitorare i livelli dell’invaso, in un incontro a Roma con la coordinatrice della Struttura tecnica di missione del Mit Elisabetta Pellegrini e il direttore generale per le Dighe Angelica Catalano, è stato delineato il percorso amministrativo che la Regione seguirà di concerto con il Ministero per superare le criticità attuali a tutela delle produzioni del territorio e per programmare successivi interventi per la normale funzionalità dell’invaso. Con immediatezza, la Regione procederà a dare incarico a un consulente specializzato per un approfondimento sulle condizioni strutturali del corpo diga e dell’invaso nel suo complesso, nonché per una rivalutazione delle verifiche statiche e sismiche atte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura con il minimo quantitativo di acqua senza rischio per la popolazione e, infine, per individuare gli interventi più urgenti da attuare. Questa fase dovrebbe essere completata entro un mese. Un secondo step, con tempi e risorse finanziarie maggiori, riguarderà il progetto complessivo di messa in sicurezza totale della diga.
Ma non c’è tempo da perdere e per il vero i Guardiani del Territorio lo dicono da diverso tempo. L’Associazione che riunisce diversi agricoltori trapanesi, terrà un incontro dal tema “La Diga Trinità: attuale situazione e soluzioni per risolvere definitivamente la questione”, domani, venerdì 31 gennaio 2025, alle ore 20, presso il Centro Polivalente Comunale di Petrosino. L’incontro affronterà il futuro della Diga Trinità e del comprensorio irriguo, un tema cruciale per l’agricoltura e l’economia del territorio. Verranno analizzate le problematiche che minacciano la struttura e saranno illustrate le proposte operative per mettere in sicurezza l’invaso e rilanciare il comparto agricolo locale.
“Decenni di mancata programmazione, di approssimazione e di manutenzioni mai effettuati, certificano il fallimento della politica regionale siciliana. Una situazione che lo stesso Governo regionale ha definito imbarazzante. La Diga Trinità, dopo 70 anni di operatività, è giunta a fine vita e ancora sentiamo parlare di altri 15 giorni necessari per una ulteriore consulenza, quando è ormai chiaro che il 2025, a causa della mancanza d’acqua sarà un altro anno di crisi nera per gli agricoltori belicini“, ha detto la deputata regionale trapanese, Cristina Ciminnisi, a margine dei lavori della III Commissione Attività Produttive, convocata congiuntamente con la IV Commissione Territorio e Ambiente, per discutere dei “provvedimenti urgenti per la messa fuori esercizio della Diga Trinità”.
“Nonostante i proclami del Ministro Salvini – dice ancora Ciminnisi – da Roma non giunge alcuna conferma o smentita del ventilato commissariamento e si procede a parole discutendo di ipotetici provvedimenti tampone per rendere operativo l’invaso, dei quali però non si conoscono ancora importi e tempi di esecuzione. La situazione appare disperata, garantire la quota idrica a 61,90 m. slm quando si registra un interramento del bacino già a 57 m. slm significa non riuscire ad assicurare i 6 milioni di mc d’acqua necessari per la prossima campagna irrigua del comprensorio. Appare quasi impraticabile l’ipotesi di interconnessioni con altri bacini idrici (il più vicino è la diga Garcia), perché per operare in questa direzione ci vogliono anni.Intanto le paratie della diga Trinità sono ancora aperte e l’acqua che viene sversata dall’invaso si perde in mare, né si sa come accantonarla”. “Il presente – conclude Ciminnisi – certifica che la Diga Trinità ha concluso il suo ciclo operativo. Chi ha governato in passato, e governa oggi, ha piena responsabilità e dovrebbe chiedere scusa agli agricoltori del comprensorio. Si prenda atto di ciò e si diano risposte chiare. Nell’immediato: da dove prendere l’acqua per la campagna irrigua imminente. Per il futuro: come si pensa di intervenire per assicurare la risorsa idrica necessaria per tenere in piedi l’economia delle campagne del Belìce. Delle opere faraoniche, ponte e inceneritori, la Sicilia non sa che farsene. Meglio sarebbe stato assicurare l’ordinario, giorno dopo giorno. Non saremmo arrivati a questo punto “di non ritorno”.
Sulla vicenda, interviene anche il deputato regionale trapanese Dario Safina, dopo l’audizione in Terza Commissione Attività produttive con tutte le parti in causa: “Abbiamo chiesto più volte quali alternative esistano per garantire l’approvvigionamento idrico agli agricoltori del Trapanese e oggi ci viene detto che servono altri 15 giorni per valutarle. Il tempo stringe: la stagione irrigua è alle porte e migliaia di ettari di colture di pregio, come vigneti e uliveti, rischiano di rimanere a secco. Mi auguro che questo ulteriore approfondimento tecnico porti a soluzioni concrete, perché il comparto agricolo non può permettersi altre incertezze”. L’infrastruttura in condizioni normali ha una capacità di invaso di circa 24 milioni di metri cubi d’acqua, ma oggi è stata ridotta a livelli minimi a causa delle gravi carenze strutturali e di sicurezza sismica riscontrate dal Ministero delle Infrastrutture. “Attualmente, il volume d’acqua disponibile è stato abbassato sotto i 3 milioni di metri cubi, rendendo di fatto impossibile l’utilizzo per l’irrigazione. Questa drastica riduzione è stata imposta per motivi di sicurezza, ma l’assenza di un piano alternativo sta mettendo in ginocchio l’agricoltura locale”.
Il deputato del PD richiama l’attenzione delle istituzioni regionali e nazionali: “Negli ultimi anni la manutenzione della diga è stata trascurata, fino ad arrivare alla chiusura. Ora servirebbe un’accelerazione delle procedure, magari attraverso il commissariamento dell’infrastruttura, per ridurre i tempi di intervento e dare risposte immediate agli agricoltori. Il rischio è che, senza un coordinamento efficace tra Ministero, Regione e Consorzio di Bonifica, si arrivi a primavera senza una soluzione praticabile”. Safina propone anche alternative tecniche per tamponare l’emergenza: “Si potrebbe recuperare l’acqua attualmente sversata nel fiume e in mare, valutando l’installazione di sistemi di pompaggio e canalizzazione temporanei. Inoltre, la realizzazione di laghetti collinari potrebbe rappresentare una risorsa strategica per il futuro, consentendo l’accumulo di riserve idriche nei periodi di maggiore disponibilità”. Infine, l’esponente dem avverte: “Se tra 15 giorni ci verrà detto che servono ulteriori valutazioni, sarà chiaro che si sta solo prendendo tempo. Io continuerò a insistere affinché si agisca subito: gli agricoltori del Trapanese hanno bisogno di certezze e non possono più aspettare”.
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