approfittiamo del Ccnl 2022-24 sul quale a breve inizierà il confronto

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Il 2025 porterà una novità importante per una parte dei dipendenti pubblici: la settimana corta, con i giorni lavorativi che potranno essere ridotti a quattro a settimana. A prevederlo è il nuovo contratto collettivo nazionale delle Funzioni Centrali, che produrrà aumenti medi lordi di 165 euro e sul fronte dell’organizzazione del lavoro permetterà di introdurre maggiore flessibilità di ore lavorative: un passo in avanti importante e inaspettato fino a pochissimi anni fa, soprattutto prima della pandemia da Covid, che si realizzerà “in via sperimentale e volontaria mantenendo le 36 ore settimanali”.

Inoltre, “sulla settimana corta, il 28 ottobre scorso, la discussione è arrivata anche in Aula alla Camera, ma si prolungherà fino a gennaio. La proposta delle opposizioni (Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra e Movimento 5 Stelle) suggerisce una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nelle aziende. L’emendamento oppressivo della maggioranza, in particolare Fratelli d’Italia e Forza Italia, non è stato votato”. Intanto, però, è passato per alcuni ministeriali e in via sperimentale, il modello di orario lavorativo in presenza spalmato su quattro giorni, quindi con tre giornate a settimana durante le quali lavoratore rimarrà a casa. Inoltre, si estende “la possibilità di lavorare in smart working”, in particolare “per i lavoratori con particolari esigenze di salute o che assistono familiari con disabilità”. Il Ccnl delle Funzioni Centrali prevede poi l’erogazione del buono pasto per la giornata in lavoro agile svolta con le stesse ore previste in presenza, perché, riporta sempre il contratto sottoscritto, le ore “in modalità agile sono pari alle ore di lavoro ordinarie che il dipendente avrebbe svolto per la medesima giornata se avesse reso la prestazione in presenza”.

Ma si tratta di un modello esportabile al personale degli istituti scolastici pubblici? Alla domanda risponde Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Nelle scuole spesso i docenti lavorano già cinque giorni a settimana, ma non quattro, nei casi in cui le lezioni si sviluppino dal lunedì al venerdì. Dove, invece, questo non avvien, la riduzione va deliberata dagli organi preposti. Certamente, lo smart working non è invece plausibile per chi insegna. Un discorso a parte merita il personale ATA, che per motivi personali o organizzativi della scuola ha maggiori possibilità di spalmare le 36 ore settimanali anche su meno giorni di lavoro e pure lavorando in remoto dalle mura domestiche”.

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“Di sicuro – sottolinea Pacifico – sarebbe opportuno modificare il CCNL, approfittando del prossimo rinnovo del periodo 2022-2024 per tutto il personale del comparto istruzione e ricerca: sarebbe quindi utile autorizzare pure i buoni pasto (fruibili in presenza e adesso anche in smart working nel resto della pubblica amministrazione) e colmare le differenze retributive che negli ultimi dieci anni sono stati inesistenti perché i pochi aumenti sono stati inghiottiti dall’inflazione, tanto che ci ritroviamo oggi con 6 mila euro in media annui in meno rispetto alla media degli stipendi assegnati al personale dei Ministeri”, conclude il presidente Anief.

PER APPROFONDIMENTI:

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