Bondone, più 187 ettari per lo sci, il Comune: «Nessuna nuova pista»

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Bacino artificiale, Prg, funivia: su infrastrutture e impianti sciistici del monte Bondone ambientalisti e Comune di Trento non la pensano allo stesso modo. Dopo l’annuncio da parte dei primi della manifestazione prevista il prossimo 9 febbraio, a spiegare le ragioni della mobilitazione a nome delle 24 sigle che vi prenderanno parte è stato Stefano Musaico, dell’associazione Extinction Rebellion. «Abbiamo aderito a una manifestazione nazionale contro la logica di sfruttamento del territorio – spiega –. Uno sfruttamento legato in gran parte all’industria del turismo, di cui mi preme sottolineare nessuno di noi nega l’importanza dal punto di vista economico. Riteniamo però sia necessario valutare gli impatti negativi che ha sia sul territorio che a livello sociale: si tratta di un settore che genera benefici per pochi e conseguenze negative per molti, dall’aumento dei prezzi delle case alla produzione dei rifiuti. Quindi abbiamo deciso di intervenire: a livello locale, abbiamo voluto puntare i riflettori sul Bondone, dove è in corso l’ennesimo attacco ingiustificato all’ambiente».

Aumentano le aree sciabili
Il tema più caldo è quello legato alla variante tecnica del Prg, il Piano regolatore generale del Comune, che secondo le sigle potrebbe dare il via libera a un notevole aumento delle aree sciabili sul Bondone (si parla di passare dai 96,1 ettari attuali a 283,1). «La variante prevede un adeguamento del Prg al Pup, il Piano urbanistico provinciale – spiega Musaico –. Questo documento disegna in maniera molto approssimativa quelle che sono le aree sciabili del Bondone. Ma il problema più grande non è legato tanto alle nuove piste da sci, quanto alle opere connesse. Il Pup permette un allargamento del volume attuale a tutti gli edifici esistenti all’interno di queste aree che siano inerenti alla disciplina sciistica. L’elenco è lunghissimo: si parla di parcheggi, impianti energetici, locali noleggi, biglietterie, scuole di sci, bar e molti altri». «La variante tecnica ha tra i suoi obiettivi l’adeguamento del Prg al Pup – spiega dal canto suo l’amministrazione comunale di Trento –. Avendo questo documento valenza di Piano territoriale della Comunità (Ptc), il Prg ha dovuto allineare la definizione del concetto di “aree sciabili” a quella dettata dal piano provinciale. Nel vecchio Prg la definizione di “aree sciabili” corrispondeva alle piste da sci vere e proprie, mentre per il Pup comprende un perimetro più esteso, che include il sistema “piste e impianti”, vale a dire le aree strettamente funzionali alle attività invernali. Tuttavia, all’interno dell’area sciabile mutuata dal Pup si mantiene la destinazione urbanistica prevista dal Prg. Dunque le aree destinate a bosco o a pascolo, a infrastrutture, viabilità o insediamenti sono sempre disciplinate dalle disposizioni della zona in cui ricadono. Non è corretto affermare che ci sia stato un incremento delle aree sciabili del Bondone, perché le vecchie piste da sci e le attuali aree sciabili mutuate dal Pup sono due concetti del tutto differenti tra loro». Allo stesso tempo, non esisterebbe per il Comune il rischio sottolineato da Musaico riguardo all’espansione delle opere connesse agli impianti: «L’adeguamento al Pup è solo dal punto di vista cartografico, ed era già in discussione dalla precedente consiliatura – afferma l’assessora comunale all’urbanistica Monica Baggia –. Di fatto non cambia nulla, non c’è alcun ampliamento delle possibilità di realizzare interventi. La variante si limita a confermare quelli ammessi dalle norme provinciali, e quindi rimangono escluse come in passato attrezzature specifiche come chioschi, ski bar, nuovi locali per ristorazione o ricettivi, manufatti destinati a scuole di sci, promozione turistica: tutti interventi per i quali rimane la necessità di ricorrere a procedura di deroga urbanistica».
Una risposta che non convince però Musaico secondo cui «il Comune avrebbe avuto la possibilità di legiferare sulla questione. La nostra domanda, quindi, è perché rinunciare a questa possibilità e adeguarsi senza modifiche al documento dell’ente provinciale, che in più di un’occasione ha dimostrato scarsa sensibilità verso i temi ambientali come visto con la ciclovia del Garda».

Battaglia anche sulla funivia
Continua a dividere anche il tema della funivia. Musaico e le associazioni ribadiscono la loro opinione secondo cui l’opera comporta una grande spesa economica senza alcuna garanzia di risultato. Dall’altra parte, l’amministrazione ritiene che questo investimento sia fatto proprio nell’ottica di un turismo più sostenibile per il territorio. «Il nuovo modo di avvicinarsi al monte Bondone consentirà a residenti e turisti di frequentare più spesso la montagna – spiegano dal Comune –. Questa connessione renderà possibile anche l’aumento della residenza sul monte Bondone e dunque un presidio tale da rendere la montagna non più solo un luogo per visite mordi e fuggi, ma una località dotata di servizi che potrà riqualificare il proprio patrimonio edilizio».

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Una nuova prospettiva
Quello che le sigle ambientaliste chiedono più in generale è però soprattutto un cambiamento culturale: «Serve una visione a medio lungo termine, non orientata al guadagno immediato – dichiara Musaico –. La crisi climatica ci costringe a un cambiamento, ma mentre alcuni luoghi si stanno preparando, il Trentino-Alto Adige rischia di rimanere indietro e subire conseguenze devastanti. Solo pochi giorni fa abbiamo assistito ai diluvi in quota con fiumi d’acqua che si sono riversati sulle piste del Bondone. La soluzione a tutto questo non sono i bacini artificiali: serve un turismo diversificato e consapevole. Servono percorsi di formazione e di conoscenza, incontri di sensibilizzazione per chi viene a visitare il Trentino. Una strategia che va promossa accuratamente anche a livello di marketing».



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