Il trattorista toscano spiega i perché della protesta degli agricoltori: «Stavolta non ci fermiamo, ci dispiace per gli automobilisti»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


«Non ci fermeremo fino a quando non incontreremo il ministro dell’agricoltura. E non avremo risposte concrete. Non le solite promesse. Questa volta siamo davvero arrabbiati». Luca Giacomelli, 36 anni, originario di Orbetello, professione agricoltore nei suoi campi si dedica all’ortofrutta. I prodotti che coltiva li vende ai negozianti e questo gli permette di avere ricavi abbastanza buoni. Sa però che non per tutti è così e allora è fra i portavoce della lotta che gli agricoltori hanno messo in piedi da giorni con un presidio fisso a Capalbio, lungo la statale Aurelia a cui uniscono scorribande sulla statale per Grosseto per portare le loro istanze alla prefetta Paola Berardino. E anche ieri Giacomelli, nonostante il maltempo, era in al suo posto di combattimento.
Come nasce la vostra protesta?
«Siamo un movimento autonomo, spontaneo, apolitico di giovani agricoltori con lo scopo di dar vita a un nuovo mondo agricolo italiano. Ci riconosciamo nel lavoro, nella famiglia, nelle tradizioni, nella passione. La nostra protesta nasce perché vogliamo un’agricoltura italiana rispettata, capita e valorizzata. Chiediamo che i nostri prodotti abbiano il giusto valore e che non siano sottopagati come ormai è prassi. Non vogliamo i contributi. Vogliamo dignità».
Com’è cambiata la vita degli agricoltori negli anni?
«Non possiamo dire che 10 anni fa le cose andassero benissimo. Col passare del tempo però sono peggiorate. Abbiamo visto il nostro lavoro perdere valore. Abbiamo visto arrivare prodotti dall’estero a prezzi bassissimi. Come facciamo noi a vivere se una cipolla che viene dall’Egitto costa 36 centesimi. Come facciamo noi a farla a quel prezzo? Noi non siamo in Egitto. Abbiamo mille normative da rispettare. Con quei prezzi non copriamo nemmeno le spese di produzione».
Sono giorni che la vostra lotta è iniziata e non sembra volersi fermare. Dove siete disposti ad arrivare?
«Molti degli agricoltori che in questi giorni stanno protestando hanno lasciato le loro aziende. Si sono organizzati in turni con i loro familiari per non lasciare sguarniti gli allevamenti. Anche manifestare è un sacrificio. Il nostro lavoro non conosce stagioni. Eppure siamo qui, per lottare anche per i nostri figli. Sono andato personalmente a parlare con la prefetta quando la nostra carovana è arrivata a Grosseto. Le ho fatto presente le nostre istanze. Le ho chiesto che faccia arrivare al ministro le nostre richieste. Le abbiamo dato pochi giorni per darci delle risposte. Questa volta siamo arrabbiati e le nostre proteste saranno sempre più forti. Ci faremo sentire»
La vostra protesta lungo la statale Aurelia ha creato lunghe file. Avete rallentato il traffico causando disagi.
«Ci scusiamo con gli automobilisti ma ci siamo resi conto che la maggior parte è dalla nostra parte e ci sostiene. È d’accordo con noi. Ci dispiace per i disagi ma se non otterremo quello che vogliamo le nostre proteste saranno sempre più dure. Nessuno di noi vuole lo scontro con le forze dell’ordine, sia chiaro, però vogliamo difendere il nostro lavoro. Io non avrò nemmeno una pensione che mi permetterà di sopravvivere con dignità. Mi dovrò appoggiare ai miei figli nella speranza che loro possano aiutarmi quando sarò vecchio».
Come sono i vostri rapporti con le associazioni di categoria?
«Da un’associazione aspettiamo ancora una risposta. Si sono fatti negare. Con altre ho discusso. Il nostro mondo non si vuole sostituire alle associazioni di categoria, le vogliamo stimolare. Alcune di loro tutelano sempre i gruppi di investimento stranieri. L’agricoltura dei piccolo coltivatori diretti rischia di scomparire a causa dei corpi intermedi che negli ultimi 30 anni si sono dimenticati della nostra esistenza, quando si trattava dei nostri diritti. I piccoli agricoltori lavorano con la tecnologia degli anni ’50 – ’70 e con macchinari legati col fil di ferro. L’Unione europea spende il 23%del proprio budget per gli agricoltori ma di quei soldi ben pochi arrivano ai piccoli coltivatori diretti. Numeri alla mano, il Governo, le associazioni di categoria ci dimostrino che il reddito delle imprese agricole è aumentato»
Ci ricorda le vostre richieste?

«Chiediamo equità nei prezzi riconosciuti ai nostri prodotti agricoli. Nonostante ci vengano pagati pochi centesimi al chilo, solo con i passaggi commerciali subiscono rincari anche oltre il 400 per cento. I passaggi di filiera si sono rivelati terreno fertile per la speculazione, invece che una valorizzazione. Il Governo non ci tutela, nonostante le norme, dalla concorrenza sleale. Il decreto in materia di concorrenza va potenziato Non vogliamo che i nostri prodotti siano equiparati a quelli esteri facendo finta che sul prodotto estero non venga usato un fitosanitario vietato in Italia. Noi vogliamo solo lavorare e vivere. Con dignità». 



Source link

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link