Inizia l’era Curcio alla Procura di Catanzaro: «Raccolgo la sfida ma serve una rivolta delle coscienze»

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Per il magistrato oggi è «il giorno del ringraziamento». Ha sottolineato il rapporto che lo lega a Nicola Gratteri ed evidenziato che la sua azione proseguirà nel suo solco: «Continuità e coesione» 

«Continuità e coesione». Sono queste le due parole pronunciate dal nuovo procuratore della Repubblica di Catanzaro, architrave della nuova era Curcio. Il magistrato si è insediato questa mattina nelle funzioni.

Un primo pensiero rivolto agli uffici di Lamezia Terme che lascia dopo otto anni: «Siamo riusciti a realizzare un ufficio aperto alla città, aperto all’ascolto della gente». Poi ha voluto sottolineare il rapporto che lo lega a Nicola Gratteri, di cui prende il posto alla guida della Dda: «A lui mi lega la capacità di ascolto – ha evidenziato –. Saper ascoltare significa anche sapersi  mettere in discussione. Rientro in un palazzo di giustizia dove ho trascorso 28 anni della mia vita. Oggi è il giorno del ringraziamento – ha continuato il neo procuratore, ringraziando i suoi genitori – . Mio padre non c’è più oggi sarebbe stato felicissimo» – la scuola salesiana, alla città di Soverato – «un vecchio adagio africano dice che per educare bene un cittadino ci voglia un intero villaggio».

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Quindi il manifesto della sua azione: «Operiamo in un territorio difficile in cui la credibilità delle istituzioni svolge un ruolo essenziale ma la credibilità è figlia della coerenza. Non si può essere credibili se non c’è coerenza tra i principi e i valori che diciamo di perseguire e le scelte, i comportamenti personali e collettivi».

«Io raccolgo la sfida ma vorrei che fosse chiaro che l’azione repressiva dello Stato non rappresenta mai la soluzione al problema della criminalità mafiosa. Ci vuole l’impegno di tutti, una rivolta delle coscienze, una vera e propria rivoluzione culturale» ha dichiarato Curcio. 

«Ognuno è chiamato a fare la sua parte»

«Le mafie e la ‘ndrangheta hanno accumulato ingentissime ricchezze ma ricordatevi che il concime migliore, nutrimento migliore per queste forme di criminalità di tipo mafioso è l’indifferenza delle persone. Il più grande regalo che abbiamo fatto come comunità calabrese alla ndrangheta è stato quello di ritenere che la lotta al sistema di contrasto al fenomeno mafioso fosse qualcosa da delegare esclusivamente alla magistratura, alle forze dell’ordine, alle istituzioni» ha proseguito nel suo intervento.
«Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte per abbattere quella che io definisco la cultura dell’oramai, l’oblio assoluto. Non c’è più tempo per il sonno delle coscienze, non c’è più spazio per la cosiddetta fuga immobile, anzi per certi aspetti da ritenere immorale nella misura in cui può essere interpretata come indice di disimpegno sociale».

«Continuità e coesione»

Cosa sarà la Procura di Catanzaro? Si domanda Salvatore Curcio: «Sarà contrassegnata dalla continuità nel lavoro che è stato svolto fino ad adesso, sarà caratterizzata dalla coesione tra i magistrati ma sarà soprattutto una Procura aperta a tutti, aperta al dialogo con la cittadinanza, aperta al contributo di ogni cittadino perché ricordiamoci che il benessere comune si ottiene principalmente con il contributo di molti ma l’inclusione di tutti».

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Infine, Curcio ha voluto inviare un messaggio ai procuratori di Catanzaro: «Mi viene in mente una esortazione che ripeteva spesso Rosario Livatino, una esortazione non solo ai magistrati, ma anche agli avvocati, ai cancellieri, agli operatori di polizia giudiziaria, a tutti coloro che approcciano al diritto: “Siate sempre operatori di giustizia e non meri operatori di diritto. Il diritto – scriveva Livatino – non può essere ridotto alla mera contingenza politica né al puro arbitrio del giudice, né alla mera forma della legge dovendosi piuttosto imparare da parte dei giuristi il difficile compito di vedere il diritto oltre le norme, la giustizia oltre l’ordinamento, la carità oltre la giustizia”.

Un saggio procuratore mi ripeteva spesso – ha aggiunto poi Curcio – quando mi lamentavo per mancanza di risorse, mi diceva “Tutti siamo necessari, nessuno è indispensabile”. Ecco gli uffici virtuosi allora sono quelli che viaggiano sempre e comunque, con il contributo di molti e l’inclusione di tutti. Ai miei nuovi colleghi dico alimentate sempre il vostro spirito di appartenenza, vivete appieno la vostra esperienza professionale. Sono questi i momenti che vi accompagneranno nel corso degli anni e ricorderete di più. Forza e coraggio, non abbassate mai la guardia e l’impegno, la dedizione e la qualità del lavoro. Ai miei collaboratori di Lamezia dicevo sempre: “Ricordate che il vino si fa con l’uva, non cercate mai scorciatoie nelle indagini, siate sempre scrupolosi come lo siete, umani ma determinati”. Sappiate ascoltare specialmente la voce dei più vulnerabili e non dimentichiamoci mai che esercitiamo una pubblica funzione al servizio del popolo».



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