Roccaraso in particolare ma anche tutto l’Alto Sangro si blinda. Dopo l’assalto di domenica scorsa, con 20mila sciatori sulle piste e altri 10-12mila visitatori approdati in paese su 160 pullman giunti dalla Campania (trascinati dai social), da questo Comune e da altri quattro dell’Aquilano (Castel di Sangro, Pescocostanzo, Rivisondoli e Rocca Pia) sono partite ordinanze che limitano, fino al prossimo 2 marzo, l’arrivo di bus turistici. Ora si va a targhe alterne e con prenotazione obbligatoria. Eppure il tam tam dei social minaccia di riprodurre oggi lo stesso caos. «Non c’è tiktoker o Instagram che regga – tuonano in paese – adesso bisogna rispettare i provvedimenti, per la sicurezza e per questioni igienico-sanitarie».
«Dopo l’inattesa invasione – spiega il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato – abbiamo contingentato gli arrivi dei pullman: ne possiamo accogliere massimo cento. Gli altri saranno rimandati indietro. È stato necessario regolamentare e dare i dovuti servizi a coloro che vengono nel nostro territorio. Non stiamo respingendo nessuno, sono tutti i benvenuti ma con ordine, altrimenti si creano gli ingorghi inenarrabili, come quelli mostrati nei video che in questi giorni hanno fatto il giro del web». Un week end nero per alcuni: «Scene apocalittiche: bambini e persone, a migliaia, a camminare sulla statale 17, con un vento gelido a 60 chilometri orari, impotenti… Gente seduta sul ciglio della strada e sulla neve, per ore, aspettando di essere prelevata…»: questi sono i racconti.
Per il centro montano, meno di 1.500 residenti, una fama inattesa. E forse anche indesiderata, dato che registra il tutto esaurito fino al mese prossimo. Un’esplosione di visitatori che ha portato un fiume di denaro, per cui sono scattati anche controlli riguardo a incassi in nero e giri di banconote false. «Se questo weekend si ripresenteranno situazioni come quelle della passata settimana, con strade paralizzate, traffico impazzito, impianti sovraffollati e spazzatura ovunque, siamo pronti a denunciare enti e istituzionali locali – tuona Carlo Rienzi, presidente del Codacons – per i danni arrecati ai residenti e al territorio, che andrebbe protetto con misure più incisive».
«Molte stazioni sciistiche sono fuori uso, sia in Abruzzo che in Molise, in particolare nel Matese, altre funzionano a singhiozzo, perché non c’è neve e perché le temperature sono troppo alte (vedi Campo Felice) e allora vengono presi d’assalto i pochi impianti funzionanti – riflette Enrico Perilli, responsabile regionale Ambiente di Sinistra Italiana – . Così Roccaraso, con 130 chilometri di piste, diventa un forte attrattore per Sud e Centro Italia e vi si riversano in massa, a causa anche dei social media. Essi, infatti, hanno un ruolo chiave nel promuovere destinazioni, amplificando il numero di presenze, soprattutto mordi e fuggi, e contribuendo all’overtourism. Le infrastrutture presenti spesso non riescono a reggere il carico aggiuntivo, portando ingorghi stradali, sovraffollamento e degrado».
«È stato dimostrato come l’overtourism nelle zone di montagna – afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) con il presidente Alessandro Miani – provochi una pericolosa erosione del suolo, aumenti in modo esponenziale i consumi di risorse naturali, come acqua ed energia, e incrementi l’emissione di sostanze inquinanti nell’aria. Basti pensare alle migliaia di vetture private e pullman che si concentrano in un’area limitata come quella di Roccaraso, con l’immissione in atmosfera di quantità enormi di PM2.5, PM10, anidride carbonica, ossidi di azoto e altre sostanze tossico-nocive. A tutto ciò si aggiungono le tonnellate di rifiuti abbandonate sulla neve dai mozziconi di sigarette alla plastica».
«Non c’è – riprende Perilli – una politica di gestione del settore: l’importante è ammucchiare gente. E progetti. I cambiamenti climatici hanno ridotto e, in taluni luoghi, cancellato le precipitazioni nevose, nonostante ciò si continua a finanziare investimenti faraonici e inutili, anacronistici. Un caso? Per il Gran Sasso esiste un piano, del 2002, del Comune dell’Aquila, verso la Fossa Paganica, che prevede nuove seggiovie e nuovi impianti». «In un comprensorio – evidenzia Silvia Tauro, di Legambiente Abruzzo – dove già insistono i ruderi di 4 skilift dismessi, della vetta di Montecristo, e di un complesso alberghiero fatiscente e pericolante, che durante la stagione estiva funge da riparo per gli animali al pascolo. E non vogliamo ricordare località Marsia di Tagliacozzo, alle pendici del Monte Midia (1.737 metri)? Era luogo di villeggiatura in cui praticare sport invernali, in particolare sci di fondo e alpino. Nel tempo ha perso l’iniziale spinta propulsiva e le numerose abitazioni sono oggi in parte abbandonate così come gli impianti sciistici di risalita, chiusi».
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