anche per questo la gente non vota più

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Le involuzioni belliciste del Pd che sottoscrive la linea di politica estera del governo. A cosa sono dovute? E poi proprio adesso che persino Trump…

Per quanto sia sbagliato quanto ti torna comodo lo ritieni giusto.
(P. Siro)

“I democratici italiani confermano il pieno appoggio alle sue comunicazioni”: così Graziano Delrio, esponente d’alto rango del Pd, si è espresso lo scorso 21 gennaio, al Senato, sulle comunicazioni del ministro della Difesa Crosetto relative all’ennesimo invio di armi all’Ucraina da parte dell’Italia. E ha aggiunto che si trattava di “un appoggio serio”, perché Crosetto aveva detto “parole serie”.

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Uno legge il resoconto della seduta del Senato, e si stropiccia gli occhi. Un esponente della maggioranza di destra non avrebbe potuto andare in modo migliore a rimorchio del governo. Non pago della succubanza, Delrio si è ingineprato, con civettuolo autolesionismo, nel rivendicare una sorta di primogenitura del Pd nell’italico bellicismo. Vale la pena ascoltarlo direttamente: “Siamo molto in sintonia sulla politica estera; anzi, più che noi d’accordo con voi, direi che finalmente siete voi d’accordo con noi, perché questa politica estera è stata decisa quando c’era un governo in cui era presente il Pd. Ricordo per esempio un po’ di polemiche della presidente Meloni nel 2016, quando il governo Renzi decise di dare un contributo al potenziamento del contingente Nato in Lettonia. Questo per dire che adesso facciamo finalmente le stesse analisi, e questo è uno dei motivi per cui siamo qui oggi a dire che non abbiamo dubbi nel continuare nel sostegno all’Ucraina” (corsivi miei).

Ci sarebbe di che divertirsi a mettere in rilievo la “coerenza” di Delrio. Il quale, stesosi come un tappeto sotto i piedi del governo, a un certo punto ha come un attimo di resipiscenza, e precisa nel suo intervento: “I nostri interessi europei sono stati largamente compromessi da questa guerra e più questa guerra continuerà, più noi avremo problemi e più saremo deboli”. Eh!? E allora mandiamo più armi per continuare ad avere “più problemi” e ad essere “più deboli”?! Nel 2022 Delrio si distinse dalle posizioni oltranziste assunte dal Pd e dal governo Draghi, giungendo ad affermare: “Le parole spese da chi pensa che la pace consista nel piegare Putin, capo di una potenza nucleare, mostrano una grande irresponsabilità”. Una evidente involuzione, quella del Nostro: da moderato esponente ex democristiano militante nella Margherita, al ruolo di pasdaran bellicista di oggi.

La vicenda di Delrio sarebbe trascurabile, se si trattasse di un caso personale. Essa, invece, è emblematica dell’atteggiamento complessivo del Pd, sia in relazione alla guerra Russia-Ucraina-Usa-Nato sia rispetto alla politica estera dell’Italia e dell’Europa e alla situazione internazionale. Un partito sedicente di “sinistra”, che non mette in rilievo come l’invasione russa sia successiva alla violazione ucraina degli accordi di Minsk (il che non significa giustificare, ma spiegare per capire), non mette in discussione il ruolo aggressivo della Nato e l’ingerenza statunitense in tutte le aree calde del mondo, non si vede in che cosa si differenzi, nella sostanza, da un partito conservatore. E infatti: è “naturale” che la sua posizione coincida con quella della destra al governo.

Corre, per di più, un rischio: trovarsi eventualmente scavalcato persino da Trump. Il quale sta facendo i conti. E, probabilmente, sta scoprendo che indebolire troppo la Russia, sebbene tramite interposti morti ucraini, non è del tutto negli interessi degli Stati Uniti rispetto alla situazione caotica del mondo. Da qui il suo possibile farsi promotore di un cessate il fuoco e di una trattativa di pace con Putin a un costo “ragionevole” per l’Ucraina. Su una questione dirimente e basilare come la guerra non ci possono essere tentennamenti né, men che meno, cedimenti. Si deve fare capire chiaramente se si è a favore della pace o inclini alla vendita di armi da parte della multinazionale Leonardo S.p.A., controllata dallo Stato.

C’è un nesso tra la politica bellicista del Pd e il fatto che suoi esponenti di punta siano a capo di Fondazioni e organismi che sono diretta emanazione di Leonardo: da Luciano Violante, ex presidente della Camera, a Marco Minniti, ex ministro degli Interni, a Pier Fausto Recchia, già deputato e consigliere dell’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti? Con la politica ridotta a opportunismi intercambiabili, è vano lagnarsi per il fatto che circa la metà dei cittadini non va più a votare. E così, va da sé, non solo non si costruisce l’alternativa, ma nemmeno uno straccio di alternanza. È tanto difficile capirlo?



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