Dal 20 al 23 novembre 2024, Milano ha ospitato “Arts Plural”, la Conferenza Biennale organizzata da ELIA (European League of Institutes of the Arts)[1]. L’evento, tenutosi presso NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, ha riunito istituzioni artistiche da tutto il mondo per esplorare il ruolo dell’educazione artistica nella società contemporanea.
La conferenza ha posto l’accento sulla “intelligenza artistica”, interrogandosi su come l’educazione artistica possa contribuire alla società in modo più pluralistico e su quali strutture siano necessarie affinché l’intelligenza artistica possa affrontare le sfide planetarie, anche e soprattutto di carattere tecnologico, contribuendo allo sviluppo di una società più aperta e inclusiva.
La biennale ha esplorato dei nodi concettuali fortemente attuali, basandosi su almeno due presupposti: 1) la centralità dell’educazione artistica nel mondo contemporaneo; 2) il ruolo trasformativo dell’arte e della sua sperimentazione metodologica nell’ambito della ricerca come punto di riferimento per la formazione in senso ampio. Vediamo questi due punti più nel dettaglio.
La sfida epocale del nostro tempo
A partire dal 2020, per motivi di carattere sociale, ambientale e tecnologico, abbiamo iniziato ad attraversare un periodo di cambiamento che è ormai pacifico considerare come epocale, che evolve in modo rapidissimo. In un momento di sgretolamento di vecchi paradigmi e in attesa della costruzione di nuovi, l’arte e la sua educazione si configurano come luoghi privilegiati per sviluppare competenze trasversali, come il pensiero critico, la creatività e la capacità di navigare in contesti complessi. L’arte educa, infatti, a immaginare nuovi mondi, a interrogarsi su prospettive alternative e a costruire connessioni significative tra discipline diverse, promuovendo una visione più olistica dell’apprendimento e quindi della costruzione di prospettive.
Come sostenuto dalla European League of Institutes of the Arts (ELIA), l’educazione artistica non si limita a formare artisti, ma si propone di forgiare cittadini capaci di affrontare le sfide globali con un approccio pluralistico e inclusivo. L’educazione artistica, cioè, prepara gli studenti non solo a rispondere a domande esistenti, ma anche a formularne di nuove, in una società che richiede sempre più la capacità di adattarsi e reinventarsi.
Il ruolo trasformativo della cultura e delle arti nell’educazione globale
Secondo studi recenti[2], le discipline umanistiche e artistiche stanno riacquistando centralità perché offrono competenze che non possono essere replicate facilmente dalle macchine, come l’empatia, la narrazione e la capacità di attribuire senso a esperienze complesse.
Il contributo dell’Unesco e le metodologie di ricerca
Nel febbraio 2024, L’Unesco Framework for Culture and Arts Education[3] ha sancito un importante passo avanti nel riconoscere il ruolo trasformativo della cultura e delle arti nell’educazione globale.
Questo documento amplia la definizione di “cultura” per includere il patrimonio costruito, naturale e vivente, le espressioni culturali e le industrie culturali e creative. Sottolinea l’importanza delle tecnologie digitali nell’educazione artistica e culturale per promuovere il dialogo interculturale e la diversità linguistica.
Il Quadro evidenzia la necessità di apprendimento permanente in ambito artistico e culturale, sia in contesti formali che informali, e riconosce che l’apprendimento attraverso la diversità culturale è essenziale per superare le divisioni e promuovere la comprensione reciproca, con un’enfasi particolare sulle culture locali e indigene.
L’adozione di questo Quadro mira a rafforzare le politiche educative, promuovendo competenze che rispondano alle esigenze contemporanee e alle opportunità future, riconoscendo il ruolo cruciale dell’educazione artistica e culturale nello sviluppo sostenibile delle società
Laboratorio per l’Intelligenza Artistica
Durante la biennale questi punti hanno visto un momento di comune approfondimento nella presentazione del Laboratorio per l’Intelligenza Artistica (Laboratory for Artistic Intelligence[4]): un’iniziativa interdisciplinare che esplora l’integrazione di metodi artistici in vari ambiti della società, con l’obiettivo di promuovere l’immaginazione e l’innovazione. Fondato e diretto da Helen Yung, artista e ricercatrice canadese, il laboratorio si propone di riconoscere e valorizzare gli artisti e i designer come agenti di cambiamento, capaci di influenzare positivamente settori quali politica, ecologia, etica, tecnologia e sostenibilità.
Durante la Biennale, Helen Yung ha presentato il lavoro del Laboratorio, evidenziando come le pratiche artistiche possano contribuire a risolvere problemi globali attraverso approcci innovativi e creativi. Il Laboratorio per l’Intelligenza Artistica si dedica a integrare metodi artistici in vari ambiti della società per promuovere l’immaginazione e l’innovazione; si concentra su progetti che combinano arte, tecnologia e ricerca, creando piattaforme per la collaborazione tra artisti, scienziati e comunità locali. Attraverso workshop, installazioni e interventi pubblici, mira a stimolare il pensiero critico e a sviluppare soluzioni creative per le sfide contemporanee.
Cosa succede in Italia
Nell’ambito del panorama formativo italiano, un significativo passo avanti in questo senso, di cui si è discusso all’interno della Biennale, è senz’altro rappresentato dall’evoluzione della gestione dei Dottorati di ricerca. Essi rappresentano un ponte sempre più solido tra l’alta formazione accademica e le esigenze del mondo produttivo, con un ruolo strategico, recentemente riconosciuto anche per le istituzioni AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale). Questi dottorati, nati per integrare le eccellenze delle accademie di belle arti, dei conservatori e degli istituti musicali nella sfera della ricerca avanzata, promuovono un dialogo interdisciplinare tra arti, scienze e innovazione. Il Regolamento sui dottorati (D.M. 226/2021) e i successivi decreti attuativi del PNRR hanno incluso anche le istituzioni AFAM nei partenariati per i dottorati di interesse nazionale, incentivando la loro partecipazione a percorsi di ricerca che spaziano dal patrimonio culturale alla transizione digitale e ambientale. Attraverso la progettazione congiunta di attività di ricerca tra università, enti culturali e imprese, i dottorati AFAM rafforzano la dimensione creativa e applicativa della formazione superiore, offrendo ai ricercatori l’opportunità di sviluppare competenze trasversali e di contribuire in modo significativo alla valorizzazione del patrimonio culturale e all’innovazione tecnologica. In questo contesto, l’integrazione tra ricerca artistica e scientifica rappresenta non solo un arricchimento del tessuto accademico, ma anche un’opportunità per consolidare il ruolo delle istituzioni AFAM come motori di sviluppo economico e culturale per il Paese.
In un momento di transizione, la Biennale di ELIA mostra quindi dei punti fermi da cui ripartire e in funzione dei quali costruire un cambiamento. Questi punti fermi hanno al centro la creatività applicata all’arte e al design e hanno ai loro lati un insieme di nuove definizioni: prima fra tutte quella della ricerca. Che sta già cambiando.
Note
[1] ELIA è una rete europea fondata nel 1990 con l’obiettivo di offrire una piattaforma per lo scambio e lo sviluppo nell’istruzione artistica superiore Oggi conta oltre 280 membri in 54 paesi, e rappresenta, sicuramente, la rete europea più importante nell’ambito dell’educazione e formazione artistica https://elia-artschools.org/
[2] Rapporto del World Economic Forum, The Future of Jobs Report 2023, consultabile qui: https://www3.weforum.org/docs/WEF_Future_of_Jobs_2023.pdf ; Magni, Federico, Jiyoung Park, and Melody Manchi Chao. “Humans as Creativity Gatekeepers: Are We Biased Against AI Creativity?.” Journal of Business and Psychology (2023): 1-14
[3] https://www.unesco.org/sites/default/files/medias/fichiers/2024/02/WCCAE_UNESCO%20Framework_EN_0.pdf
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