Il Governo si appresta a varare una nuova stretta contro l’evasione delle imposte locali: nella bozza della delega alla riforma fiscale spuntano pignoramenti più rapidi su tributi come IMU e TARI, con i cittadini morosi che adesso rischieranno molto più di prima.
Si punta in particolare a un’accelerazione delle procedure esecutive e su incentivi per il pagamento volontario. La bozza del decreto sulla riforma fiscale, che conta 33 articoli ed è stata anticipata da Il Sole 24 Ore, prevede una riduzione significativa dei tempi per avviare azioni coattive contro i contribuenti morosi.
Il testo sarà discusso oggi al Ministero dell’Economia durante un incontro con gli enti territoriali, un passaggio cruciale prima dell’eventuale approvazione in Conferenza Unificata e in Consiglio dei ministri. La riforma mira a uniformare i tempi delle azioni esecutive tra chi presenta ricorso e chi non lo fa, rendendo più efficiente la riscossione delle imposte locali.
Tempi rapidi su tributi come IMU e TARI: cittadini in difficoltà a rischio pignoramenti
In particolare, il pignoramento di beni e conti correnti potrà essere avviato dopo soli 60 giorni dal mancato pagamento di tributi locali come IMU e TARI, rispetto ai 180 giorni previsti in passato. Questo drastico accorciamento dei tempi solleva diverse questioni critiche.
Da un lato, la misura intende rendere più efficiente la riscossione delle imposte, riducendo i tempi morti e permettendo agli enti locali di recuperare più rapidamente le risorse necessarie per il finanziamento dei servizi pubblici. Tuttavia, dall’altro lato, esiste il rischio concreto di colpire in modo sproporzionato quei contribuenti che, pur non essendo evasori abituali, si trovano temporaneamente in difficoltà economica.
La riduzione dei tempi potrebbe quindi trasformarsi in un’arma a doppio taglio: se da un lato mira a scoraggiare l’evasione sistematica, dall’altro potrebbe aggravare la situazione di chi già fatica a far fronte alle spese quotidiane, specialmente in un contesto economico già segnato da inflazione e aumento del costo della vita. Inoltre, l’accelerazione delle procedure esecutive potrebbe saturare il sistema amministrativo con un aumento dei procedimenti, rendendo necessario un potenziamento delle strutture preposte alla riscossione.
Un ulteriore elemento critico riguarda la possibile mancanza di flessibilità nella gestione dei casi individuali. La rigidità di una scadenza così ravvicinata potrebbe non tenere conto di situazioni particolari, come ritardi nei pagamenti dovuti a errori burocratici o a difficoltà temporanee che potrebbero essere risolte con un minimo di tolleranza. In assenza di meccanismi di salvaguardia adeguati, la misura rischia di penalizzare anche chi non ha intenzionalmente evaso le imposte.
Sanzioni ridotte per chi regolarizza spontaneamente
Nonostante l’inasprimento delle tempistiche per il recupero coattivo, il decreto introduce anche misure più leggere per i contribuenti che decidono di regolarizzare spontaneamente la propria posizione. Le sanzioni per ritardati o omessi pagamenti verranno infatti ridotte: in caso di omessa dichiarazione, la multa scenderà dal 200% al 100%, mentre per dichiarazioni infedeli le sanzioni si ridurranno dal 50-100% al 40%. Questa strategia intende favorire il ravvedimento operoso, limitando il ricorso a procedure esecutive che risultano spesso onerose per l’amministrazione.
Definizioni agevolate per gli enti locali
La bozza prevede inoltre la possibilità per Comuni e altri enti locali di introdurre definizioni agevolate, ovvero sanatorie fiscali che potranno includere l’esclusione o la riduzione di interessi e sanzioni per i contribuenti che si metteranno in regola entro termini fissati, non inferiori a 60 giorni dalla pubblicazione dell’atto sui siti istituzionali. L’articolo 2 del decreto sottolinea l’autonomia degli enti locali nel determinare le modalità di queste definizioni agevolate.
L’opinione dei sindaci
La necessità di potenziare la riscossione locale risulta ribadita dal presidente dell’Anci e sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, che ha evidenziato come l’attuale sistema non sia sufficiente a garantire i livelli di servizio offerti finora. Tuttavia, un aumento delle aliquote locali non sembra una soluzione praticabile, sia per la già elevata pressione fiscale sia per motivi politici, considerando l’obiettivo del governo centrale di ridurre le tasse. “La prospettiva di far aumentare le tasse ai Comuni mentre il Governo punta a ridurle non mi pare interessante“, ha commentato Manfredi.
Questa riforma rappresenta dunque un tentativo di bilanciare rigore e flessibilità, accelerando la riscossione dei tributi locali senza gravare eccessivamente sui contribuenti, nella speranza di migliorare l’efficienza delle finanze pubbliche locali senza ricorrere a un inasprimento fiscale.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link