Una lieta sorpresa sul podio dell’OSN Rai: Patrick Hahn

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SHOSTAKOVICH Scherzo n. 2 in mi bemolle maggiore per orchestra op. 7; Concerto n. 2 per violoncello e orchestra in sol maggiore op. 126 STRAVINSKI Petrushka violoncello Truls Mørk Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, direttore Patrick Hahn

Torino, Auditorium Rai Arturo Toscanini, 30 gennaio 2025

Il russo è idioma artistico che si parla volentieri, naturalmente, anche nelle stagioni concertistiche torinesi. E noi, per quanto possibile, cerchiamo di non perdere le varie occasioni per ascoltarlo: circostanze non di rado di indubbio rilievo, talvolta con il piacere dell’inattesa scoperta, proprio come nell’ultimo concerto tenutosi all’Auditorium Toscanini di via Rossini, in occasione del decimo appuntamento della stagione concertistica dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.

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All’incedere sul podio da parte di Patrick Hahn troviamo un pubblico particolarmente incuriosito nel figurarsi questo esile, giovane direttore austriaco alle prese con l’intemperanza della musica di Shostakovich, tanto nell’iniziale Scherzo per orchestra quanto nel Concerto per violoncello in sol maggiore (forse meno noto del Primo, in tonalità di la minore e risalente al ventennio precedente)per non dire del celebre Petrushka di Stravinski. Ma di Hahn diremo meglio poi.

Il breve, brioso e pieno di spirito Scherzo, frutto per certi versi già maturo del compositore sovietico adolescente econ cui la nostra serata debutta, funge da preludio al già evocato Concerto per violoncello, eseguito da un musicista che ricordiamo di avere già avuto occasione di ascoltare sotto la Mole svariati anni or sono: mi riferisco naturalmente al violoncellista norvegese Truls Mørk, che non immeritatamente (e lo ha dimostrato anche in questa occasione) viene considerato tra i maggiori violoncellisti della sua generazione e forse dei nostri tempi. Dal nulla, con empito venato di grande sofferenza, giunge all’orecchio del pubblico la melodia introduttiva del Concerto. Non è certo facile riuscire a mantenere l’atmosfera iniziale del tema affidato allo strumento solista senza perdere intensità, senza far sfiorire la direzione della frase e della situazione musicale più in generale. Mørk riesce bene in questo, affiancato da un’orchestra con cui mi pare sia riuscito a instaurare una certa intesa, tuttavia non pari a quella che sembra emergere con il direttore Patrick Hahn in questa composizione piena di sorprese, non estranea ad atmosfere cameristiche. Se tuttavia del violoncellista scandinavo conoscevamo già qualità e affidabilità, nulla sapevamo di questo giovane (non ha ancora compiuto trent’anni) direttore d’orchestra austriaco, che a nostro parere deve segnalarsi quale vero protagonista della serata. Quando abbiamo ritenuto di dover muovere qualche garbato appunto a una giovane bacchetta lo abbiamo fatto con convinzione (condivisibili o meno che fossero le nostre impressioni) e così seguiteremo sempre a fare; ma qui ci troviamo di fronte a un professionista che ha mostrato non solo una conoscenza ferratissima delle partiture eseguite questa sera, non solo una grande sicurezza e un’invidiabile maturità musicale; più in generale l’impressione è stata quella di trovarsi di fronte a un direttore che conosce bene il mestiere, capace di reggere il podio come un collega più anziano di trent’anni. L’agio con queste partiture è evidente, il modo con cui egli trasferisce le proprie idee ai professori dell’orchestra Rai è altrettanto rimarchevole. Non stupisce affatto, come abbiamo saputo in seguito, che parallelamente alla brillante carriera di direttore d’orchestra Hahn sia anche un apprezzato pianista jazz, e dunque che mostri attitudine e versatilità anche in altri ambiti musicali.

Dopo la consueta pausa si passa a Stravinski, anzi al giovane Stravinski parigino. L’ultima volta che abbiamo avuto occasione di ascoltare in questa sala Petrushka, tra i più celebri esiti che segnarono la collaborazione tra il compositore russo e Djagilev (il celebre fondatore della compagnia dei Balletti Russi) e della cui genesi Stravinski stesso darà conto nella sua Cronaca della mia vita, fu poco più di tre anni or sono. In quella circostanza la bacchetta venne affidata a un altro giovane musicista, il direttore d’orchestra uzbeko Aziz Shokhakimov, il quale talvolta ci parve più sorridente e di buona presenza che carismatico, con l’impressione che fosse un po’ troppo in balia della direzione intrapresa dall’orchestra. Tutt’altro può e deve dirsi dell’austriaco Hahn, di cui non si possono che confermare le impressioni, assai positive, riscontrate nella prima parte del concerto. Dal canto suo, l’orchestra Rai continua a esprimere grande qualità, frutto anche della progettualità che ha contraddistinto la sua gestione negli ultimi decenni. Certo, si potrebbe rilevare, ad esempio, come in alcuni momenti (vedi nel primo dei quattro quadri di cui si compone Petrushka) le varie sezioni della compagine non sempre siano in perfetta sintonia tra loro su un piano della compattezza del suono e della compostezza ritmica; ma nel complesso essa rivela una qualità e un’efficacia che consente oggi di accostarla a molte celebri orchestre del continente.

Marco Testa





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