Incidente aereo del Potomac: si cerchino le cause prima dei colpevoli

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Emergono nuovi dettagli sull’incidente accaduto il 29 gennaio scorso tra un jet regionaleCrj-700 in servizio con American Airlines e un elicottero dell’Esercito Sikorsky UH-60LBlack Hawk in servizio come “Pat-25”. In primis che in questa vicenda c’è già qualcosa che noi italiani dovremmo imparare: al posto di cercare subito le colpe e le responsabilità, finendo per dare il fianco alla politica e condizionare la giustizia, negli Usa si cercano prima le cause e le motivazioni che hanno portato all’incidente e, se possibile, di porvi rimedio affinché non possa più capitare. Anche se il cambio di amministrazione alla Casa Bianca e il grande impatto emozionale provocato dal tragico evento (67 vittime), sta accelerando i tempi nella commissione d’inchiesta formata dallo Ntsb (Dipartimento per la Sicurezza dei Trasporti) che mentre scriviamo ha autorizzato il recupero della fusoliera del jet dal fiume Potomac, dichiarando conclusi i rilievi preliminari. Ma si sa che gli Usa sono la “Aviation Nation” e già nella conferenza stampa di sabato primo febbraio erano state comunicate alcune novità ricavate dalla lettura del registratore dei dati di volo e da quello delle conversazioni in cabina del Crj-700. Si evince che nell’istante dell’impatto l’altimetro rilevava una quota di 325 piedi dal suolo (99 metri) e che il sistema di trasmissione e ricezione della posizione e dei traffici circostanti (Ads-B) presentava il medesimo dato presente sullo schermo del controllore, con un margine d’incertezza di 25 piedi (7,6 m).Nello stesso istante, l’elicottero era rilevato all’altezza di 200 piedi, ovvero quella massima consentita nel corridoio di spazio aereo definito “Rotta 1” e riservato a quei traffici, che però è situato sopra la riva est del fiume e non sopra l’acqua dove è avvenuta la collisione.

Anche perché i dati di prua e quota rilevati dai sistemi radar di terra sono meno affidabili di quelli provenienti dai registratori di bordo, dove si è notato che il registratore dei suoni in cabina, un secondo prima dell’urto devastante ha registrato una “reazione verbale” mentre si udiva l’allarme del sistema anticollisione “Traffic, traffic” e un breve comando a cabrare. Riguardo la situazione in torre di controllo, l’operatore addetto a decolli e atterraggi era uno soltanto, ma i presenti in quel momento erano cinque occupati in varie mansioni sulle quali si sta indagando, in particolare sul perché chi era addetto a decolli e atterraggi abbia accettato e autorizzato la separazione a vista dell’elicottero seppure non avesse chiara la sua traiettoria, o perché non abbia dato al pilota del Black Hawk un vettore (direzione)verso sinistra per allontanarlo dalla traiettoria del jet. Intanto, l’Esercito ha comunicato che il pilota in comando sull’elicottero era il Capitano Rebecca Lobach (26 anni e 450 ore di volo), con alla sua sinistra un sottufficiale esperto di trentanove anni e, dietro questi, un altro sottufficiale di 28 anni.

Per loro è da chiarire un possibile errore di regolazione degli altimetri di circa cento piedi (30 metri), impostando la pressione di 29.91 e non 29.81 come richiesto. Infine, sull’elicottero il capitano Lobach indossava i visori notturni ed è noto che in aree di intensa urbanizzazione questi creano bagliori tali da impedire, e non favorire, il riconoscimento di traffici in volo. “Gli investigatori stanno lavorando per sincronizzare i dati del registratore dei dati di volo e del registratore vocale della cabina di pilotaggio di entrambi gli aerei, anche con le comunicazioni radio attive e i dati del radar per ottenere una cronologia dettagliata”, ha affermato l’Ntsb in un aggiornamento pubblicato ieri, 3 febbraio, spiegando “il registratore dei dati di volo del Black Hawk non dispone del riferimento temporale, quindi i tecnici dovranno ricrearlo manualmente, il che richiede tempo.” Nel frattempo sia l’agenzia Ntsb, sia il Navy Supervisor of Salvage (l’ufficio che si occupa dei recuperi), hanno dispiegato sul Potomac una gru montata su chiatta per recuperare i pezzi più grandi dei relitti, mentre i sommozzatori del Fbi stanno setacciando il basso fondale del fiume alla ricerca di detriti più piccoli per poi portare tutto all’interno di uno degli hangar presenti sul Reagan National Airport. Qui, come avviene in questi casi, saranno riassemblati i relitti nel modo più completo possibile, a cominciare da quello dell’aeroplano.

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