Restituire al suolo. L’associazione per l’agricoltura organica e rigenerativa si presenta

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I dati sul suolo in Italia sono preoccupanti. Secondo l’ultimo rapporto di Re soil foundation, il 47% presenta segni di degrado, mentre l’80% dei terreni agricoli, che coprono circa il 23% del territorio nazionale, è soggetto a fenomeni erosivi. Più del 60% del carbonio organico originariamente presente è andato perduto, mentre una parte significativa dei suoli è contaminata da azoto in eccesso, salinizzazione e metalli pesanti come rame e mercurio.

Per questo oggi il suolo non può più essere ignorato. I contadini e i consumatori che se ne stanno rendendo conto sono sempre di più e sempre più forte è l’esigenza di un cambio di prospettiva che superi l’approccio estrattivo dell’agricoltura intensiva. Un equilibrio in cui dare, ricevere e restituire. Concetto che richiama il pensiero del filosofo e antropologo Marcel Mauss, espresso nel “Saggio sul dono” (1925), in cui si parla di un legame che parte dalla transazione economica per andare oltre e generare vincoli culturali e, nel caso del suolo, ambientali.

Con questa visione nel luglio 2023 è nata l’Associazione nazionale produttori per l’agricoltura organica e rigenerativa (Produttori Aor), un gruppo di aziende agricole e persone unite dall’aspirazione di “rigenerare suoli per tutelare la biodiversità e garantire cibo sano e sostenibile nel pieno rispetto della dignità di chi lo produce e di tutti gli esseri viventi”.

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L’Associazione si propone di promuovere le tecniche rigenerative, favorire lo scambio di buone pratiche e conoscenze tra aziende agricole e tecnici del settore e collaborare con le istituzioni per orientare le politiche agricole. I membri saranno tenuti a monitorare il suolo utilizzando indicatori misurabili, per valutarne fertilità, biodiversità e gestione delle risorse idriche. Tra gli aspetti distintivi figurano l’accesso a corsi di formazione, la sensibilizzazione dei consumatori sui benefici ambientali ed economici delle pratiche rigenerative e il supporto alle aziende agricole tramite consulenze specialistiche e visite tecniche.

Quella che si ottiene aderendo all’associazione non è una certificazione. L’intento è di accompagnare i produttori nel loro percorso di trasformazione, adottando un approccio inclusivo e sostenibile. A tal fine, è stato creato un protocollo che supera le tradizionali certificazioni -sempre più spesso ridotte a meri strumenti di marketing– offrendo un supporto concreto alla rigenerazione del suolo e delle comunità agricole. Un elemento fondamentale è il questionario di autovalutazione, pensato per aiutare agricoltori e allevatori a monitorare e migliorare il proprio cammino verso la rigenerazione. Il punteggio che viene attribuito si basa su cinque aree cruciali: la gestione del suolo, l’allevamento, la biodiversità, la gestione dell’acqua, le risorse umane e il benessere sociale delle aziende.

L’Associazione verrà presentata il 6 febbraio 2025 al negozio Patagonia di Milano (Corso Garibaldi, 127), con l’intento di avviare un dialogo tra rappresentanti di diversi gruppi di azione collettiva. Il dibattito sarà moderato dal direttore dell’associazione Terra!, Fabio Ciconte.

Stefano Bassi di Patagonia aprirà la discussione mostrando come questi principi possano trasformare non solo il settore alimentare, ma anche il tessile e altri ambiti produttivi, come la cosmesi, come racconterà Dario Fornara, Responsabile della ricerca per Davines. Matteo Mancini, coordinatore tecnico di Deafal, approfondirà l’innovazione rappresentata dal protocollo. La giornalista Silvia Lazzaris offrirà una visione globale grazie al suo documentario “Farming, redefined”, che racconta le migliori pratiche rigenerative nel mondo. Andrea Magarini, direttore dell’area Food policy del Comune di Milano, parlerà delle connessioni tra agricoltura rigenerativa e contesti urbani.

A parlare ci sarà anche Mara De Lucia, presidente di Produttori Aor e project manager di Fattoria Triboli, azienda agricola di cento ettari situata nel cuore della Toscana. “Il metodo rigenerativo, che abbiamo adottato fin dall’inizio per la coltivazione dell’ulivo, offre una relazione diversa con la natura. All’inizio, nel nostro campo non cresceva nemmeno un filo d’erba. Oggi è un’esplosione di piante spontanee e fiori di ogni tipo. I benefici sono evidenti, sia nel breve che nel medio e lungo termine, al punto che abbiamo deciso di ampliare il messaggio per renderlo ancora più incisivo. L’associazione nasce proprio da questa volontà. Il tratto distintivo di questa iniziativa è riportare le persone nei luoghi dove si fa agricoltura, far conoscere i volti di chi produce il cibo quotidiano e promuovere un modello che restituisce alla terra invece di sfruttarla. Solo instaurando un sistema di garanzia partecipata, basato sulla fiducia reciproca, si può ridurre la distanza tra consumatore e produttore. Ed è proprio in questa direzione che si sviluppa il protocollo dell’associazione”.

Pascoli di Amaltea è una realtà fondata nel 2007 che produce formaggi di pecora e di capra in Alta Langa. Arianna Marengo -anche lei presente all’incontro del 6 febbraio- spiega come “nel 2020, durante il lockdown, Alessandro (compagno e socio fondatore, ndr) dopo aver partecipato a un webinar sul pascolo razionale, abbia deciso di evolvere le pratiche di allevamento verso il modello rigenerativo, iniziando a integrare nei nostri quindici ettari di prati e boschi anche specie arboree produttive. I risultati sono stati immediati: pascoli più sostenibili e un incremento nella qualità e quantità del latte”.

Già da tempo avevano abbandonato la certificazione biologica perché non rispecchiava più il loro modo di fare agricoltura, mentre hanno trovato le pratiche rigenerative più in linea con la loro visione. Oggi sono tra i soci fondatori di Produttori Aor. “Abbiamo scelto di diventare soci fondatori dell’associazione perché l’impatto positivo che possiamo avere sull’ambiente, sugli animali e sulle persone che lavorano con noi è evidente e significativo -prosegue Marengo-. Parliamo di un cambiamento che riguarda la qualità della vita, il rispetto per gli animali e un futuro più sano per tutti”.

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