Vince il Comune perdono le compagnie aeree. Dopo mesi di ricorsi e contro ricorsi al Tar e sciabolate tra avvocati il Consiglio di Stato mette fino alla disputa amministrativa: «Il diritto di imbarco aeroportuale», varato dal Municipio è legittimo. E questo perché è «in attuazione del “Patto per Napoli” ovvero l’accordo tra lo Stato e il Comune di Napoli per il ripiano del disavanzo e per il rilancio degli investimenti». È quanto si legge nel dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato, Quinta sezione, firmata dal presidente Paolo Giovanni Nicolò Lotti. La sostanza è che la tassa di imbarco aeroportuale andrà versata almeno fino al 2042, anno di scadenza del “Patto per Napoli”.
Del resto, nell’accordo sottoscritto tra l’allora presidente del Consiglio Mario Draghi e l’attuale sindaco Gaetano Manfredi, siamo nel 2022, a fronte dell’erogazione di oltre 1,2 miliardi da parte dello Stato al Municipio napoletano per ripianare in parte il deficit – che all’epoca ammontava a 5,2 miliardi e oggi è sceso sotto i 4 – è stato inserito un meccanismo in base al quale Palazzo San Giacomo «all’uopo espressamente contemplando l’obbligo per il Comune di raccogliere la “provvista” finanziaria pari ad un quarto del contributo statale» attraverso la leva fiscale. Per migliorare la riscossione e non avere la necessità di iniezioni di liquidità dallo Stato per evitare il default. Così, oltre all’introduzione della tassa di imbarco, ci fu l’aumento dell’Irpef e di tutte le altre aliquote delle gabelle e tasse comunali. In questo scenario la decisione del Consiglio di Stato, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, arriva la conferma della giustezza giuridica del “Patto per Napoli” che non poteva gravare solo sulle spalle dei napoletani che si sono visti aumentare tutte le gabelle comunali e a cascata anche la Tari. Dal punto di vista del Comune la decisione del Consiglio di Stato fa entrare concretamente nelle casse dell’Ente 13,5 milioni per il 2024 più o meno quelli del 2023 che non sono più “sub iudice”.
L’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta – è naturalmente soddisfatto: «Sulla tassa di imbarco il Consiglio di Stato conferma – dice Baretta – la correttezza della nostra impostazione, naturalmente conseguente alla legge statale che ha dato vita al “Patto per Napoli”, che oggi, con tale sentenza, esce ulteriormente rafforzato. Il crescente numero di passeggeri all’aeroporto di Napoli smentisce le previsioni degli operatori per scongiurare l’aumento e che erano alla base del ricorso. La tassa di imbarco, come abbiamo sempre sostenuto, non ha ridotto, né dirottato i flussi turistici da Napoli; ma contribuisce a migliorare il bilancio comunale per realizzare i servizi e l’accoglienza di cui anche i turisti usufruiscono». Anche i numeri fanno al differenza a Napoli nel 2024 ci sono stati più o meno 18 milioni di turisti e da Capodichino sono passati in almeno 12 milioni, almeno un milione in più del 2023. Baretta aveva fatto cenno alla vicenda giudiziaria il 29 gennaio quando è stato approvato il bilancio previsionale 2025-2027. Togliendosi qualche sassolino dalla scarpe: «La tassa – ripete l’assessore – non ha ridotto, né dirottato i flussi turistici e commerciali e l’apertura dello scalo di Salerno consente una gestione più flessibile del traffico anche in presenza della tassa per l’aeroporto di Napoli. È, comunque, del tutto evidente che è matura una riforma complessiva, a livello nazionale, di questo istituto, la cui distribuzione attuale penalizza i Comuni». La sensazione è che il Comune intenda rivedere al rialzo, magari non subito, i diritti di imbarco sulla stregua di quanto all’imposta di soggiorno il cui aumento porterà, con il via libera del Governo atteso l’anno giubilare, nelle casse del Comune 21,5 milioni. «A questi si aggiunge la previsione di circa 9 milioni derivanti dal nuovo aumento, che abbiamo contenuto, per venire incontro alle richieste degli operatori turistici, incrementando di 1 euro il settore alberghiero, di 1,5 euro l’extra alberghiero e di 2 euro le locazioni brevi» si legge nella relazione di Baretta. Insomma per il Comune la compartecipazione alla ricchezza che genera il turismo dovrebbe essere strutturale.
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