Collocamento azioni Poste Italiane, quando ci sar� quest’anno? Le date possibili

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Il collocamento di una nuova tranche di azioni di Poste Italiane è uno dei dossier finanziari più importanti del 2025 per il governo italiano. L’operazione, che prevede la cessione fino al 14% del capitale della società controllata dallo Stato, ha subito diversi rinvii nel corso degli ultimi mesi e, a oggi, non è stata ancora fissata una data definitiva. Le ipotesi più concrete parlano di due possibili finestre temporali: tra maggio e giugno oppure in autunno, nel mese di ottobre. La decisione finale sarà influenzata da diversi fattori, tra cui le condizioni di mercato, le esigenze di bilancio pubblico e le dinamiche politiche interne:


  • Il contesto del collocamento delle azioni di Poste Italiane e i motivi della vendita
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  • Le possibili finestre temporali, primavera o autunno

Il contesto del collocamento delle azioni di Poste Italiane e i motivi della vendita

Il piano di privatizzazioni, che comprende anche la cessione di una quota di Poste Italiane, fa parte della strategia del governo per ottenere liquidità immediata e ridurre il rapporto fra debito e Pil. La necessità di raccogliere risorse fresche è diventata urgente alla luce degli impegni di bilancio, tra cui il finanziamento di misure fiscali come il taglio del cuneo fiscale, la proroga della rottamazione delle cartelle esattoriali e gli interventi di sostegno alle imprese.

Nel novembre 2024, il governo aveva già valutato l’opportunità di effettuare il collocamento entro la fine dell’anno, ma diversi fattori hanno spinto verso un rinvio. Tra questi, le incertezze macroeconomiche, le fluttuazioni dei mercati finanziari e la volontà di massimizzare il valore dell’operazione per evitare una cessione a condizioni non vantaggiose. La posta in gioco è alta: Poste Italiane è una delle società più solide del panorama economico italiano, con una presenza capillare sul territorio e una redditività costante.

Secondo le fonti governative, la vendita di una quota minoritaria non comprometterà il controllo pubblico, che resterà saldo attraverso il Ministero dell’Economia. La tempistica e la modalità del collocamento saranno cruciali per il successo dell’operazione.

Le possibili finestre temporali, primavera o autunno

Gli analisti e gli operatori di mercato individuano due periodi potenzialmente favorevoli per la vendita delle azioni di Poste Italiane: maggio-giugno oppure ottobre.

L’opzione primaverile, che coinciderebbe con la pubblicazione dei risultati finanziari del primo trimestre 2025 prevista per l’8 maggio, potrebbe essere una buona occasione per sfruttare un eventuale clima di fiducia degli investitori. Se i numeri dovessero confermare la solidità della società, la vendita potrebbe avvenire in condizioni di mercato più favorevoli. Ma esiste il rischio che il clima di incertezza sui tassi d’interesse e sull’economia globale renda il collocamento meno attraente per gli investitori istituzionali.

L’alternativa autunnale, con una possibile finestra nel mese di ottobre, darebbe invece al governo più tempo per valutare la situazione economica e finanziaria e, se necessario, modulare meglio l’operazione.

All’interno del governo si confrontano due posizioni contrapposte sulla tempistica del collocamento. Da un lato, il Ministero dell’Economia e alcuni settori della maggioranza spingono per un’accelerazione, al fine di garantire nuove entrate da destinare a riforme economiche e sgravi fiscali. La necessità di reperire fondi è concreta: il governo ha bisogno di coperture per misure come il taglio del cuneo fiscale e la proroga della rottamazione quinquies, entrambe iniziative costose ma rilevanti in vista delle prossime elezioni.

Dall’altro lato, alcuni esponenti dell’esecutivo e degli ambienti finanziari suggeriscono una maggiore prudenza. La preoccupazione è che una vendita affrettata possa non valorizzare il pacchetto azionario, con il rischio di incassare meno del previsto. La Banca d’Italia e alcune istituzioni finanziarie suggeriscono che attendere condizioni di mercato più favorevoli potrebbe aumentare il rendimento dell’operazione e ridurre gli impatti sulla governance di Poste Italiane.

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