Il primo appuntamento della serie dei 25 eventi che verranno fatti quest’anno per i 25 anni di Puglia Press. Al Bano ci ha raccontato la sua storia e i suoi aneddoti più intimi nell’auditorium dell’IISS Agrario Alberghiero “Basile Caramia Gigante” di Locorotondo
Quante volte, in questi 25 anni di carriera giornalistica alla direzione di Puglia Press, mi sono imbattuto in racconti luminosi, storie di passione e traguardi raggiunti con sacrificio e determinazione.
E quante volte ho cercato io stesso, dentro i fatti del quotidiano, un filo di luce che parlasse al cuore della gente. Eppure, nonostante le tantissime esperienze, mai avrei pensato di scoprire un “Sole” tanto intenso e radicato nella nostra terra come quello che ci ha regalato Albano Carrisi, o, meglio, Al Bano quando si parla dell’artista internazionale che tutti conosciamo.
Uno dei motivi per cui ho scelto Locorotondo nasce dall’amicizia con il Sindaco Antonio Bufano, che quarant’anni fa, insieme ad Angelo Sisto, organizzava alcuni fra i più grandi eventi musicali in Italia. Da loro ho imparato la passione e la cura nel creare momenti di condivisione, un’ispirazione che mi ha guidato nel realizzare oltre un centinaio di eventi che, proprio qui, ritrovano un legame profondo con le mie radici
La serata che abbiamo vissuto a Locorotondo, presso l’auditorium dell’IISS Agrario Alberghiero “Basile Caramia Gigante”, fa parte di un percorso celebrativo: 25 eventi per i 25 anni di Puglia Press, un viaggio che troverà il suo compimento il prossimo 7 dicembre con un grande appuntamento finale.
Ma l’emozione, in questa occasione, è stata così forte da mettere in secondo piano la ragione celebrativa, lasciando spazio alle parole e all’umanità di un uomo che ha attraversato le quattro stagioni della vita, trasformando ogni passaggio in un racconto da custodire gelosamente.
Ho avuto l’onore di presentare e condurre questa serata memorabile, affiancato dal mio collega Valerio Convertini.
Ma soprattutto ho avuto la straordinaria opportunità di dialogare con uno degli interpreti della musica italiana più conosciuti al mondo.
Insieme a tutti i presenti, ho provato la sensazione di condividere con Al Bano una storia che non è solo la sua, ma in qualche modo anche la nostra.
E forse è proprio questo il senso profondo del suo libro, “Il Sole Dentro”, edito da Mondadori: pagine in cui l’autore racconta la sua esistenza, dalle radici contadine di Cellino San Marco ai palcoscenici internazionali, fino alle gioie e ai dolori più intimi che la vita gli ha riservato.
Quello che segue è un racconto in prima persona di una serata speciale, ma anche un viaggio a ritroso attraverso le parole e gli aneddoti che Al Bano ha voluto condividere.
Vorrei che queste righe fossero lette come un dialogo aperto, in cui si mescolano riflessioni, emozioni, sorrisi, e persino lacrime.
Alla fine, la vera sorpresa è scoprire quanto, dietro il personaggio pubblico e le canzoni che hanno fatto epoca, ci sia ancora un uomo in grado di sorprenderci con la sua schietta umanità.
L’evento e il suo contesto
I 25 anni di Puglia Press e il tour di 25 eventi iniziati con Al Bano
Quest’anno Puglia Press compie 25 anni. Un traguardo importante, un quarto di secolo trascorso a raccontare quotidianamente la nostra terra, con passione, tenacia e il desiderio di offrire un’informazione libera e puntuale.
Abbiamo pensato di onorare quest’anniversario con 25 eventi, distribuiti nell’arco di diversi mesi e dislocati in 25 città o cittadine cittadine più rappresentative del territorio pugliese.
L’idea di portare a Locorotondo una presentazione de “Il Sole Dentro” non è nata per caso: Albano Carrisi (o Al Bano quando parliamo dell’artista internazionale) non è solo un cantante di fama mondiale, ma rappresenta la quintessenza della pugliesità.
Le sue canzoni, le sue storie di vita, le sue lotte, i valori che trasmette, sono intrisi di radici profonde che affondano nella nostra regione. Chi, dunque, meglio di lui poteva regalarci un momento di riflessione e condivisione così potente?
Quando l’ho contattato per invitarlo a questa serata, la sua risposta entusiasta ci ha fatto subito capire quanto ci tenesse a ritornare “sul campo” in modo genuino, a contatto diretto con la gente.
Il suo libro era già in circolazione, ma presentarlo davanti a un pubblico attento, composto da studenti dell’Istituto e da gente della Valle d’Itria accorsa numerosa, nonostante l’evento fosse stato organizzato in meno di una settimana, ha aggiunto un significato unico all’incontro.
L’IISS Agrario Alberghiero “Basile Caramia Gigante” di Locorotondo
Non è stata casuale neanche la scelta della location. L’auditorium dell‘IISS Agrario Alberghiero Basile Caramia-Gigante” di Locorotondo supportati dalla collaborazione di tutto l’Istituto, in particolare dalla dirigente prof,ssa Angelinda Griseta non è solo una sala capiente, ma un luogo di formazione e di lavoro, dove i ragazzi imparano i mestieri della terra. Una terra che, in Puglia, è sinonimo di sudore, passione e prospettive economiche per il futuro.
Al Bano, nato a Cellino San Marco in una famiglia di contadini, ha più volte sottolineato l’importanza di queste radici. Parlare a giovani che studiano l’agricoltura, in un tempo in cui si rischia di perdere il contatto con la realtà e la natura, è stato per lui un ritorno alle origini. Un ritorno che ha coinvolto tutti i presenti.
Il pubblico e l’atmosfera
La sala era gremita. Una folla variegata di tutte le età: ragazzi curiosi, insegnanti, famiglie, appassionati della musica di Al Bano, semplici cittadini desiderosi di incontrare un grande artista, ma anche di confrontarsi con un racconto di vita straordinario.
Non ho mai visto un silenzio così attento, interrotto soltanto dagli applausi, dalle risate, dalle reazioni spontanee a qualche aneddoto o dalle lacrime di commozione in certi passaggi più intensi.
Sin dai primi minuti, Al Bano ci ha dato la sensazione che si sarebbe concesso senza risparmio, regalando dettagli e retroscena che spesso si celano dietro la patina della notorietà. Per me, che conducevo l’incontro, era come avere di fronte non solo un mito della canzone italiana, ma un uomo disposto a raccontarsi nel modo più semplice e sincero possibile.
2. Le quattro stagioni di “Il Sole Dentro”
Perché un libro in quattro stagioni
La struttura del libro “Il Sole Dentro” è tanto semplice quanto profonda: quattro stagioni, ognuna delle quali rappresenta vent’anni di vita. Primavera, Estate, Autunno, Inverno. Una divisione che richiama la ciclicità naturale, ma che parla anche al lettore in termini emotivi.
Al Bano lo spiega con poche, chiare parole: “Il vero protagonista di questo libro è il tempo.” Non è soltanto un racconto autobiografico, ma un viaggio attraverso l’evoluzione di un uomo e di un artista.
Ad ogni stagione corrispondono trionfi e cadute, incontri e distacchi, momenti di grazia e momenti di dura prova. Se pensiamo alla potenza delle sue canzoni, a ciò che hanno rappresentato per noi in diverse fasi della vita, capiremo come questo “tempo” sia anche parte del nostro vissuto, non soltanto del suo.
La Primavera: l’infanzia a Cellino e i sogni di gloria
Nella prima stagione, la Primavera, si respira l’aria della Puglia più autentica.
Quella dei filari di vigneti, delle mani callose di chi lavora i campi, delle grandi famiglie che si spartiscono il pane e la fatica quotidiana.
Al Bano ricorda i sacrifici dei genitori, costretti a inventarsi ogni genere di mestiere per far quadrare i conti.
Con parole a tratti commosse, ha raccontato di come il padre lo portasse nei campi fin dalla più tenera età e di come la musica fosse, fin da subito, il rifugio e il tappeto volante su cui volare lontano dalla dura realtà: “Quando cantavo, non sentivo la fatica,” diceva.
È il periodo delle prime cotte, di quelle pulsioni ingenue che fanno sorridere a ripensarci oggi.
È il tempo in cui il sogno comincia a prendere forma, grazie anche alla voce straordinaria di sua madre, che lo spinge a capire che il canto poteva essere qualcosa di più di un semplice passatempo.
L’Estate: il successo, i grandi palcoscenici, i film musicali
Poi arriva l’Estate. Quella dei vent’anni successivi, in cui il ragazzo di Cellino San Marco diventa Albano Carrisi, e poi Al Bano, stella nascente del panorama italiano.
È la stagione che lo porta a Milano, dove incontra e frequenta il clan di Adriano Celentano, esibendosi nella prima parte dei concerti di quello che allora era il Re Mida della canzone italiana.
Con umorismo e una sincerità disarmante, Al Bano ha ricordato i momenti in cui faceva il cameriere a Milano, sognando il palco e intonando i suoi brani nei ritagli di tempo. Ha ricordato i provini, il primo contratto discografico, la cassa integrazione alla Innocenti che diventa per paradosso la “fortuna” di avere tempo per inseguire le sue ambizioni.
Ha parlato dell’importanza di Domenico Modugno, la scintilla che lo spinse ad abbandonare la Puglia per cercare fortuna nel Nord. E di come l’incontro con il cinema musicale (i cosiddetti “musicarelli”) lo catapultò in una fama imprevista, che avrebbe poi consolidato con canzoni-simbolo come Nel Sole, Felicità, e tante altre.
L’Autunno: le prove più difficili, la scomparsa di Ylenia, la crisi sentimentale
Se la Primavera e l’Estate sono state descritte con il tono entusiasta di chi ricorda un’ascesa inarrestabile, l’Autunno nel libro – e nella vita di Al Bano – introduce tinte più cupe. È il periodo in cui sperimenta il dolore più lacerante: la scomparsa della figlia Ylenia, un evento che spezza l’equilibrio familiare, generando una ferita mai completamente rimarginata.
Nel corso della serata, quando il discorso è arrivato su questo tasto, l’atmosfera si è fatta d’improvviso più raccolta. “Parlare di questo argomento per me non è facile,” ha ammesso Al Bano. Eppure, con la dignità di sempre, ha raccontato come la fede e la musica lo abbiano aiutato a non lasciarsi schiacciare dal dolore. Ma anche di come l’assenza di risposte definitive lo abbia costretto a vivere in un limbo emotivo.
È l’Autunno, inoltre, segnato dalla fine del rapporto con Romina Power, la compagna con cui ha inciso brani memorabili e condiviso la ribalta mondiale. Una separazione seguita con curiosità morbosa dai media, che hanno creato un romanzo a puntate sulla “coppia più bella del mondo”. Eppure, in mezzo alla confusione mediatica, rimane l’umanità di un uomo che, di colpo, si è trovato a fare i conti con la fragilità dei legami, persino quelli che sembravano incrollabili.
L’Inverno: la maturità, il coraggio di continuare a sperare
E infine, l’Inverno. L’ultima stagione di “Il Sole Dentro” corrisponde agli anni più recenti, a un’Al Bano che, superati i 70, 75, 80 anni, non si arrende e si rimette continuamente in gioco. È l’uomo che continua a salire sui palcoscenici di tutto il mondo, che si reinventa anche in programmi televisivi, che non ha paura di cantare di fronte a pubblici nuovi, di esibirsi in lingue diverse, di affrontare le platee russe, giapponesi, dell’Europa dell’Est, dell’America Latina.
In questa fase, l’artista rivendica una consapevolezza ancora più ampia dei valori che lo hanno sempre guidato.
Parla di fede, di senso del dovere, di rispetto per gli altri. “Se sei un vero Cristiano, devi sapere accettare anche la tua croce,” ha detto, riferendosi alla prova più dura che la vita gli abbia imposto. Eppure, non c’è resa, bensì una forza che viene dalla sua terra, dalle sue vigne, dai trulli, dalle persone che ancora lo considerano un simbolo di riscatto.
3. Aneddoti e dichiarazioni inedite
Peppino Giacovazzo, un’amicizia nata sotto il segno della cultura
Uno dei momenti più intensi della serata è stato il ricordo di Peppino Giacovazzo, il compianto giornalista locorotonese, direttore del TG1 e della Gazzetta del Mezzogiorno, nonché Deputato della Repubblica. Al Bano lo ha definito: “Come leggere mille libri in una sola volta.”
L’amicizia tra i due nacque nei primi anni 2000 e diede vita al Mea Puglia Festival, kermesse che celebrava la musica e l’identità pugliese in una masseria di proprietà di Al Bano, appunto denominata “Mea”. Giacovazzo, oltre a essere un fine intellettuale, fu autore di testi per lo stesso Al Bano: brani come Coraggio e vai e Dal Cielo e Terra nascono dalla sua penna.
Dietro queste collaborazioni artistiche, però, c’era una condivisione umana profonda, come Al Bano ha sottolineato: “Quando lo ascoltavi, ti portava dentro i suoi racconti, avevi la sensazione di vivere ogni parola, ogni dettaglio.” La commozione traspariva ancora nei suoi occhi, a conferma di un legame che va ben oltre la scomparsa fisica.
Il rapporto con la Russia e gli incontri “diplomatici”
In pochi sanno che Al Bano, nel corso della sua lunga carriera, ha avuto un rapporto privilegiato con la Russia. Già dagli anni ’80, con il successo di Felicità, divenne uno degli artisti italiani più amati oltre la Cortina di Ferro, tanto da stringere relazioni con figure di spicco.
Nell’intervista, ha accennato anche al suo primo viaggio a Leningrado, quando la città si chiamava ancora così, e di come la cultura russa lo abbia affascinato. “La Russia mi ha sempre accolto a braccia aperte,” ha ribadito, spiegando come le sue canzoni abbiano toccato corde profonde in un popolo non certo avaro di sensibilità musicale.
I grandi incontri: Adriano Celentano, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia
Durante l’incontro, non sono mancate le “incursioni” nella memoria di personaggi che hanno fatto la storia dello spettacolo italiano. Uno su tutti, ovviamente, Adriano Celentano, che Al Bano ha ringraziato per averlo fatto esibire nella prima parte dei suoi concerti e per avergli insegnato come muoversi su un palco.
Poi c’è stata l’irresistibile coppia comica Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: Al Bano ha rievocato una notte memorabile a Palermo, quando Franco Franchi organizzò una “serenata” in piena città, con banda al seguito, svegliando centinaia di persone dal sonno. Un aneddoto che la dice lunga sulla vitalità di quegli anni e sul carattere istrionico di quegli artisti.
Un dialogo a cuore aperto: musica, fede e Puglia
La musica come medicina
Nel corso della presentazione, Al Bano ha messo in risalto quanto la musica sia stata il suo rifugio. “Non c’è niente come il canto che possa strapparti dalla realtà quando questa diventa troppo pesante,” ha confidato. E ha ricordato gli anni difficili del terrorismo in Italia, quando preferiva esibirsi all’estero perché non si riconosceva più nel clima politico e sociale del Paese.
Tuttavia, quell’allontanarsi dall’Italia si trasformava in una via per portare la musica italiana nel mondo. Ecco allora i concerti in Spagna, in Sud America, in Canada, in Australia. “Ogni sera è un esame,” ripete. Se il pubblico si alza in piedi e applaude, vuol dire che hai superato la prova, altrimenti devi rimetterti in discussione.
La fede come ancora di salvezza
Uno dei passaggi più forti dell’intervista è stato quando Al Bano ha toccato il tema della fede. “Se sei un vero Cristiano, devi sapere accettare anche la tua croce,” ha ribadito, riferendosi al dolore per la perdita di sua figlia. Ha spiegato come, in un primo momento, abbia quasi inveito contro Dio, sentendosi schiacciato dall’ingiustizia di tale sofferenza.
Ma poi, ragionando sulla figura di Cristo, e sul fatto che lo stesso Dio ha vissuto il dolore della crocifissione del Figlio, ha ritrovato un senso più profondo: nessuno è al riparo dalle prove, e la fede non è un “assicurazione sulla vita,” ma un sostegno che ti aiuta a non impazzire.
La Puglia nel cuore
In tutto questo, la Puglia resta il punto fermo. È la terra da cui è fuggito a 17 anni per inseguire un sogno, ma anche quella a cui è tornato da uomo maturo, investendo in un’azienda vinicola, coltivando ulivi e viti, dando vita a iniziative culturali. “Sono nato a Cellino San Marco, ma sono rinato a Milano,” ama ripetere. Tuttavia, è sul suolo pugliese che sente di avere le radici, e ogni volta che parla del Sud, dei suoi frutti, del suo mare, dei trulli, degli uliveti, c’è un guizzo di orgoglio nei suoi occhi.
Domande dal pubblico e curiosità
Durante la serata, abbiamo aperto uno spazio per le domande del pubblico. Alcune erano curiose, altre ironiche, qualcuna persino un po’ indiscreta. Al Bano, tuttavia, ha risposto con la serenità di chi ha imparato a gestire ogni tipo di curiosità mediatica.
- Domande su Sanremo: qualcuno gli ha chiesto notizie delle sue prossime partecipazioni, e lui, con un sorriso, ha accennato a una “sanremite acuta” che lo accompagna da sempre. Ha riconosciuto il valore storico del Festival, pur ammettendo che oggi è più “spettacolo televisivo” che competizione canora.
- Domande sulle collaborazioni con i giovani: gli è stato chiesto cosa pensasse dei nuovi fenomeni musicali, del cosiddetto autotune e della trap. Ha risposto in modo conciliante: “Se il pubblico li ama, vuol dire che hanno ragione loro.” Una generosità d’animo che non ci si aspetta da chi ha attraversato decenni di musica con uno stile classico.
- Domande sul suo rapporto con i fan: in sala c’erano persone arrivate da tutta la provincia, e anche qualcuno che ha ricordato di averlo incrociato una volta all’estero, in America Latina. L’artista ha sottolineato quanto il calore del pubblico gli sia stato di sostegno nei momenti più bui, perché “la gente ti dà la forza di salire ancora sul palco, anche quando ti sembra di non avere più energia da investire.”
Momenti di commozione e gli applausi finali
La presentazione si è avviata verso la conclusione in un clima di grande empatia. Da conduttore, sentivo quasi il timore di spezzare l’incanto che si era creato. Poi, come accade nelle migliori serate, è bastato un accenno a un brano simbolo di Al Bano, “È la mia vita,” per chiudere con un applauso liberatorio e sentito.
Al termine, c’è stata una lunga fila per gli autografi. Ho visto persone stringere le sue mani, uomini e donne di ogni età che gli portavano il libro “Il Sole Dentro” da firmare, ragazzini emozionati a cui Al Bano ha rivolto una parola di incoraggiamento, anziani che con la voce rotta dall’emozione gli dicevano: “Grazie per le canzoni che hanno accompagnato la nostra vita.”
Ecco, credo che il senso di questa serata stia proprio qui. Nel ringraziamento reciproco: il pubblico che lo ringrazia per i ricordi che ha creato con la sua musica, e lui che ringrazia il pubblico per avergli regalato la possibilità di essere amato così a lungo, nonostante i cambiamenti del mondo e le stagioni che passano.
Da direttore di Puglia Press e da pugliese, non posso che confessare la gioia di aver condiviso con Al Bano un momento tanto autentico.
Questa presentazione di “Il Sole Dentro” non è stata la solita passerella dell’artista famoso, ma un vero incontro umano.
Credo che ciò derivi dal fatto che Albano Carrisi resta, nel profondo, il ragazzo di Cellino San Marco. Il grande successo, i 25 milioni di dischi venduti, le esibizioni planetarie e i riconoscimenti internazionali non hanno annullato la sua semplicità.
Anzi, forse hanno esaltato la consapevolezza del valore di quelle radici contadine che l’hanno formato.
Chi ha letto il libro, come me, sa bene che non si tratta di una classica biografia.
È un percorso nell’anima di un uomo che ha visto il mondo intero, ha conosciuto re e regine, presidenti e personalità di ogni genere, ma che anche oggi coltiva l’umiltà di raccontarsi in modo quasi spoglio.
“Ho venduto milioni di dischi,” potrebbe dire, e in effetti sarebbe vero. Ma quando lo senti parlare, ti rendi conto che preferisce sottolineare di aver imparato a tagliare i capelli, imbiancare una parete, zappare la terra, tutte abilità trasmesse dal padre.
In un’epoca in cui l’apparenza è tutto, questa autenticità colpisce. Ecco perché ritengo che “Il Sole Dentro” sia un libro che va letto con gli occhi del cuore. Non basta sfogliarlo velocemente, bisogna entrare nei singoli capitoli, così come lui suddivide la vita in quattro stagioni, e immedesimarsi nel percorso di un artista che si è messo a nudo, mostrando paure, fragilità e contraddizioni.
Albano Carrisi, Al Bano e il futuro della musica italiana
Durante la nostra conversazione sul palco, è emerso come Al Bano consideri il futuro della musica italiana in continua evoluzione. Con la stessa grinta con cui si è affacciato al mondo discografico negli anni ’60, oggi guarda ai nuovi talenti che scalano le classifiche e dominano il panorama dei social.
“I tempi cambiano,” ha detto. “La tecnologia trasforma il modo di fare musica. Ma il pubblico è sovrano. Se funziona, vuol dire che sta rispondendo a un bisogno di chi ascolta.”
Certo, lui resta legato al canto “a voce piena,” alla melodia classica, alla potenza espressiva che non ha bisogno di filtri, di autotune o di stratagemmi tecnologici. Eppure, non c’è traccia di polemica, né quella supponenza di chi difende un passato glorioso. Al contrario, percepisco in lui la stessa curiosità di un ragazzo che, a 17 anni, se ne andò dal suo paese per scoprire un mondo sconosciuto a Milano.
Cosa rimarrà di questa splendida serata
“Il Sole Dentro” è diventato, per me, un modo di sintetizzare non solo un libro, ma anche una condizione esistenziale di Al Bano. Un sole che continua a brillare attraverso le difficoltà, le sfide, i successi. Una luce che, durante questa serata a Locorotondo, si è riflessa sui volti dei presenti, illuminando un po’ anche i nostri sentimenti.
È stato un evento che ricorderemo a lungo, perché si è trasformato in un omaggio non solo a un grande interprete della canzone italiana, ma alla nostra stessa terra, la Puglia, e a quei valori di cui dovremmo andare fieri: l’impegno, la generosità, la famiglia, la cultura, la solidarietà.
Chiudo questa cronaca personale con un ringraziamento sentito a chi ha reso possibile tutto ciò: Al Sindaco di Locorotondo, allo staff dell’IISS “Basile Caramia Gigante”, che ci ha accolti con professionalità e calore, agli sponsor, al pubblico meraviglioso che ha partecipato, e ovviamente Al Bano, che ci ha regalato un tassello di sé stesso da portare nel cuore.
“Questo libro è la mia storia vera, anche quella più intima,” ha concluso Al Bano. E dopo averlo sentito parlare, posso dire che questa storia, in fondo, parla a tutti noi. È una storia di cadute e risalite, di amicizie e di distacchi, di successi e di ferite ancora aperte. Ma soprattutto è la storia di un uomo che ha saputo conservare la forza di credere nei propri sogni, tenendo viva la speranza che il tempo non spegne, ma anzi riscalda.
Uno sguardo al futuro prossimo
Mentre saluto i lettori, voglio ricordare che ci aspettano ancora altri eventi, nei prossimi mesi, per celebrare il 25° anniversario di Puglia Press. Abbiamo in programma incontri con altri personaggi di spicco, performance artistiche, tavole rotonde su temi sociali che ci stanno a cuore, e tanto altro.
Questi appuntamenti vogliono essere un omaggio alla Puglia e alla sua gente, un modo per dire grazie a chi ci ha seguito e sostenuto in un percorso lungo un quarto di secolo.
Segnatevi, però, la data del 7 dicembre: sarà quella dell’evento conclusivo, che speriamo possa coinvolgere tutta la comunità pugliese.
Una festa del giornale, della cultura, della tradizione. E, perché no, magari ci sarà di nuovo spazio per le canzoni di Al Bano, la voce che attraversa le generazioni e ci fa sentire tutti un po’ meno soli. Del resto, come dice lui: “Cantare è una medicina straordinaria. Se la provi, non smetti più.”
Grazie di cuore a tutti voi per aver condiviso questo momento con me. E ricordate: “Il Sole Dentro” non è solo il titolo di un libro, ma un invito a guardare con occhi nuovi la vita, lasciandoci illuminare dalla speranza e dalla volontà di non arrenderci mai.
(Antonio Rubino, Direttore di Puglia Press)
IL video dell’Evento
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