Almasri, governo all’attacco: scontro con opposizioni. Meloni tace

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(Adnkronos) – In alto lassù c’è uno scranno vuoto, mentre i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, riferiscono in Parlamento sul caso Almasri: è quello della presidente del Consiglio. Nel giorno in cui l’esecutivo è chiamato a spiegare alla Camera e al Senato i passaggi che hanno portato al fermo e poi alla liberazione del generale libico, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità, il convitato di pietra è proprio lei, Giorgia Meloni. Pullulano di ministri e sottosegretari, i banchi del governo a Montecitorio e Palazzo Madama, quando il Guardasigilli e il titolare del Viminale affrontano l’Aula, respingendo l’accusa di aver propiziato la fuga di un aguzzino (a Montecitorio mancano i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, che poi sarà in aula nel pomeriggio al Senato). Il “pasticcio” semmai lo ha commesso la Corte Penale, formulando una richiesta di arresto piena di “incongruenze”, la giustificazione fornita da Nordio, che rimarca: “Il ruolo del ministro non è quello di un passacarte”. Almasri “non è mai stato un interlocutore del governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”, puntualizza Piantedosi, sottolineando come l’intera vicenda – compreso il rimpatrio del libico a bordo di un volo di Stato – sia stata gestita dal governo con il solo scopo di tutelare la “sicurezza dello Stato e l’ordine pubblico”.  
Meloni ha scelto la linea del silenzio. In mattinata il capo del governo ha presieduto un vertice dedicato alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina al quale partecipano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Abodi e l’amministratore delegato della Fondazione Milano-Cortina 2026, Andrea Varnier. L’incontro è servito a fare il punto sullo stato di avanzamento delle infrastrutture e sull’organizzazione dei Giochi. Nel pomeriggio, la premier ha ricevuto il presidente del Coni Giovanni Malagò e quello del Cio, Thomas Bach. Un’altra riunione, tenuta da Meloni (con la presenza di Nordio, tra gli altri), ha visto al centro il piano carceri: l’obiettivo a cui punta il governo è la realizzazione di 7.000 nuovi posti detentivi, “per migliorare le condizioni della pena in fase esecutiva e in genere delle strutture carcerarie”.   Ma è la gazzarra parlamentare sul caso Almasri a tenere banco. Meloni evita di mettere piede nella ‘tana del lupo’: una scelta che finisce per irritare ancora di più le opposizioni, che non si accontentano dell’informativa congiunta di Nordio e Piantedosi e continuano a pretendere un intervento della presidente del Consiglio in Parlamento. Alla Camera nemmeno i vicepremier si presentano, mentre al Senato si fa vedere Matteo Salvini. La premier – secondo quanto filtra da fonti di governo – non avrebbe nemmeno seguito il dibattito in diretta tv, ma al termine di una riunione con il suo staff avrebbe poi letto i titoli d’agenzia che riassumevano il contenuto dei principali interventi. Compresi i duri attacchi arrivati dai leader della minoranza. “Presidente del coniglio!” urla la segretaria del Pd Elly Schlein. “Se non è venuta a parlare qui, non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto, non tocchi più la questione, parli solo davanti al Tribunale dei ministri”, l’affondo del leader pentastellato Giuseppe Conte. Nicola Fratoianni di Avs sventola in Aula la foto di una bambina torturata da Almasri e chiede a Nordio di esprimersi. “La seggiola vuota – dice il leader di Iv Matteo Renzi – è la cosa più intelligente che Meloni potesse fare oggi… Politicamente la Meloni non può più parlare. Ha perso faccia, onore e dignità. E’ come l’Omino di burro di Pinocchio”; Carlo Calenda di Azione parla di “dignità dello Stato svilita” osservando però che “ogni governo ha avuto a che fare con i tagliagole”.  Meloni incassa e lascia che siano i suoi a rispondere alle opposizioni colpo su colpo. E non mancano stilettate nei confronti di Francesco Lo Voi, il procuratore capo di Roma che ha messo sotto inchiesta per favoreggiamento e peculato la premier e il sottosegretario Alfredo Mantovano, oltre ai ministri Nordio e Piantedosi. Alla Camera è Giovanni Donzelli a prendere le parti del governo e della premier, accusando la Procura di condizionare “in maniera inaccettabile il dialogo tra Parlamento ed esecutivo” con la scelta di notificare l’informazione di garanzia il 28 gennaio, ovvero alla vigilia del giorno in cui era prevista inizialmente l’informativa del governo sul dossier Almasri, poi rinviata a oggi. Il messaggio che la leader di Fdi recapita al centrosinistra per bocca del responsabile organizzativo del suo partito è chiaro: “Faremo ciò che abbiamo promesso agli italiani per fermare l’immigrazione clandestina e anche per riformare la giustizia. Non ci faremo intimorire”, scandisce Donzelli. Che poi tira in ballo il Pd, sollevando il caso del tesoriere campano dei dem arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. Un tasto toccato dalla stessa Meloni nel suo ultimo post pubblicato su Facebook martedì. Sul tema immigrazione oggi interviene per conto del governo anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che risponde nel question time a un’interrogazione relativa al protocollo con l’Albania sui migranti: “Il progetto andrà avanti”, assicura l’esponente di Fdi, e l’esecutivo “è al lavoro per mettere a punto soluzioni in grado di superare gli ostacoli sinora incontrati al fine di consentire la piena funzionalità dei centri realizzati”. L’ultimo ‘ostacolo’ in ordine di tempo è la decisione della Corte di appello di Roma di non convalidare il trattenimento di 43 persone rinchiuse nel centro di Gjader. Nella maggioranza si parla da giorni di un provvedimento ad hoc per evitare che i giudici delle “sezioni immigrazione” passino alle Corti d’appello: una soluzione che però non viene considerata percorribile in ambienti governativi, perché – fanno notare fonti di Via Arenula – non farebbe altro che inasprire i già tesissimi rapporti tra potere esecutivo e toghe. —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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