Brusa: per il verde in città valorizzare il ruolo degli agricoltori

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I cambiamenti climatici e la gestione delle risorse idriche per le città e l’agricoltura al centro della terza edizione del “Libro bianco del verde” tenutosi a Varese con il titolo: ”Acqua e città : quali investimenti per un ambiente urbano e resiliente”. Tra gli organizzatori Aps, Assoverde, Confagricoltura in collaborazione con la Camera di Commercio di Varese ed il Crea.

Il tema predominante è stato il ruolo strategico che le infrastrutture agricole e irrigue possono avere nella trasformazione delle città, e sulla opportunità di investire nel settore del verde e quindi delle acque, per incidere non solo sulla qualità estetica dei contesti urbani, ma sulla qualità dell’aria, dell’ambiente, della salute e del benessere psicofisico delle persone. In considerazione anche dei vantaggi che tali investimenti possono portare ad ogni livello anche imprenditoriale.

A fronte dei cambiamenti climatici, dei fenomeni meteo estremi, sempre più frequenti la corretta gestione della risorsa idrica risulta, peraltro condizione imprescindibile, sollecitando nuovi modelli di pianificazione, progettazione, gestione.

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Sul tema è intervenuto in modo diffuso Giacomo Brusa, presidente di Confagricoltura Varese e vice presidente di Confagricoltura Lombardia, ricordando come, benché Varese e la sua provincia siano un territorio ricco di acqua, l’agricoltura varesina non è una agricoltura irrigua ed è per questo che con i cambiamenti climatici in atto spesso si trova in stato di sofferenza. Tuttavia, il sistema fluviale varesino, partendo dal lago Maggiore e attraverso il Ticino, contribuisce ad alimentare d’acqua in modo determinate buona parte della Pianura padana e la sua agricoltura irrigua e fiorente.

Sempre meno pioggia e spesso concentrata in poche ore, che non si ferma e scorre su terreni peraltro pesantemente urbanizzati in una provincia di 800.000 abitanti su 1200 chilometri quadrati porta   in tutta evidenza un problema sull’impermeabilizzazione dei suoli. Questo significa sempre più frequenti fenomeni di esondazione e dissesto.

 

“Come agricoltori, ha detto Brusa, finora abbiamo ragionato sul nostro ruolo nella regimazione delle acque e nella cura dal territorio per evitare dissesti. Oggi, con un tessuto urbano pervasivo questo non basta più. Quello che serve  invece ce lo dice proprio questa terza edizione del “Libro bianco del verde”: una gestione del verde urbano e periurbano mirata alla regimazione delle acque, al loro contenimento, alla ricarica delle falde. Non basta che l’invarianza idraulica sia garantita con vasche di cemento od altri impianti di contenimento perché si curano temporaneamente gli effetti dannosi delle esondazioni. Quello che si può fare è dare una risposta con tecniche di ingegneria naturalistica e di gestione delle aree verdi finalizzata al trattenimento ed al lento rilascio delle acque. Strutturare il verde urbano con tecniche di bio ingegneria è la vera risposta al problema. E qui c’è un intero settore produttivo che può e deve dare il proprio contributo: i costruttori e manutentori del verde che già oggi si approcciano con spirito costruttivo a queste nuove sfide. Ma i florovivaisti da soli non bastano”.

 

Brusa ha poi indicato la direzione da seguire: “Occorre una maggior sensibilità politica ed indirizzi amministrativi precisi per promuovere incentivi per l’efficienza idrica nelle aziende agricole e nei giardini urbani; investire in infrastrutture di stoccaggio e distribuzione, che riducano gli sprechi e migliorino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici; educare e sensibilizzare la popolazione sull’uso consapevole dell’acqua, partendo dalle scuole e dalle comunità locali.

In particolare, su quest’ultimo punto Brusa ha sottolineato che: “Qui emerge con forza il cambiamento culturale cui sono chiamati gli operatori del settore: non più solo giardinieri ma veri e propri professionisti nella gestione dell’acqua. Oggi occorre immaginare il verde delle nostre città in una prospettiva futura: sulle specie vegetali da piantare in relazione ai cambiamenti climatici per garantire la sopravvivenza delle stesse ed un contesto urbano sicuro e piacevole. Con scelte oculate si eviterebbero disastri nel verde urbano in occasione di forti eventi metereologici”.

Le conclusioni di Brusa. ”Oggi la società non chiede  più semplici prestatori di servizio ma veri e propri agricoltori urbani che con la loro opera coltivano l’ambiente in cui vive la maggior parte della popolazione. Si tratta di un radicale cambiamento culturale cui sono chiamati gli operatori del settore ma richiede una nuova sensibilità da parte di amministratori, politici e cittadini. Ed è proprio per dare voce agli operatori del verde e per permettere un proficuo confronto con tutte le parti sociali, politiche professionali e civili che Confagricoltura sta strutturando una forma di rappresentanza organizzata, il sindacato degli operatori del verde, gli agricoltori urbani del terzo millennio”.

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