che bella la nostra Social Valley”

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“Si declinano tante ‘valley’ in Emilia-Romagna, ma non si è mai parlato di una Social Valley. E’ quella che può sorgere qui: dobbiamo mettere a frutto l’incredibile capitale umano che c’è a Reggio”. Davide Prandi, che ha vissuto molto all’estero, di città in trasformazione ne ha viste parecchie. Guai, quindi, a sottovalutare le potenzialità di Reggio. L’assessore che ha, tra le altre cose, le deleghe alla Cura della città, ai rifiuti, alla partecipazione e alla Consulte, ci permette un bell’excursus proprio partendo dal viaggio che il Carlino Reggio ha compiuto nei vari quadranti della città. “Nei primi sei mesi in Comune ho trovato una città vivà, bene organizzata, volenterosa di fare. Forse il mio compito è un po’ quello di indicare una strada per il futuro, su dove vogliamo andare”.

Dove, di preciso?

“L’ho detto a tutti quelli che ho incontrato: siamo in una crisi globale enorme. Malgrado le cose straordinarie che facciamo, viviamo sempre un affanno, un senso di frustrazione di cui non vediamo la conclusione. C’è quindi la necessità di fermarsi e di vivere la consapevolezza di tutto il buono c’è a Reggio”.

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Città che deve andare oltre la solita etichetta di culla degli asili e dell’educazione?

“A Reggio c’è un capitale sociale incredibile. Una ricchezza che tiene insieme il sistema educativo, quello economico, le varie filiere, il parmigiano, l’automotive. Una struttura sociale che va curata, serve una nuova ‘generazione’ urbana, senza ‘ri’ davanti. E in tutto questo sia dalle Consulte, sia dall’associazionismo e dal terzo settore ho avuto ottime risposte. Voglio che la valorizzazione del terzo settore sia il motore della città”.

Arrivando alle Consulte, quali i temi per lei più centrali?

“Ringrazio molto l’amministrazione precedente per la scelta di crearle. E credo che come strumento siano molto meglio delle classiche circoscrizioni: se noi rispondiamo con strumenti di governance passati, la partecipazione non la recuperiamo più. E in questo senso il Patto d’Ambito può rispondere al meglio alle esigenze di tutti”.

Le riunioni con le Consulte sono state partecipatissime.

“Ho visto oltre 40 persone riunirsi alle 10 di sera, un senso di appartanenza non comune”.

Sui problemi sollevati, peggio la viabilità o i rifiuti?

“Siamo contenti del sistema dei rifiuti. Certo, qualcosa va migliorato. Tipo la qualità della plastica raccolta: deve calare la percentuale di scarto, ora al 40%, e aumentare il riciclo. Possiamo farlo insieme: siamo bravi a gestire i rifiuti, ma ne andrebbero prodotti meno pro-capite”.

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E sul tema degli abbandoni?

“Vogliamo rafforzare la squadra degli accertatori. Oggi ce ne sono in campo 6 di Iren, ai quali aggiungeremo delle guardie ecologiche volontarie e degli addetti dell’Ausl, più che raddoppiando il personale attuale. Che può elevare sanzioni ‘solo’ amministrative, ma a questo proposito metteremo anche ‘fototrappole’ in alcune zone della città”.

Dove?

“Su questo tema ci sarà un incontro tra 7 giorni. Va segnalato l’ottimo lavoro in atto con il terzo settore, che d’intesa con Iren si muove per ripulire in maniera complementare la città”.

Anche sicurezza e viabilità sono temi caldissimi: dove è più urgente intervenire?

“I controlli di comunità, ora attivi anche in centro storico, stanno andando bene. Sulla manutenzione stradale mi piacerebbe invece incrementare lo stanziamento ogni anno per cinque anni, questo come altri sono nodi più presenti nel forese, dove è fondamentale far sopravvivere i servizi di prossimità, dalle scuole a banche e negozi”.

Insomma, il sistema dei patti di collaborazione sui rifiuti sembra un modello per tutta la strategia delle Consulte.

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“Vogliamo estendere questo esempio a più ambiti co-progettabili del Comune. Chiudendo sulle Consulte, abbiamo una serie di incontri a cadenza trimestrale, il 7 giugno faremo la Consulta cittadina e a ottobre il Consiglio comunale aperto. Il percorso riguarda anche la possibile revisione del regolamento, che per me è un obiettivo di metà mandato. Potrebbe cambiare qualcosa, come la scelta dei membri anche sulla base di sorteggi. Vediamo, dobbiamo lavorare per governance più fluide. Questo tipo di amministrazione condivisiva può essere una risposta alla crisi della partecipazione elettorale”.

Tema stazione storica, a che punto siamo con la call di riqualificazione?

“Come noto, mettiamo in campo un ‘urbanismo tattico’, con il place making vogliamo ripensare i luoghi in base alla socialità che li abita. La stazione, che non è una ‘malattia’ della città, deve essere un laboratorio per sperimentare metodi e modelli, dobbiamo invertire la narrazione. Stiamo già coinvolgendo il Festival Rigenera, l’Ordine degli Architetti e a settembre alla Place Making Week lanceremo il dibattito sulla città che vogliamo”

Non può bastare l’Esercito, ma non bisogna nemmeno perdere altro tempo…

“Quello è un passaggio da fare, ma non è risolutorio. Servono cultura, più dopo-scuola, valorizzazioni degli spazi e relazioni positive. Entro l’anno presenteremo le prime iniziative di urbanismo tattico. Primi esempi li vedremo altrove, in primis al parco di Villa Bagno”

Infine il Bosco di Ospizio e le proteste. Il suo parere?

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“Si è andati avanti in maniera paziente e nel rispetto delle leggi. Si prosegua, con l’impegno a migliorare il progetto e a renderlo il più sostenibile possibile. Certo, con la stessa forza con la quale ci lamentiamo, dovremmo scandalizzarci dei 20 anni passati aspettando quei lavori. Ci saranno istruzione, servizi, una casa di comunità: è ora di dare nuova vita a quegli spazi”.



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