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Sentiamo che la società non ci propone di trovare una nostra realizzazione personale, uno sviluppo della identità personale. Se si vuole fare politica in modo nuovo bisogna ripartire da qui, è necessario acuire lo sguardo, vedere e ascoltare in profondità le speranze e le domande che fanno le persone e i giovani in particolare
In questi giorni, a seguito dell’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, dopo la grande sorpresa per una vittoria data per poco probabile da tutti, c’è ora una forte indignazione e sorpresa per i modi non propriamente eleganti del neo-presidente. Penso non ci sia molto da sorprendersi, il personaggio lo conoscevamo già molto bene. Quello che penso sia necessario leggere è quale sia il significato, in questo momento storico, della elezione di Trump. Ma prima va detta chiaramente una cosa: l’elezione di personaggi come Trump sono quello che può capitare in una democrazia. È già successo più volte nella storia che leader anche dichiaratamente antidemocratici siano riusciti a conquistare il potere tramite libere elezioni.
Gli esempi sono tantissimi, basti pensare a Meloni o a Berlusconi.
Se quindi pensiamo che la democrazia sia il sistema di scelta del governo di un Paese migliore che ci sia, o agli Stati Uniti come la “più grande democrazia del mondo”, dobbiamo anche accettare che questo sistema abbia in sé la possibilità di avere questo tipo di effetti.
Proprio per questa “imperfezione” della democrazia esistono norme di struttura degli Stati (le Costituzioni) che sono, o dovrebbero essere, molto difficili da smontare, proprio per garantire la continuità del passaggio dei poteri da un governo al successivo.
Detto questo, io penso che al di là della propaganda, va capito perché certe proposizioni politiche vengano accettate dalla maggioranza degli elettori. Va capito qual è il pensiero di questi elettori che scelgono una proposta politica di questo tipo, qualcosa di impensabile per altri. Perché di fatto gli elettori, scegliendo un messaggio che gli viene proposto, dicono qualcosa del loro pensiero sul mondo. Non sono d’accordo che le fake news siano in grado di orientare le maggioranze. Certamente hanno un effetto su minoranze suscettibili e anche importanti nel conteggio totale del consenso. Ma deve esserci qualcos’altro che fa cambiare opinione e pensiero degli elettori sulla realtà per cui scelgono qualcuno invece di qualcun altro. Deve esserci qualcosa nella percezione e poi nell’idea che si sono fatti gli elettori della politica di una parte rispetto ad un’altra, che li fa scegliere di eleggere qualcuno piuttosto che qualcun altro. Un’idea per cui ci possa essere un miglioramento nella vita propria e di tutti. Credo che innanzitutto sia profondamente sbagliato pensare che gli elettori siano stupidi. Quello che si può pensare è che possano essere ingenui, questo sì. Che possano credere a facili promesse. Ma l’errore è criticare l’ingenuità senza andare a vedere cosa dicono quelle promesse che vengono fatte e che cosa significano per le persone che sperano che quelle promesse si avverino. Naturalmente in questa mia critica mi riferisco in particolare alla sinistra: è profondamente sbagliato criticare gli elettori perché questi invece vanno ascoltati e compresi, soprattutto quando decidono di votare per altri. E se alla fine si vede che in qualcuno c’è un difetto di comprensione di una realtà complessa, cerchiamo di capire perché c’è quel difetto di comprensione. Quindi farsi domande come: perché l’immigrazione viene percepita come un problema? Nessun pensiero nasce senza un motivo. È sempre per una reazione a qualcosa. Il pensiero umano ha sempre un rapporto con la realtà. Va quindi capito qual è quel qualcosa che l’ha provocato e poi eventualmente cercare di capire perché quella reazione possa non essere una buona reazione. Magari la causa, la noxa che genera una reazione non è la reale causa. Magari la preoccupazione per l’immigrazione non è dovuta realmente all’immigrazione ma è dovuta ad altro. Ma se non ci facciamo queste domande non capiremo mai perché si diffondono questi pensieri. Dovremmo iniziare col chiederci: come vivono le persone? Come stanno? Stanno bene? Stanno male? E quindi: chi sta male, perché sta male? E chi sta bene, perché sta bene? Le società occidentali sono ricche, anzi ricchissime. Ci sono possibilità che nella storia erano impensabili. Malgrado tante infinite possibilità, sappiamo bene che ci sono difficoltà, che ci sono tanti che sentono di non stare bene. Non è quindi solo una questione economica, una questione di bisogni, che certamente vanno soddisfatti. Sono continui gli studi sul malessere in particolare tra i giovani, ma nessuno ha idea di quale sia realmente la causa. Un recente studio finanziato dall’Unione europea la individua nell’uso dei social network a seguito della pandemia o la mancanza di lavoro: certamente cose negative, ma possiamo dire che siano realmente la causa ultima? Altro elemento da considerare è il fatto che qui si parla di malessere, non di malattia. Se si vanno a vedere le diagnosi di vera e propria malattia mentale, l’incidenza percentuale sul totale della popolazione è sempre costante nel tempo. Se è così, allora dobbiamo pensare che si tratta di qualcosa dovuto a una realtà esterna, la reazione a qualcosa nella società e nella vita che facciamo che non ci corrisponde. Qualcosa che sentiamo non abbia senso, qualcosa che ci fa pensare di non star facendo “la cosa giusta per me”. Sentiamo che la società non ci proponga di trovare una nostra realizzazione personale, uno sviluppo della identità personale. Il discorso sul perché è evidentemente complicatissimo. Quello che mi preme dire è che se si vuole fare politica in modo nuovo bisogna ripartire da qui, è necessario acuire lo sguardo, vedere e ascoltare in profondità le speranze e le domande che fanno le persone e i giovani in particolare, visto che sono i cittadini del futuro. Capire e vedere che la politica di volere una maggiore distribuzione di risorse materiali è certamente importante ma non è affatto sufficiente. La sinistra deve farsi domande e cercare risposte: che cosa nella attuale società crea ansia e depressione nei giovani? Veramente è solo l’uso dei social network? Una volta si diceva della Tv ma siamo sopravvissuti. Forse dobbiamo pensare che l’uso eccessivo sia il sintomo di altro. Si tratta di un effetto, non di una causa. Poi certamente in una situazione di difficoltà l’uso eccessivo porta ad ulteriori problemi, questo è ovvio. Ma chiediamoci per prima cosa perché questo accade. Come altre volte la mia cantilena alla Sinistra, spero non fantomatica, è quella di studiare e cercare di capire, non accontentarsi delle solite storielle dell’essere umano cattivo perché vuole la conoscenza e che deve quindi soffrire per tutta la vita per aver tradito il patto con dio. Invece di accontentarsi di vivere nel paradiso terrestre della modernità… l’essere umano vuole vedere e sapere di se stesso e degli altri. Ecco la favoletta del peccato originale andrebbe rigirata e andrebbe visto che è «Il vedere che l’essere umano vuole» (M.Fagioli, Teoria della nascita e castrazione umana, L’asino d’oro edizioni 2012 pag.76). E volere la conoscenza non è cattiveria o malignità, è una esigenza fondamentale fin dalla nascita. È necessario pensare fuori dagli schemi del pensiero “normale”, metterci sinceramente e profondamente in ascolto, non cercare soluzioni sbrigative e solo materiali e razionali. Dobbiamo cercare di comprendere cosa nasconde quel malessere, perché può dirci molto della società in cui viviamo e di come dovremmo cambiarla. La costruzione di una nuova Sinistra passa necessariamente da una nuova comprensione e pensiero sull’essere umano visto che tutte le teorie del passato hanno fallito, come le vittorie della destra dimostrano inequivocabilmente.
In foto: Il muro di Banksy, Bruxelles 2022 (Miguel Discart)
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