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Quasi tutti i partiti tedeschi sono per il sostegno civile e militare dell’Ucraina
| Bildquelle: Reuters Sofila Gatilova

Sostegno all’Ucraina

Stando al loro programma elettorale, SPD, Verdi, FDP e CDU/CSU vogliono continuare a fornire all’Ucraina sostegno civile e militare, quindi assistenza finanziaria, umanitaria ed economica e fornitura d’armi. I socialdemocratici hanno messo, però, il veto alla consegna dei missili da crociera tedeschi Taurus, alla cui consegna sono, invece, favorevoli i liberali.

La posizione dell’AfD sul sostegno all’Ucraina non è molto chiara. Nel suo programma si legge, però, che  l’Ucraina, in futuro, dovrà essere uno “Stato neutrale” al di fuori dell’UE e della NATO. L’AfD è inoltre favorevole alla revoca di tutte le sanzioni contro la Russia e alla rimessa in funzione del gasdotto Nord Stream.

Per il partito Die Linke, la Germania deve sforzarsi di risolvere i conflitti armati per via diplomatica, posizione condivisa anche dal Bündnis Sarah Wagenknecht, che chiede anche la fine delle forniture di armi e del sostegno finanziario all’Ucraina ed è contrario alle sanzioni contro la Russia, perché, a suo avviso, danneggiano solo la popolazione.

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La posizione sul conflitto nella Striscia di Gaza

È un tema meno presente nei programmi elettorali, rispetto al conflitto tra Ucraina e Russia. Vi fa cenno la CDU/CSU, che sottolinea la particolare responsabilità della Germania nel sostenere Israele, anche militarmente, vista la storia e la Shoah. L’obiettivo è la pace in Medio Oriente, raggiungibile, secondo l’Unione, attraverso la soluzione dei due Stati per una convivenza tra israeliani e palestinesi. Anche il Bündnis Sarah Wagenknecht (BSW) ne parla: niente forniture di armi a Israele e l’impegno a lavorare per una soluzione a due Stati.

Aumento della spesa militare tedesca e impegno con la NATO

SPD, Verdi, FDP e anche l’Unione, quindi CDU e CSU, sono più o meno sulla stessa linea e cioè, per tutti la spesa per la difesa deve ammontare ad almeno il 2% del PIL. Questo corrisponde agli impegni presi con la NATO e si raggiungerà nei prossimi anni soprattutto grazie al budget straordinario di 100 miliardi di spese militari deciso dalla coalizione semaforo.

I Verdi e i liberali possono immaginare un investimento permanente superiore al 2%. Habeck ha parlato addirittura addirittura del 3,5%. Un tema che divide il partito che era nato come pacifista. In ogni caso i Verdi, come anche la SPD, sottolineano l’importanza della NATO e vogliono rafforzare, al suo interno, la posizione dell’UE.


Olaf Scholz e Ursula von der Leyen
| Bildquelle: Reuters Yves Herman

L’AfD ha scritto nel proprio programma elettorale che rifiuta “l’espansione dell’UE e della NATO verso est”. Inoltre, finché non ci sarà un’alleanza militare europea indipendente ed efficace, l’adesione alla NATO e un ruolo attivo della Germania nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa rimangono elementi centrali della sua strategia di sicurezza. Questo fa intendere chiaramente che, a lungo termine, l’AfD vede la Germania fuori dalla NATO.

Anche per la Linke e per il partito di Sarah Wagenknecht, la NATO non sarebbe “adatta” a una politica di sicurezza nell’interesse della Germania. Di conseguenza, l’obiettivo della spesa militare pari al 2% del PIL per la NATO è, secondo loro, irrilevante. La NATO, dovrebbe quindi essere sostituita da un impianto di sicurezza comune per l’Europa, che coinvolga anche Russia e la Turchia.

Il futuro della Bundeswehr, l’esercito tedesco

La SPD è per un servizio militare flessibile, basato sul volontariato, così come anche l’FDP e i Verdi. Questi ultimi, però, insistono anche sul rendere più attraente la Bundeswehr e formare più unità in cui militino insieme soldati di diversi Paesi dell’UE. Nemmeno la Linke e il Bündnis Sarah Wagenknecht vogliono il servizio militare obbligatorio.

CDU e CSU, così come anche l’AfD, sono per la reintroduzione del servizio militare obbligatorio.

La parola all’esperto

Le dichiarazioni di Trump negli ultimi tempi hanno monopolizzato la politica internazionale. Dalla sparata sull’annessione della Groenlandia, alla richiesta di lasciare la ricostruzione di Gaza agli Stati Uniti per farne la “Riviera del Medio Oriente”. E stando a questa fantascientifica proposta di Trump, i cittadini palestinesi dovrebbero lasciare il Paese. Quanto il prossimo futuro geopolitico dipenderà da Washington e da un presidente, Donald Trump, totalmente imprevedibile? Lo abbiamo chiesto a Gianandrea Gaiani, direttore del magazine online “Analisi Difesa”.

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Gaiani fa notare come le esternazioni “avventuristiche” di Trump stiano mettendo gli USA in diretto contrasto con tutti: dalla Cina con la questione dei dazi, al Canda e al Messico, fino all’Europa con la boutade relativa alla Groenlandia e la pretesa di imporre dazi, per poi, però, ritirarli qualora l’Europa comprasse armi americane, spendendo il 5% del proprio PIL. In questo modo, l’America di Donald Trump rischierebbe, secondo Gaiani, di mettersi in una posizione di ostilità sia nei confronti di vicini e alleati, oltre che nei confronti dei cosiddetti “competitors”.



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