Roghi di veleni nel verde:«È il business ecomafia»

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La Campania non è più la destinazione ultima del traffico di rifiuti, ma un’area di transito verso Puglia, Basilicata e Calabria, le nuove «terre dei fuochi» e delle discariche abusive. È quanto emerge dalla maxi inchiesta condotta dai carabinieri del Gruppo per la Tutela dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, agli ordini del colonnello Pasquale Starace, e coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia di Lecce, che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza custodia cautelare nei confronti di 9 persone, ritenute responsabili a vario titolo del reato di associazione a delinquere, attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, impedimento al controllo e gestione illecita di rifiuti.

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Le basi

Nel corso delle operazioni, i carabinieri del Noe hanno eseguito anche il sequestro di tre società di trattamento/recupero rifiuti di Giugliano in Campania, Onano (Viterbo), San Martino Valle Caudina (Avellino), tre capannoni industriali a Pulsano (Taranto) e Cassano allo Ionio (Cosenza), due terreni agricoli a Villapiana (Cosenza), 25 automezzi (rimorchio e motrice), nonché la somma di un milione di euro ritenuto il frutto dell’attività illecita. Sono 37 le persone indagate, molte delle quali hanno evitato l’arresto in seguito agli interrogatori preventivi che si sono tenuti nei giorni scorsi. Gli indagati avrebbero gestito illecitamente 3.339 tonnellate di rifiuti speciali in 124 trasporti ricostruiti nel corso delle indagini. Tutto ruotava attorno all’azienda EKO srl di Onano (Viterbo) che aveva la disponibilità di un impianto autorizzato al trattamento dei rifiuti avrebbe messo a disposizione documenti e formulari per poter effettuare la movimentazione di ingenti quantità di rifiuti industriali, provenienti dalla Puglia e Campania e dirette per lo smaltimento illecito in alcuni siti tra le province di Taranto, Cosenza, Avellino e Matera.

I depositi

Terreni e capannoni in disuso – è emerso nel corso delle indagini dei carabinieri del Noe di Napoli – venivano riempiti di rifiuti industriali, speciali e pericolosi, il tutto grazie a un sistema collaudato che prevedeva la complicità di autisti, organizzatori dei trasporti, intermediari e imprenditori. Tra gli indagati finiti agli arresti domiciliari figura anche Raffaele Arzillo, 45enne di Lusciano (Caserta) ritenuto uno degli intermediari, mentre uno dei luoghi di smaltimento è stato individuato nello stabilimento della ex «Ilas Alveolater srl» di San Martino Valle Caudina (Avellino), che era già stato un sito di deposito di rifiuti speciali. Mente dell’organizzazione – hanno ricostruito gli investigatori – sarebbe l’imprenditore Claudio Botticelli, 66enne di Abano Laziale, titolare della EKO srl.

I trucchi

Il sistema ideato avrebbe permesso ad almeno una decina di aziende di smaltire balle reggiate composte prevalentemente da scarti provenienti dal trattamento dei rifiuti speciali-industriali, frazione indifferenziata di rifiuti solidi urbani e scarti tessili. Il tutto a prezzi nettamente inferiori a quelli previsti, con un risparmio notevole sui costi. Il secondo passaggio prevedeva il transito dalla Campania verso i siti di stoccaggio illegali. Dopo essere stati raccolti e trasportati, invece di essere conferiti in siti di smaltimento o recupero autorizzati, i rifiuti finivano nei depositi abbandonati o su terreni in particolare tra la Puglia, la Basilicata e la Calabria, dove spesso venivano appiccati anche roghi per distruggerli.

Lo sfregio

Spesso le aree trasformate in discariche abusive erano di particolare pregio naturalistico, affacciate su strade comunali e provinciali a ridosso delle aree rurali più isolate. Una filiera del commercio illecito di rifiuti che prevedeva ogni fase: consegna, ricezione, intermediazione, trasporto e smaltimento abusivo. Un sistema che conveniva a tutti, secondo l’accusa: dall’azienda produttrice del rifiuto che riusciva a smaltire con costi molto bassi, agli intermediari che lucravano sul trasporto, agli stessi trasportatori e alle aziende che non smaltivano attraverso i canali ufficiali i rifiuti, abbandonandoli senza alcun trattamento.

Le principali discariche abusive sono state individuate dai carabinieri del Noe a Villapiana e Cassano allo Ionio (Cosenza), Ferrandina (Matera), Pulsano (Taranto), dove i rifiuti pericolosi venivano abbandonati senza alcun trattamento. Questa operazione permetteva a tutti di risparmiare denaro. L’inchiesta, però, ha permesso di scoprire le nuove frontiere dello smaltimento illegale dei rifiuti, che continua a vedere la Campania protagonista, ma stavolta con il ruolo principale di intermediazione.
 





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