Scandalo migranti in Campania: tutti i dettagli dell’inchiesta che ha travolto il Pd

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Scandalo migranti in Campania: tutti i dettagli dell’inchiesta che ha travolto il Pd

Un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno ha scoperchiato un vasto sistema di corruzione legato ai flussi migratori, portando all’arresto di 36 persone, tra cui Nicola Salvati, tesoriere regionale del Partito Democratico in Campania, finito agli arresti domiciliari. L’indagine riguarda una presunta associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, corruzione, falso in atto pubblico e autoriciclaggio.

Immigrati in Campania: l’inchiesta della DDA e il ruolo di Salvati

Secondo la Procura, il sodalizio criminale operava attraverso la produzione e la gestione di migliaia di richieste fittizie di nulla osta al lavoro per cittadini extracomunitari, sfruttando i decreti flussi e le normative sull’emersione. L’organizzazione, composta da intermediari stranieri, datori di lavoro compiacenti, referenti di patronati e pubblici ufficiali, avrebbe generato oltre 2mila pratiche false, garantendo permessi di soggiorno irregolari a cittadini extracomunitari disposti a pagare tra i 7mila e gli 8mila euro per ogni domanda.

Al centro dell’inchiesta vi è proprio Nicola Salvati, commercialista di Poggiomarino ed esponente di spicco del PD campano, che, insieme al padre Giuseppe, avrebbe avuto il compito di “aggiustare” la documentazione necessaria per la presentazione e l’approvazione delle pratiche. Secondo il Gip, il loro ruolo non si limitava solo alla falsificazione dei documenti, ma anche alla gestione del flusso di denaro illecito attraverso false fatturazioni e operazioni di riciclaggio, in collaborazione con Raffaele Nappi, imprenditore considerato il fulcro dell’intero meccanismo.

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Un sistema ben rodato e la finestra del click day

L’indagine ha evidenziato come il gruppo criminale si avvalesse di aziende fittizie registrate su terreni di proprietà degli indagati e di datori di lavoro compiacenti che attestavano fittiziamente la disponibilità a impiegare i lavoratori stranieri. Durante le operazioni di sequestro, sono stati recuperati oltre 80mila euro in contanti, presumibilmente derivanti dalle operazioni illecite.

La procedura prevedeva che le richieste venissero inserite telematicamente durante i “famigerati” click day, eventi in cui le domande di nullaosta vengono caricate in massa sul portale del Ministero dell’Interno. Per ovviare ai limiti previsti per i privati, che potevano inserire solo un numero limitato di pratiche tramite SPID, l’organizzazione si serviva di patronati e professionisti abilitati, che, dietro compenso, si occupavano di gestire centinaia di richieste per volta. I funzionari delle Prefetture e degli Ispettorati del Lavoro di Napoli e Salerno avrebbero ricevuto tra i 500 e gli 800 euro a pratica per garantire il buon esito delle domande.

Il Pd ha sospeso il tesoriere campano

Il Partito Democratico ha immediatamente preso le distanze dall’arresto del suo tesoriere campano. Il commissario del PD in Campania, Antonio Misiani, ha dichiarato in una nota ufficiale che, “ai sensi dello Statuto e del Codice etico del PD”, Nicola Salvati è stato “cautelativamente sospeso dall’anagrafe degli iscritti e sollevato dal suo incarico di tesoriere”.

Il caso politico: l’esposto di Meloni e l’incrocio con la vicenda Almasri

Lo scandalo assume un ulteriore rilievo politico alla luce di un esposto presentato lo scorso giugno dalla premier Giorgia Meloni al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. La presidente del Consiglio aveva denunciato numeri anomali nelle richieste di nullaosta, evidenziando come in Campania meno del 3% degli stranieri entrati con questa procedura avesse poi sottoscritto un contratto di lavoro. L’indagine era già in corso, ma l’allarme lanciato da Meloni ha contribuito ad attirare ulteriore attenzione sul fenomeno.

Non sono mancate le reazioni dal mondo politico. Lo scandalo campano si sta rivelando utile per la maggioranza per contrastare le critiche e le polemiche relative alla vicenda Almasri. Andando a puntare l’indice su una Regione a guida Pd. Così Meloni sui social: “Per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli. Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema (…) L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”. 

“Quanto sta emergendo dall’inchiesta conferma che Giorgia Meloni aveva ragione – ha aggiunto il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami – Che era vero che il “click day” presentava delle anomalie pericolose che potevano configurare reati, e che invece avevano torto gli esponenti del Pd che allora si affrettarono a parlare di “propaganda” o di “spot”. Anzi, adesso scopriamo che tra i 36 arrestati c’è anche il tesoriere del Pd in Campania. Chissà se gli esponenti dem hanno ancora il coraggio di ridicolizzare l’iniziativa del presidente Meloni. Anzi, da questa vicenda emerge che una certa sinistra sembra essere più sodale coi trafficanti anziché solidale coi migranti”.

E il governatore campano Vincenzo De Luca? Pur essendo esponente del Pd, non ha lesinato critiche al proprio partito:  “Bisognerebbe chiedere a un valoroso statista di nome Misiani, che fa il commissario del Pd campano. In questo momento il Pd della Campania non esiste, è sequestrato da due anni, quindi bisognerebbe chiedere ai sequestratori”. Così a chi gli ha chiesto un commento sull’arresto di Salvati.



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