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[Valter Canavese]

Nella convulsa ricerca della pace, in un mondo che all’alba del 2024 registrava 56 conflitti, il più alto dal termine della II guerra mondiale, merita il giusto riconoscimento e spazio l’inaugurazione, a novembre dello scorso anno, del nuovo Dottorato di Interesse Nazionale in Peace Studies (Studi per la Pace), nato dall’impegno profondo della Rete delle Università per la Pace (Rete CRUI) – RuniPace -.

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Primo in Italia di questo genere il Dottorato di Interesse Nazionale si fonda sui valori della Carta delle Nazioni Unite, la Dichiarazione universale dei diritti umani, l’ordinamento dell’Unione Europea e la Costituzione Italiana, oltre a diversi accordi di cooperazione internazionale dei quali l’Italia è parte, le articolazioni dei Sustainable Development Goals (SDG) dell’Agenda ONU 2030 nonché al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Piano Nazionale per la Ricerca (PNR).

Due anni di preparazione, valori condivisi, incontri, uniti ad una discreta dose di testardaggine, sono la spina dorsale di corsi di laurea di livello triennale e magistrale, centri di ricerca dedicati allo studio della pace e per la pace ed ora allo sviluppo a livello dottorale di saperi specialistici, attività di ricerca di alta qualificazione, pratiche e competenze trasversali utili per individuare e prevenire situazioni di potenziale conflitto. Sono 36 le Università italiane che hanno aderito al progetto, coordinato da La Sapienza di Roma nella persona di Alessandro Saggioro, con lo scopo di sviluppare in Italia una formazione superiore nell’ambito delle tematiche della pace, dei diritti umani, degli studi su conflitto e pace, del disarmo e della costruzione di società inclusive e sostenibili.

Agli atenei coinvolti si sono uniti alcuni soggetti esterni quali, tra gli altri, la Società Geografica Italiana e l’istituto Buddhista Italiano Soka Gakkai (che ha messo a disposizione due borse di studio).

L’idea alla base è stata ben definita nella presentazione del corso da EnzaPellecchia e MarcoMascia, coordinatori della Rete delle Università per la Pace come “una risposta alle sfide di questo momento storico: un momento nel quale la guerra come strumento di soluzione violenta dei conflitti sembra dilagare ed è sempre più vicina a noi”. Noi riteniamo invece che i saperi – di qualunque ambito accademico – possono e devono contribuire alla creazione di società pacifiche. Questo dottorato esprime con chiarezza l’impegno delle Università italiane, in coerenza con l’art. 11 della Costituzione “.

Il Dottorato si concentra sulle tematiche del conflitto e della pace attraverso la ricerca avanzata e l’applicazione pratica delle competenze da acquisire attraverso i 10 curricula formativi. I dottori di ricerca in Peace Studies dovranno essere capaci di analizzare, con un approccio interdisciplinare, le dinamiche del conflitto e della pace, della riconciliazione e della mediazione. In una prospettiva di lunga durata e in un’ottica di interazione continua tra tradizione e innovazione, temi quali la prevenzione e gestione dei conflitti attraverso l’incontro, il dialogo, il riconoscimento, la sintonia, la coesistenza e il rispetto tra diversità culturali, sociali e religiose, la tutela dell’ambiente naturale e umano.

Il Dottorato è organizzato in 10 curricula formativi: 1. Tecnologia, sostenibilità e pace; 2. Identità, memorie, religioni e pace; 3. Diritti umani, diritti dei popoli e costruzione della pace; 4. Educazione alla pace e migrazione; 5. Architettura e paesaggio di pace; 6. Spazio, territori, risorse e narrazioni nella prospettiva della pace; 7. Economia della pace; 8. Immaginari di pace nelle culture letterarie, artistiche e filosofiche: dinamiche socio-antropologiche, aspetti giuridici e critici del conflitto; 9. Giustizia riparativa, giustizia di transizione e trasformazione non violenta dei conflitti; 10. Dinamiche, processi ed attori nelle relazioni internazionali

Al termine del percorso formativo i dottori avranno una gamma di possibilità di impiego che andranno da funzionari o consulenti del settore pubblico o privato per il disegno, lo sviluppo e la realizzazione di programmi, progetti e politiche di convivenza pacifica e sostenibile;
 – operatori della cultura e della comunicazione, giornalisti, addetti stampa e pubbliche relazioni nel settore pubblico e privato  anche con riferimento all’uso delle tecnologie e dei social media;
– docenti e operatori di istituti di formazione con responsabilità progettuale nell’ideazione di percorsi didattici innovativi e trasversali sulle tematiche della pace, dei diritti umani, del dialogo interculturale e della trasformazione del conflitto;
– formatori  per coordinare e realizzare progetti didattici relativi alle tematiche della pace e della trasformazione del conflitto;

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– analisti di conflitto (Conflict Mapping, sviluppo di scenari), operatori di pace di terreno in contesti di conflitti;
– ingegneri, architetti, urbanisti, designer esperti nella progettazione e nella gestione di interventi di protezione e messa in sicurezza della popolazione nelle aree di crisi.

Nella ricchezza formativa, che segna tutto il percorso di studi del il Dottorato di Interesse Nazionale in Peace Studies, un ruolo importante è svolto dall’Università di Cagliari che si è impegnata nella attivazione di una serie di materie fondamentali nel corso, questo anche grazie all’impegno della professoressa Aide Esu, della facoltà di Sociologia.

Per i dottorandi che saranno interessati al sesto dei dieci curricula formativi lo sviluppo del percorso sarà incentrato sullo “Spazio, territori, risorse e narrazioni nella prospettiva della pace”, sulla capacità di “leggere” lo spazio e di costruirlo aiuta la comprensione della complessità dei processi, sui due piani principali, quello micro (interpersonale) e quello macro (geografico-sociale e geografico-politico).

Gli obiettivi della ricerca e della formazione sono legati alla:

– didattica innovativa di metodologia della ricerca sociale, geografica e storico-internazionale nel campo degli studi per la pace;
– acquisizione di competenze utili a divulgare la comprensione dei problemi e delle ricerche e a rappresentare e condividere possibili percorsi verso la pace;

– confini e conflitti: storie di successful negotiations e/o innovazione nei metodi e nelle pratiche;
– esperienze internazionali a confronto su spazi di contrapposizione versus integrazione e risoluzione pacifica delle controversie;
– formazione degli Stati e processi di institutional building, controllo del monopolio della forza in conflitto e post-conflitto, con modelli a confronto;
–  processi inclusivi e simbolici trasformativi  quali eventi sportivi, attività sociali e didattiche) per la costruzione per la pace.

Il corso ha esercitato un forte richiamo per i candidati con 256 domande presentate per 41 posizioni delle quali 36 con borsa. Oltre ad una larga maggioranza di italiani, sono state presentate candidature da Colombia, Pakistan, Marocco, Costa Rica, Turchia (2), Svizzera, Ucraina, Costa d’Avorio, Egitto, Albania, Libano, Georgia, Cina.

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Non si può che augurare il più ampio successo a questa iniziativa che mette a disposizione una serie di strumenti vitali per annullare quei 56 conflitti che si abbattono sulla vita delle persone.

I bambini giocano alla guerra.
E’ raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
E’ la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo

(Bertolt Brecht)



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