Aumento dei costi energetici: al Senato De Poli accoglie l’allarme di Confartigianato Padova

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PIANO DEL GOVERNO È AUMENTARE CAPACITÀ DI STOCCAGGIO GAS, ACCELERARE SU RINNOVABILI VERSO NUOVO MODELLO ENERGETICO

 

Padova, 7 febbraio 2025 – Confartigianato Imprese Padova lancia l’allarme sull’ennesimo rincaro dei costi energetici che, nel primo trimestre del 2025, sfioreranno il +19% rispetto allo stesso periodo del 2024. Un aumento che colpirà duramente le imprese artigiane e le piccole e medie imprese del territorio, già messe alla prova da una congiuntura economica incerta e da un mercato sempre più competitivo.

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L’appello ad intervenire tempestivamente, lanciato dalla Sala Nassirya del Senato della Repubblica, dove l’associazione di categoria è stata ospitata dal Senatore Antonio De Poli, arriva dai vertici della Confartigianato padovana: il presidente Gianluca Dall’Aglio, i suoi vicepresidenti Federico Boin e Davide Lunardi, insieme dal responsabile dell’area tecnica e del Servizio Sos Energia di Confartigianato Simone Baruffa.

L’INTERVENTO DEL SENATORE DE POLI

“Occorre pianificare una strategia da mettere in campo contro i rincari energetici. Il piano del Governo è, da un lato, aumentare le capacità di stoccaggio di gas, nel caso in cui il prezzo attuale sia più basso di quello atteso per l’estate, mentre dall’altro lato, dobbiamo accelerare sulle rinnovabili per contenere l’aumento dei prezzi sull’elettricità”, ha detto il senatore Antonio De Poli (Udc), promotore dell’iniziativa in Senato. “Il caro-energia rappresenta un ostacolo per la competizione delle nostre imprese rispetto al resto d’Europa. La questione è all’attenzione del Governo e di tutta la maggioranza. Il Veneto e la Provincia di Padova, da sempre locomotiva economica d’Italia, non sono immuni dagli effetti dei rincari, sebbene la nostra provincia abbia il maggior numero di Impianti Fer (ovvero fonti energetiche rinnovabili). La sostenibilità economica delle piccole medie imprese è messa in discussione da vari fattori, in primis il contesto geopolitico, poi la crisi della Germania (a cui sono fortemente legati i mercati del Veneto e di tutto il Nordest) e, non ultimo, appunto i rincari legati all’energia”. Commentando la proposta di Confartigianato sui pannelli solari nei tetti dei capannoni, De Poli ha evidenziato che “il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha previsto, nell’ambito del decreto per il ‘Sostegno all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI’, 320 milioni di euro di fondi PNRR per le aziende che investono nell’autoproduzione di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici. Dobbiamo andare avanti in questa direzione, accelerando quindi come dicevo prima sulle rinnovabili per arrivare a un nuovo modello energetico”, ha concluso De Poli. .

Alla base dell’incremento dei costi che sono stati registrati vi è il rialzo del Prezzo Unico Nazionale (PUN), che a gennaio 2025 si è attestato su una media di 143 €/MWh, con un aumento del 44% rispetto a gennaio 2024 (99 €/MWh). Un dato che conferma l’Italia come uno dei paesi europei con le tariffe energetiche più alte: nel 2024 il PUN medio nazionale (108 €/MWh) risultava nettamente superiore rispetto a quello della Francia (58 €/MWh) e della Spagna (63 €/MWh). Anche a dicembre 2024, il costo dell’energia in Italia (135 €/MWh) era superiore rispetto a quello francese (98 €/MWh) e spagnolo (111 €/MWh). Questo divario rappresenta un ostacolo competitivo per le nostre imprese, che devono far fronte a spese energetiche ben più onerose rispetto ai loro concorrenti europei.

IMPATTI GRAVI SU DIVERSI SETTORI ECONOMICI

I rincari energetici pesano in modo significativo su alcuni settori chiave. Meccanica, servizi, carta, autoriparazione e legno sono tra quelli più esposti: per loro si stima un aumento del 35% nei costi della materia energia e un incremento del 19% nella spesa complessiva. Questo scenario mette in difficoltà molte realtà produttive, riducendo i margini di guadagno e rallentando gli investimenti.

UNA SITUAZIONE DI FRAGILITÀ SISTEMICA

 

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L’aumento dei costi è aggravato dalla forte dipendenza dell’Italia dalle importazioni di energia elettrica, che coprono il 17% del fabbisogno nazionale e provengono principalmente da Francia e Svizzera. Inoltre, il nostro sistema elettrico è ancora fortemente legato alle centrali termiche a gas, responsabili del 61% della produzione nazionale. Questa dipendenza dalle fonti fossili, unita a una produzione rinnovabile ancora insufficiente, espone il mercato italiano a una forte volatilità dei prezzi, come dimostrato dal picco di 280 €/MWh registrato il 20 gennaio 2025 alle ore 18:00.

GLI AUMENTI PER SETTORE

Il servizio SOS Energia ha sintetizzato l’impatto su alcuni settori economici nel confronto tra il 1° Trim. ‘25 e il 1°Trim. ’24, un aumento dei costi che sfiora il 20%.

“In generale, si osserva un aumento medio di circa il 35% per la spesa della materia energia e un aumento medio di circa il 19% per la spesa totale tra il 1° trimestre del 2024 e il 1° trimestre del 2025 per questi settori considerati. Questi dati mostrano l’impatto significativo dell’aumento del PUN sui costi delle imprese locali – spiega Simone Baruffa, Responsabile del Servizio SOS Energia di Confartigianato Imprese Padova”.

IL VENETO E LA PROVINCIA DI PADOVA: PRODUZIONE INSUFFICIENTE E SOLUZIONI POSSIBILI

Anche il Veneto risente di questo squilibrio. La regione produce circa 15 TWh di energia l’anno, mentre il consumo supera i 30 TWh, evidenziando un forte deficit produttivo. Nonostante gli investimenti nelle fonti rinnovabili, il fotovoltaico non è ancora riuscito a colmare il gap lasciato dalla dismissione delle centrali termoelettriche.

Padova, in particolare, è tra le province italiane con il maggior numero di impianti FER (Fonti Energetiche Rinnovabili), ma la gran parte di essi ha una potenza inferiore ai 10 kW, risultando insufficiente per sostenere la domanda energetica delle imprese locali.

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Secondo un’analisi svolta da Smart Land, se riuscissimo a installare pannelli solari sui tetti dei 16.912 capannoni industriali e artigianali della provincia di Padova, potremmo coprire l’84,5% del fabbisogno energetico delle nostre aziende. “È una strada che dobbiamo percorrere con determinazione, perché garantirebbe un importante sollievo per le imprese e ridurrebbe la nostra dipendenza dalle fonti fossili” – afferma Gianluca Dall’Aglio, Presidente di Confartigianato Imprese Padova.

IL DIBATTITO SUL NUCLEARE: UNA SOLUZIONE PER IL FUTURO, MA LE IMPRESE HANNO BISOGNO DI RISPOSTE IMMEDIATE

 

A fronte della crisi energetica e della necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento, il dibattito sull’energia nucleare torna al centro dell’attenzione. Confartigianato riconosce il potenziale di questa tecnologia per garantire una maggiore indipendenza energetica nel lungo periodo, ma sottolinea l’urgenza di interventi immediati per calmierare le bollette delle imprese.

“Non possiamo aspettare decenni per una soluzione che potrebbe essere efficace solo nel lungo termine. Le PMI hanno bisogno di risposte rapide, che passano attraverso misure di sostegno economico, incentivi per l’autoproduzione e una revisione del mercato energetico nazionale – dichiara Dall’Aglio”.

CONFARTIGIANATO CHIEDE INTERVENTI URGENTI

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Di fronte a questa situazione, Confartigianato sollecita il Governo e le istituzioni a intervenire con misure concrete per calmierare i costi energetici e sostenere le imprese. Tra le azioni necessarie: l’abbattimento degli oneri di sistema, un potenziamento degli incentivi per l’efficienza energetica e l’autoproduzione da fonti rinnovabili, interventi strutturali per ridurre la dipendenza dalle importazioni e diversificare le fonti di approvvigionamento, la revisione del mercato energetico nazionale, per allineare il costo dell’energia alle medie europee e garantire maggiore competitività alle imprese italiane.

“La sostenibilità economica delle imprese è messa a dura prova da questi continui rincari – spiega Federico Boin, Vice Presidente Vicario di Confartigianato Imprese Padova e Coordinatore delle categorie-. La crisi economica in Germania sta avendo un impatto significativo sull’intera Europa, colpendo in particolare la manifattura padovana. Le imprese artigiane, pilastro dell’economia locale, affrontano una contrazione della domanda estera e un aumento dei costi di produzione, aggravato dall’impennata dei prezzi dell’energia. Questo doppio shock mette a rischio un settore che rappresenta tradizione e identità del territorio. Senza interventi mirati, questa eccellenza rischia di essere compromessa. Confartigianato chiede azioni rapide e concrete da parte delle istituzioni a tutti i livelli per sostenere il comparto produttivo”.

Oltre a questo, sulle imprese pesa anche l’aumento delle tasse comunali e regionali conseguenza dei minori trasferimenti statali alle amministrazioni locali: “Questo incremento fiscale rischia di aggravare ulteriormente la situazione delle imprese artigiane – spiega Davide Lunardi, Vice Presidente di Confartigianato Imprese Padova e coordinatore dei mandamenti – chiediamo agli enti locali di valutare fusioni tra Comuni per ottimizzare le risorse, evitando di scaricare il peso della crisi sulle aziende”.

Confartigianato continuerà a monitorare la situazione e a sollecitare interventi a tutela delle imprese, affinché possano affrontare le sfide energetiche senza compromettere la loro crescita e sostenibilità economica.

“Le piccole imprese italiane affrontano costi energetici tra i più elevati in Europa, aggravati dagli oneri generali del sistema elettrico, che nel 2025 ammontano a circa 11 miliardi di euro. Questi oneri, strutturati in modo regressivo, penalizzano maggiormente chi ha minori consumi. Le piccole imprese manifatturiere con consumi inferiori a un milione di chilowattora annui non beneficiano delle agevolazioni per le imprese energivore né di misure di stabilizzazione dei prezzi come l’energy release, pur contribuendo ai relativi costi – spiega Valentina Bagozzi, Responsabile Settore Mercato, Energia e Utilities di Confartigianato Imprese. La prima cosa da fare è spostare con urgenza alcune voci degli oneri dalla bolletta ai proventi delle aste della CO2, come l’agevolazione alle imprese energivore che vale circa un miliardo e centomila euro l’anno ed il costo dell’energy release, stimata per il 2025 in un miliardo e quattrocento milioni circa. Si tratta di una strada già sperimentata nel 2022, quando per attenuare il caro energia, vennero prelevate le risorse per azzerare gli oneri dai proventi delle aste. Questa soluzione permetterebbe di ovviare a una stortura sistemica che vede famiglie e piccole imprese pagare per le agevolazioni e la transizione green delle imprese energy- intensive”.





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