il caso all’Aja. Nuova denuncia contro il governo

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Roma, 7 febbraio 2025 – Agli ancora forti echi dello scontro parlamentare sul caso Alamasri, ieri si è aggiunto un nuovo capitolo, proprio alla vigilia della discussione del caso al Parlamento europeo, martedì prossimo. Ieri, appunto, la Procura internazionale dell’Aja ha ricevuto una denuncia sull’operato del governo italiano per “ostacolo all’amministrazione della giustizia ai sensi dell’articolo 70 dello Statuto di Roma”. Fonti della Corte, tuttavia, hanno precisato che non è stato avviato alcun fascicolo e non sarà aperta alcuna indagine nei confronti del governo italiano. Si tratta, hanno spiegato le stesse fonti, di una delle centinaia di denunce che arrivano alla Procura internazionale, ma non è stata presa alcuna decisione. Però in questa denuncia, sono ancora una volta citati i nomi di Giorgia Meloni, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sui quali sarà acceso un faro a Strasburgo perché, spiega l’europarlamentare Pd, Annalisa Corrado, “il governo deve una spiegazione non solo al Paese ma all’Europa”.

Nuova denuncia contro il governo. L’ira di Tajani: indaghiamo la corte. .

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Ma in cosa consiste l’atto di denuncia? Intanto, il testo è stato trasmesso dai legali di un rifugiato sudanese che già nel 2019 aveva raccontato agli investigatori internazionali le torture che lui e la moglie avevano subito dal generale libico, quando entrambi erano stati imprigionati in Libia. Nelle 23 pagine depositate all’Aja, “corredate da numerosi allegati”, si precisa che Almasri entrò in Italia il 6 gennaio e rientrò il 18 gennaio, come precisa il legale di front-Lex. Secondo la denuncia, i rappresentanti del governo italiano “non hanno provveduto a consegnare il generale alla Corte penale internazionale” e avrebbero “abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire agli obblighi internazionali e nazionali”. Viene citato l’articolo 70 dello Statuto di Roma che disciplina i provvedimenti contro chi ostacola la giustizia internazionale.

Insomma, nuovo fuoco sul caso, per quanto la questione, al momento, non sembri impensierire Palazzo Chigi, che anzi ha appreso la notizia con irritazione, come traspare dalle parole del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani: “Ho molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata”. Diverso il commento del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, più morbido di come è apparso l’altro giorno in Aula: “Vorrei che ogni persona che ha commesso un reato fosse giudicata e, se trovata colpevole, condannata e la pena eseguita secondo le regole e le procedure”, ha detto. “Ieri si è anche detto che Almasri era un torturatore, a prescindere dal mandato sbagliato della Cpi. Ma se seguissimo questo criterio, neanche il tribunale di Norimberga avrebbe senso: i tribunali esistono perché devono rispettare le regole. Prima di tutto bisogna applicare le leggi, altrimenti torniamo a farci giustizia da sé. L’idea che un torturatore debba essere punito in quanto tale indipendentemente dal rispetto delle regole significa delegittimare la stessa esistenza dei tribunali internazionali”. Alla domanda se non gli dispiaccia che per una violazione di una regola un presunto torturatore come Almasri non sia stato giudicato, Nordio ha risposto: “Certo che mi dispiace”.

Insomma, il ‘pasticcio libico’ continua ad imbarazzare il governo, mentre le opposizioni continuano a loro volta ad attaccare il governo per come ha gestito la vicenda. La segretaria Pd Elly Schlein ha insistito sul fatto che “è Giorgia Meloni a dover rispondere politicamente della vicenda. Davanti al Parlamento e al Paese, basta nascondersi, non parla ormai da giorni, è ora che finalmente chiarisca questa vicenda”. Mentre il leader di M5S Giuseppe Conte ha sottolineato: “Il ministro Tajani ha detto che andrebbe indagata la Corte Penale Internazionale, io da cittadino italiano dico `no ministro Tajani, siete voi che dovete rispondere di questa violazione gravissima di fronte alla giustizia internazionale e al popolo italiano´”. “Alla Camera e al Senato è andato in scena il teatrino dell’assurdo – chiude Peppe De Cristofaro, capogruppo Avs – che non ha risposto ad una semplice domanda: siamo sotto ricatto delle milizie libiche? Giorgia Meloni si assuma le sue responsabilità e venga in Parlamento a rispondere a questa domanda”.



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