Imprese e sostenibilità: un binomio indissolubile per il futuro del pianeta

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La transizione ecologica richiede un impegno congiunto tra pubblico e privato, le B-Corp, con i loro elevati standard di sostenibilità, rappresentano un modello virtuoso per le imprese del futuro.


Siamo ormai abituati a veder pretendere il cambiamento dalle istituzioni politiche e di governo, dimenticando tuttavia di considerare che sono le imprese economiche (oltre alle istituzioni politiche e di governo) a rappresentare importanti attori sociali del cambiamento. Le imprese economiche giocano infatti, oggi più di ieri, un ruolo determinante nella produzione di beni e servizi utili alle collettività umane, e si trovano a dover operare in una società totalmente trasformata negli ultimi decenni e in un contesto ambientale seriamente compromesso dal recente passato. In particolare alle imprese del nostro Paese è stato affidato dall’art. 41 della Costituzione il difficile ma fondamentale compito di produrre ricchezza senza tuttavia danneggiare il benessere collettivo.

L’art. 41 della Costituzione, infatti recita testualmente: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali.

DALLA TEORIA ALL’AZIONE: UN IMPEGNO CONCRETO DELLE IMPRESE PER LA SOSTENIBILITÀ

La rilettura di questo dettato costituzionale offre alle imprese economiche di oggi la grande opportunità di aumentare profitti, produttività e occupazione ma in una nuova visione, ossia orientata verso la difesa del clima e la convinta promozione dell’ormai improcrastinabile transizione ecologica per l’utilità sociale delle attuali e delle future generazioni di cittadini. Invero, le sfide complesse del nostro tempo si possono affrontare meglio a condizione che tutti i soggetti pubblici, ma anche quelli privati, interagiscano in modo propositivo e in termini di “bene comune”, così da transitare dal modello di «economia lineare» a quello di «economia circolare» secondo la Direttiva dell’Unione Europea sull’Etica di Impresa, nel quadro del Green Deal, e in rapporto al documento “Swiss Re” sugli effetti del cambiamento climatico per le economie globali.

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Le istituzioni, con questi criteri, si occupano delle scelte politiche e programmatiche, mentre la fase di mercato viene esercitata dalle imprese, dagli istituti finanziari e dai cittadini in rapporto alla legge della domanda e dell’offerta e alle politiche industriali sostenibili (“Green Deal Industrial Plan for the Net Zero Age”). In questa direzione, l’assist può pertanto arrivare sia dalla «bio-economia circolare», ambito dove l’Italia mantiene la leadership europea con il 10% circa delle imprese certificate, che dalla assunzione di responsabilità delle cosiddette “eco-imprese”, dentro un quadro legislativo nazionale che opportunamente considera oramai la tutela ambientale come la nuova frontiera della produzione di beni e servizi. Per gestire questo passaggio occorre adottare tre leve: l’innovazione, l’uso di fondi etici e le scelte consapevoli di beni materiali ed immateriali.

LE B-CORP PER LA SOSTENIBILITÀ DELL’AMBIENTE: UN MODELLO DI SUCCESSO PER LE IMPRESE RESPONSABILI

La sfida riguarda le imprese chiamate ad aggiornare i propri asset e i modelli di business in modo da poter essere valutate come “Benefit-Corporations” (B-Corp) e poter garantire l’equilibrio finanziario, la generatività, la cooperazione e la qualità socio-ambientale. Attualmente, le aziende certificate come B-Corp e molte piccole e medie imprese sono comprese nella classifica stilata dall’Istituto tedesco di qualità e finanza (ITQF) che si affida non solo alle dichiarazioni delle divisioni marketing ma anche ai rating “Environmental sustainability governance” (ESG) forniti da un comitato che valuta la sostenibilità ambientale, sociale e di governo societario. A livello globale sono oltre 4.000 le aziende che hanno ottenuto il riconoscimento, mentre in Italia sono circa 400 e prevalgono, nelle TOP 20, tutte quelle società che hanno superato la soglia di premiazione in rapporto ai 17 obiettivi della sostenibilità dell’Agenda Onu 2030 e alla legge n. 68/99 per l’inclusione lavorativa.

La maggior parte di esse sono attive nel settore farmaceutico, assicurativo, meccanico, energetico e informatico e, per statuto, si impegnano a rispettare determinati standard di: trasparenza, performance e responsabilità e si prodigano nella tutela dei diritti umani e ambientali, nella parità di genere sul lavoro e nella governance. Per entrare nel merito, atteso che l’Italia rappresenti un modello virtuoso nel settore della chimica da fonti rinnovabili, e l’Unione Europea abbia bandito i prodotti monouso (stoviglie, cannucce) dal prossimo anno, una scelta efficace potrebbe risultare il cambio di paradigma aziendale e l’investimento in tecnologie innovative che riducono, ad esempio, l’inquinamento da microplastiche. Parliamo delle imprese che si sono convertite alla produzione di contenitori in “Bio-Mater”, plastica biodegradabile e compostabile conforme agli standard “EN 13432”, adatti per gli alimenti e altri prodotti igienico-sanitari e che hanno ridotto l’uso dei classici sacchetti freezer.

VERSO UN FUTURO SOSTENIBILE: L’IMPORTANZA DI IMPRENDITORI ILLUMINATI

Il beneficio, in termini di costi energetico-ambientali, potrebbe essere ancora maggiore se si riuscisse ad eliminare i “laccetti” usati per chiudere i sacchetti, non biodegradabili e spesso dispersi nell’ambiente. Per evitare questo spreco potrebbe essere sufficienti innovazioni produttive da parte aziende capaci di visione e di innovazione nella strategia di transizione ecologica. Servono, a tal proposito, nuovi imprenditori illuminati, come ad esempio lo è stato l’italiano Adriano Olivetti, fautore di una radicale trasformazione del modello industriale tradizionale e promotore di forme di cittadinanza attiva e di responsabilità sociale d’impresa.

* Francesco Lo Giudice, cultore della materia in Sociologia Politica – UNICAL, già Sindaco di Bisignano (Cs).
* Giuseppe Rogato, presidente WWF Calabria Citra, già Sindaco di Fagnano Castello (Cs).


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