Libertà e Giustizia fa parte della rete nazionale “A pieno regime, no Ddl sicurezza” che il 4 febbraio 2025 ha tenuto un’assemblea presso la sede del Parlamento Europeo.
Un provvedimento unanimemente definito autoritario e liberticida, poiché erode diritti fondamentali e garanzie costituzionali, rappresentando un pericoloso precedente per l’intero contesto europeo: il Ddl Sicurezza, cosiddetto sicurezza, si inserisce in un processo repressivo su scala continentale, volto a consolidare il controllo sociale e ad assecondare interessi economici elitari, mentre avanzano nazionalismi guerrafondai sotto il segno di una nuova internazionale nera.
L’europarlamentare Ilaria Salis ha evidenziato come l’Italia stia adottando modelli di repressione già applicati dal governo Orbán in Ungheria, dove il reato di vagabondaggio è stato reintrodotto e le donne incinte scontano di già pene detentive senza alcuna tutela sanitaria. La France Insoumise ha denunciato il pugno di ferro con cui il governo francese reprime i movimenti ambientalisti e le reti solidali con i migranti lungo la rotta dei Pirenei.
In Belgio, la criminalizzazione dei picchetti sindacali e le pesanti condanne inflitte ai sindacalisti dimostrano la volontà di annientare la conflittualità sociale. Podemos ha sottolineato come il governo Meloni ricalchi gli schemi repressivi già sperimentati dall’estrema destra europea, citando la legge spagnola del 2013 che ha drasticamente ridotto la libertà di manifestazione e criminalizzato la lotta per il diritto alla casa. Tuttavia, il contrasto all’autoritarismo non può limitarsi alla destra estrema: è necessario riconoscere la continuità con le politiche repressive già attuate da governi di centro-sinistra.
Di fronte a questa deriva transnazionale, la solidarietà tra i movimenti europei è imprescindibile. La resistenza deve assumere una dimensione sovranazionale e articolarsi in una mobilitazione europea di resistenza antifascista.
L’assemblea ha inoltre analizzato il nuovo provvedimento del ministro dell’Interno Piantedosi sulle zone rosse, misura di natura amministrativa ma con effetti para-penali, che si affianca a strumenti come il Daspo urbano e la sorveglianza speciale, limitando le libertà fondamentali senza le garanzie del giusto processo.
Particolarmente allarmante è l’art. 31 del Ddl, che prevede la cessione dei dati personali detenuti dalle pubbliche amministrazioni ai servizi segreti e introduce esenzioni di responsabilità per reati eversivi commessi dagli stessi apparati di intelligence.
Inoltre, la norma che nega la sospensione della pena per le donne in gravidanza e l’istituzione del reato di “rivolta penitenziaria”, in un contesto carcerario composto da sovraffollamento ed incremento incessante dei suicidi, che equipara la resistenza passiva a quella attiva, pongono le basi per un pericoloso precedente di repressione indiscriminata e generalizzata.
Dall’assemblea è fuoriuscita anche una rabbia tangibile per le violenze sistematiche nei confronti dei migranti e delle migranti, violenze che sono umane e psicologiche, ma anche composte da castelli di carte burocratiche, arrivando col Ddl sicurezza all’eliminazione del diritto di comunicazione nei confronti di chi ha già lo stigma di non detenere documenti di soggiorno. A riguardo, si chiede l’intervento degli europarlamentari per la visita ed il controllo degli spazi detentivi e dei centri per il rimpatrio, per il ripristino del diritto all’essere umani.
Il Consiglio d’Europa, l’OSCE e l’ONU hanno già espresso preoccupazione per la natura illiberale di questo Ddl, che colpisce il diritto alla libertà e alla protesta. Oggi, di fronte alle istituzioni presenti, diventa urgente l’apertura di un “Caso Italia” per portare questa violazione dello Stato di diritto all’attenzione europea ed internazionale.
La lotta contro il Ddl Sicurezza non è solo una difesa dei diritti in Italia: è una battaglia per la democrazia in tutta Europa. L’alternativa è una società in cui la repressione diventa la norma e il dissenso viene soffocato prima ancora di manifestarsi. È per questo che ci vedremo ovunque in tutti i territori italiani il 22 febbraio e magari anche nello spazio europeo, non possiamo più permetterci di attendere perché è una lotta di sopravvivenza
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