riflettori sulla filiera dei controlli sui piani di Protezione civile

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Prato, 7 febbraio 2025 – Nel voluminoso dossier delle indagini sull’alluvione del novembre 2023 ci sono anche le mappe aggiornate sul rischio alluvioni firmate dall’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Settentrionale. Carte redatte ad hoc sull’area della Toscana centrale e in particolare tra Prato, Montemurlo, la Vallata e i Comuni medicei. Tra gli atti anche le direttive governative che si sono succedute negli anni duemila in materia di Protezione civile.

Elementi fondamentali che hanno contribuito a formulare la chiusura indagini e le accuse mosse ai quindici indagati tra cui l’ex sindaco di Prato Matteo Biffoni e il sindaco di Montemurlo (e presidente della Provincia) Simone Calamai.

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La devastazione lasciata dall’alluvione

La procura nel corso del 2024 ha acquisito nella sede dell’Autorità di bacino distrettuale a Firenze carte, mappe, normative specifiche, relazioni; ha richiesto e avuto accesso al sistema operativo. Successivamente il segretario, Gaia Checcucci, è stato ascoltato in procura a Prato per avere ulteriori delucidazioni sull’attività di prevenzione e monitoraggio sul territorio.

Le mappe descrivono chiaramente quali sono le aree più a rischio e dove bisogna (e bisognava) localmente porre massima attenzione sia per effettuare i lavori necessari sia per intervenire allorquando fosse scattata un’ allerta. Situazioni di pericolo che dovrebbero essere conosciute dalle amministrazioni comunali proprio grazie all’aggiornamento continuo del piano di Protezione civile.

Gaia Checcucci è stata sentita anche lunedì dalla Commissione di inchiesta del consiglio regionale toscano sulle alluvioni, presieduta dalla consigliera di Fratelli d’Italia Elisa Tozzi.

I piani di Protezione civile sono uno dei cardini intorno ai quali ruota l’inchiesta della procura pratese guidata da Luca Tescaroli. Secondo la normativa dovrebbe essere attiva una filiera virtuosa di controllo che ha come capo la Regione Toscana, passa per le Province e termina alle amministrazioni comunali. I Comuni sono tenuti, al massimo ogni tre anni, ad aggiornare il proprio piano di Protezione civile, la guida per gli interventi sul territorio, anche ’operativi’, a stretto giro di tempo quando scatta un’allerta (ad esempio se un fosso o un corso d’acqua si sa che è a rischio esondazione per la fragilità degli argini sarebbe necessario chiudere la strada e quelle adiacenti per un tempo sufficiente ad evitare rischi). La Regione Toscana ha dato mandato alla Provincia (o Metrocittà) della verifica del rispetto del necessario aggiornamento, ma resta il faro della Protezione civile che sovrintende su tutti i territori e amministrazioni intermedie.

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Secondo quanto ricostruito dalla procura il disastro provocato dalla pioggia record, concentrata in poco tempo e spazio, nella notte tra il 2 e il 3 novembre 2023, sarebbe stato amplificato (due morti tra Prato e Montemurlo) proprio dalla mancanza di “programmazione” o dalla macata “adozione di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e di gestione dell’emergenza provocata da eventi naturali” pur essendo “a conoscenza della pericolosità idraulica” di alcuni torrenti. Piani di Protezione civile non aggiornati in base alle leggi regionali che recepivano direttive governative che si sono succedute dal 2004.

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L’indagine della procura è stata lunga oltre un anno e particolarmente complessa. Negli atti oltre alle mappe e relazioni sul rischio alluvioni dell’Autorità di bacino, una perizia di quattro esperti, testimonianze ed esposti dei cittadini, foto, immagini e video: una valanga di file nei computer. Il disastro, secondo gli inquirenti, poteva essere “previsto e limitato” se si fossero aggiornati i piani di Protezione civile e si fossero eseguiti interventi di mitigazione del rischio in aree già indicate come “fragili”. Sempre secondo le carte dell’inchiesta, gli indagati, pur essendo a conoscenza del pericolosità del torrente Bardena-Iolo, che era già stato interessato da una alluvione nel 1992, non avrebbero preso provvedimenti. Per Montemurlo riflettori puntati sull’esondazione del torrente Bagnolo e del fosso Stregale.



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