Ucraina: attivate nel Donetsk altre tre cliniche di salute primaria | Comunicati stampa

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CON IL SOSTEGNO DELL’AGENZIA ITALIANA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO L’ONG DA QUASI UN ANNO GARANTISCE L’ACCESSO ALLE CURE PRIMARIE ED ESSENZIALI IN 13 VILLAGGI IN UNA DELLE AREE PIÙ COLPITE DAL CONFLITTO 

ELISA DE CHECCHI, COORDINATRICE EMERGENCY IN UCRAINA:
 “TRA I BISOGNI PIÙ DIFFUSI OLTRE A QUELLI SANITARI, C’È QUELLO DI ESSERE ASCOLTATI. NON ABBANDONIAMO I FRAGILI IN QUESTA GUERRA, MA OFFRIAMO LORO SOSTEGNO E ATTENZIONE.”

Sono tre le nuove cliniche di salute primaria inaugurate da EMERGENCY in Ucraina nella provincia di Kramatorsk, nell’Oblast del Donetsk. Si tratta di un ulteriore risultato che porta a tredici le cliniche che abbiamo riabilitato e supportato nel corso dell’ultimo anno.

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Le tre nuove strutture recentemente riabilitate, sebbene già esistenti, versavano in condizioni critiche. Abbiamo effettuato gli interventi strutturali necessari e fornito le attrezzature, gli allestimenti e i medicinali mancanti. Attraverso questo intervento, abbiamo ripristinato i servizi di medicina primaria essenziali in altri tre villaggi, raggiungendo un ulteriore risultato nel garantire il diritto alla cura alla popolazione del Donetsk.

La nostra attività in questa regione dell’Ucraina rientra nell’ambito del progetto “Ripristino dei servizi sanitari nella Regione del Donetsk per la popolazione colpita dalla guerra” finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e prosegue da ormai un anno. Nel corso di questo periodo abbiamo ristrutturato strutture già esistenti o fornito prefabbricati adibiti all’attività sanitaria, dotando le cliniche del materiale necessario. Abbiamo inoltre formato staff locale per garantire l’assistenza sanitaria di base ad una popolazione rimasta isolata.

Lo scopo del progetto è quello di creare una rete di cliniche territoriali per garantire l’accesso all’assistenza sanitaria di base nei villaggi situati in aree remote, dove la popolazione è rimasta priva di presidi medici e servizi essenziali. Questo obiettivo viene raggiunto implementando un modello di intervento basato sulla comunità, che si caratterizza per l’utilizzo di operatori sanitari comunitari (Community Health Workers) ovvero membri laici reclutati nelle comunità stesse che, dopo opportuna formazione, con un’attività porta a porta, fungono da intermediari tra i servizi sanitari e la popolazione beneficiaria, facilitando l’accesso ai servizi, migliorando la distribuzione di farmaci e beni essenziali e aumentando il livello di educazione sanitaria della popolazione.

Alcune delle cliniche aperte nel Donetsk erano edifici già esistenti ristrutturati da noi; altre sono state allestite in nuovi container prefabbricati attrezzati e adibiti ad attività sanitaria. Nella maggior parte di queste, abbiamo assunto e formato staff sanitario già inserito nel Sistema Sanitario Nazionale a cui era stato ridotto l’orario di servizio data la mancanza di strutture e servizi essenziali come quello del trasporto.

Questo approccio fortemente integrato nel sistema pubblico e con il coinvolgimento di personale  appartenente alle comunità beneficiarie,  permette ai pazienti di riprendere e proseguire le terapie interrotte e tenere monitorato il proprio stato di salute, evitando così il peggioramento delle condizioni di chi è rimasto e alleggerendo il carico sugli ospedaliracconta Elisa De Checchi, coordinatrice del programma in Ucraina –. Basti pensare che dei pazienti visitati nel 2024 oltre il 30% aveva visto un medico l’ultima volta due anni prima, cioè prima che il conflitto in Ucraina iniziasse”.

I beneficiari sono persone fragili rimaste in questa regione dove negli ultimi mesi le condizioni di sicurezza stanno peggiorando sensibilmente mettendo in difficoltà operazioni umanitarie e accesso dei civili a servizi di base e aiuti. Si tratta infatti di una delle regioni che ha visto finora il maggior numero di vittime civili, tra loro anche operatori umanitari ; e che, nel 2025, si prospetta raggiungerà un livello di bisogno umanitario estremamente critico.

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L’attività, in collaborazione con le autorità locali, si svolge nel distretto di Oleksandrivka, città nella provincia di Kramatorsk e coinvolge un totale di 14 villaggi per un totale di 10mila persone.  Negli ultimi mesi del 2024 questa provincia ha visto un aumento del 78% degli attacchi armati e un conseguente sfollamento di molti dei suoi abitanti.

Nel corso di questo primo anno di attività abbiamo effettuato oltre 2.397 prime visite; di tutti i pazienti visitati più del 40% è composto da anziani, persone con disabilità e soggetti particolarmente vulnerabili. Dai dati raccolti emergono le molteplici esigenze della popolazione, che spaziano dalla necessità di una continuità di cure per le malattie croniche al crescente bisogno di assistenza in ambito di salute mentale– prosegue De Checchi –Quasi 4.000 sono state invece le visite a domicilio effettuate dalle nostre Community Health Worker, operatrici sanitarie comunitarie.

A tre anni dall’invasione russa del febbraio 2022 il sistema sanitario ucraino è in grande difficoltà.  Molte infrastrutture sono state distrutte, danneggiate o riconvertite ad uso militare; medici, chirurghi e infermieri sono fuggiti dal Paese o sono stati arruolati per servire in ospedali civili convertiti, del tutto o in parte, in ospedali militari. Il poco personale disponibile spesso non ha a disposizione una struttura o l’equipaggiamento necessario.

Nel corso di questo anno di attività ciò che è emerso con chiarezza è che le vittime ‘collaterali’ di questo conflitto sono coloro che sono rimasti nelle proprie case e versano in una condizione di fragilità a causa di età, disabilità, mancanza di mezzi per spostarsi e insufficienza economica –  conclude De Checchi –. I loro bisogni sanitari spaziano dal monitoraggio delle patologie croniche alla cura di sintomi gastrointestinali e respiratori all’insonnia dovuta alla situazione in cui vivono. Ma hanno soprattutto bisogno di avere qualcuno con cui parlare: il 75% dei pazienti durante la propria visita ha impiegato il tempo a parlare con dottoresse, infermiere e operatrici di comunità. Hanno bisogno di non essere abbandonati.”

L’Iniziativa di emergenza finanziata dalla Cooperazione Italiana – commenta Pietro Pipi, Titolare della Sede AICS di Kiev – non si limita a rispondere ai bisogni immediati della popolazione, ma mira a rafforzare la capacità delle comunità locali di gestire servizi essenziali in condizioni estremamente difficili. Interveniamo in stretta sinergia con oltre 100 organizzazioni della società civile italiane e partner locali, mettendo in campo 26 progetti su tutto il territorio ucraino per garantire cure mediche, protezione e servizi a quasi un milione di persone. Nel Donetsk, il nostro impegno con EMERGENCY ha permesso non solo di ripristinare strutture sanitarie, ma anche di formare personale locale e introdurre modelli innovativi di assistenza sanitaria territoriale. In un contesto in cui le infrastrutture sono gravemente compromesse e la popolazione più vulnerabile ha difficoltà ad accedere ai servizi di base, il nostro obiettivo è creare insieme soluzioni sostenibili e capaci di funzionare nel tempo.

 

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Il progetto fa parte dell’Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione colpita dal conflitto in Ucraina e nei Paesi limitrofi, finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS) con un contributo di 46.5 milioni di euro.

L’Iniziativa supporta 26 progetti, gestiti da Organizzazioni della società civile (CSOs) locali, italiane e internazionali che forniscono aiuto umanitario di primo soccorso ai settori sanitario, dell’istruzione, di protezione, idrico e igienico sanitario, di sminamento e del soccorso di emergenza, a beneficio di oltre 900,000 persone.

L’iniziativa arriva dopo il successo del primo appello di emergenza lanciato da AICS nel 2022 e che ha distribuito 14 milioni di euro su 14 progetti in Ucraina, fornendo supporto a oltre 150,000 persone vulnerabili. 



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