Mese della Pace, grande successo per l’evento che pone al centro la sana informazione

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ERBA – Crisi dell’informazione, ruolo dei giornalisti, fake news e intelligenza artificiale sono solo alcuni dei temi che sono stati al centro dell’evento “Ti racconto il mondo, tra verità e fake news. Giornalismo in tempo di conflitti” tenutosi lo scorso mercoledì sera presso la Sala della Comunità di San Maurizio, all’interno del cartellone “Mese della Pace”.

Un dibattito che ha visto come protagonisti due esperti dell’informazione: Alfredo Luis Somosa, giornalista, scrittore e professore dell’Università Cattolica e Duccio Facchini, Direttore di Altreconomia che, moderati da Paolo Moretti, giornalista de La Provincia, hanno toccato temi attuali e scottanti, quali la difficoltà di fare informazione di qualità oggi, della necessità di un giornalismo libero e autentico e dei rischi che si possono incontrare nel mondo dell’informazione contemporanea.

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Da sinistra: Paolo Moretti, Alfredo Luis Somoza e Duccio Facchini

 

“Il tema relativo alle fake news e all’importanza di dare le notizie in un certo modo è un tema di scottante rilevanza. Il rischio di oggi riguarda il fatto che basta che qualcuno abbia una connessione ad internet e possa, quindi, raccontare quello che vuole e mandare una comunicazione. Ma comunicare è ben diverso dal concetto di informare” ha affermato Paolo Moretti.

Come si riesce a distinguere questa grande differenza e quale dovrebbe essere il ruolo di un giornalista in Italia e quale invece quello di un giornalista che vive in un paese meno democratico, sono alcune delle domande che sono state mosse ai due ospiti presenti in sala.

Per rispondere, i due ospiti, si sono collegati ad argomenti di estrema attualità, quali l’intelligenza artificiale, la recente elezione di Donald Trump, i conflitti in Medio Oriente e in Ucraina. “Oggi come oggi, la tendenza, anche di chi è in buona fede, è quella di farsi prendere la mano – ha risposto Somoza – Possiamo capire che si tratta di una fake news quando in una notizia la geografia sballa, quando la fonte non coincide con quello che viene commentato. Fermo restando che c’è chi fa questo mestiere molto bene, e chi lo fa in modo approssimativo. Sicuramente è sempre più difficile, oggi come oggi, capire effettivamente qual è la notizia rispetto alle varie narrazioni che girano”.

Il microfono è successivamente passato a Facchini, il quale ha affermato: “Oggettivamente viviamo un cambio di fase: la falsificazione della realtà nel nome di una non ben precisata libertà di espressione. Questo tema è fondamentale ed è stato spesso usato come oggetto per distruggere il dibattito pubblico nelle cosiddette democrazie. La falsificazione della realtà si accompagna a questa ostentata libertà di espressione senza limiti e senza regole, cosa che non vale per il giornalismo che, invece, ha precise regole di natura deontologica e di natura penale. Oggi paghiamo caramente la scelta, soprattutto dei governi europei, di piegarsi ad una visione americana del tutto libero e del tutto sregolato”.

“Molte testate, anche importanti, spesso abdicano al loro ruolo di cosiddetto cane da guardia del potere, dove risiede la colpa?” Ha chiesto successivamente Paolo Moretti ai due ospiti. Somosa a questa domanda commenta: “C’è una crisi evidente che riguarda la rivoluzione digitale, il mio sospetto è che spesso ci accontentiamo delle notizie di giornali che non sono per abbonati, o dei titoli di quelli che sono per abbonati. L’Italia affronta la mancanza di editori indipendenti, inoltre spesso la stampa viene considerata poco autorevole, se siamo qui è perché nutriamo tutti dei seri dubbi. Il meccanismo di mettere alla pari tutto, tutte le opinioni, porta ulteriormente a squalificare l’informazione di chi dovrebbe farla professionalmente”.

L’informazione di qualità va remunerata – aggiunge Facchini – altrimenti è TikTok o Facebook, se ci pensiamo, questi ultimi, si arricchiscono con i nostri dati, ma non avendo un contenuto proprio, il dibattito sui social è prodotto esternamente, le notizie che scatenano flussi di dibattiti online sono prodotti dai media tradizionali. I giornali sono stati estremamente impoveriti da queste dinamiche commerciali”.

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La serata è proseguita poi rendendo partecipe anche il pubblico in sala, il quale ha potuto porgere delle domande ai due esperti.



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