modificare legge sull’export di armi significa affossarla

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Modificare la legge che regola l’esportazione di armi vuol dire «affossarla». Acli, Agesci, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Azione Cattolica Italiana, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi Italia si uniscono all’appello dei movimenti e associazioni, come Rete Italiana Pace e Disarmo che ha rilanciato l’appello “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90”, per chiedere ai parlamentari in questi giorni impegnati nei lavori di commissione sul disegno di legge che intende modificarla «di non stravolgere la legge 185 che regola l’export delle armi italiane». La legge 185 del 1990 – ricordano oggi come un anno fa nella mobilitazione di Roma le associazioni – «regola l’esportazione di armi, è una grande conquista della società civile italiana che ha visto parte dell’associazionismo cristiano impegnato in prima fila nella campagna “Contro i mercanti di morte”».

Il disegno di legge all’esame del Parlamento, infatti, «intende limitare l’applicazione dei divieti sulle esportazioni di armamenti; ridurre al minimo l’informazione al Parlamento e alla società civile; e, soprattutto – sottolineano la associazioni cattoliche in un appello unitario – limitare le informazioni contenute dalla Relazione governativa annuale, cancellando la documentazione riguardo alle operazioni svolte dagli istituti di credito circa l’import e l’export di armi e dei sistemi militari italiani». Tali modifiche però, sostengono, «svuotano il contenuto della legge 185. Sarebbe una decisione gravissima». Da qui la richiesta, anzi la supplica, a deputati e senatori di «non svuotate la legge 185/90 nel suo profondo significato. Vi chiediamo di ricordare e custodire il lavoro della società civile che ha portato all’approvazione di questa legge che attua i principi costituzionali. Ve lo chiediamo in nome della comune umanità che ripudia la guerra».

La riforma sull’export di armi

Dopo più di 30 anni dalla sua nascita, il governo ha deciso di rimettere mano alla legge 185/90 che regolamenta le esportazioni di sistemi di armi con una riforma approvata dal Cdm il 3 agosto 2023 con cui il governo vuole di fatto svuotare le competenze dell’agenzia preposta, l’Uama affidando la materia a un Comitato interministeriale tutto politico. Dopo l’approvazione del testo ad aprile in Senato, due giorni fa – il 6 febbraio – è cominciato alla Camera il secondo tempo della riforma della legge 185/90. Le commissioni riunite Esteri e Difesa hanno iniziato l’esame, in sede referente, del disegno di legge del governo. Un testo con cui in sostanza si istituisce presso la presidenza del Consiglio un Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento (Cisd), ricalcando una struttura – esistente prima della legge 185 – che verrebbe presieduta dal capo del governo e composta dai ministri degli Esteri, dell’Interno, della Difesa, dell’Economia e del Made in Italy.

Oggi invece spetta all’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama) – organismo presso il ministero degli Esteri e della cooperazione – autorizzare o meno i contratti, e quindi le produzioni ed esportazioni, di sistemi di arma stipulati tra governi stranieri e industrie belliche italiane. La 185 all’epoca fu una norma all’avanguardia, poi seguita da una analoga Posizione comune europea del 2008 e e, nel 2013, dal Trattato sul commercio delle armi (Arms Trade Treaty – ATT), che è stato il primo strumento giuridico globale per l’autorizzazione di trasferimenti di armi convenzionali. Con la riforma, all’Uama verrebbero lasciate solo le questioni di carattere tecnico-amministrativo.

Le opposizioni

I gruppi di minoranza in Parlamento sono pronti a fare opposizione dura. Il Pd intende infatti battersi per impedire «l’ennesimo favore alle lobby dei fabbricanti di armi», distruggendo una legge che «ha fatto scuola in Europa». Sulla stessa lunghezza d’onda Avs per cui «il risultato non potrà che essere un mondo più insicuro e pericoloso». Per M5s la pericolosa corsa agli armamenti a cui si assite «soffia sul fuoco delle tensioni globali e mira ad arricchire i mercanti d’armi che giovano da queste instabilità».





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