Verona, Leonardo Maria Del Vecchio finanzia il nuovo campus dell’università: «Abbiamo avuto tanto dal Veneto, giusto restituire»

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Angiola Petronio

L’imprenditore:«È l’opportunità per realizzare un sogno. Un campus per i giovani manca in molte università, credo che Verona lo meriti»

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Quello che doveva essere un «ultimo atto» e che in realtà è un preludio, con la freccia scoccata su un nuovo Campus, «da tutti noi sognato», finanziato da Leonardo Maria Del Vecchio e pronto a sorgere, con la collaborazione di Esu e Comune, in un terreno di proprietà dell’ateneo a ridosso del centro Biologico 3, di fianco al policlinico di Borgo Roma, nell’arco di un anno. La metafora del treno, dove il suo è uno di quelli lanciati ad alta velocità, in un viaggio sancito da quel «grazie» — il primo dei quali rivolto alle studentesse e agli studenti — che, declinato, ha ripetuto 12 volte. Doveva essere un discorso da «fine mandato» quello del magnifico rettore Pier Francesco Nocini venerdì 7 febbraio, all’inaugurazione dell’anno accademico 2024\2025 dell’Università di Verona. Ed è stato invece, in buona parte, un colpo di reni al futuro. Con quel Campus come «eredità» e quel «mecenatismo moderno — le parole di Nocini — con cui si può contribuire a risolvere in parte il problema del finanziamento pubblico universitario». Campus che per Leonardo Maria Del Vecchio «è l’opportunità di realizzare un sogno che il rettore Nocini mi ha dato. Un sogno per i ragazzi. Il Veneto e l’Italia hanno dato tanto alla nostra famiglia e io cerco di seguire il Dna e l’eredità che mi ha lasciato mio padre. Non fare solo business ma anche ridare al territorio, all’Italia, quello che si merita perché un campus per i giovani è qualcosa che manca in molte università e credo che una piazza come Verona se lo meriti».

Il saluto del rettore

Ha come orizzonte il 30 settembre prossimo, il mandato di Nocini. Un’«eredità», la sua, sancita dalla lectio magistralis di Roberto Vecchioni su «Un grande futuro dietro di noi», dalle laurae honoris causa al presidente di Italo Luca Cordero di Montezemolo e a quello del Coni, Giovanni Malagò, dalla presenza – in platea – delle due ambasciatrici veronesi e venete dello sport, Sara Simeoni e Federica Pellegrini. A quella del treno ha affiancato la metafora del viaggio, il rettore Nocini. «Il viaggio è la massima esperienza di apertura e inclusione: il rettorato è stato, per me, un bellissimo viaggio», con il treno « del mio rettorato, con le 13 carrozze che rappresentano i dipartimenti della nostra comunità, quasi giunto a destinazione».




















































La lettera di Francesco

E per l’inaugurazione dell’anno accademico a Verona è arrivata una lettera di Papa Francesco. «È responsabilità dell’Università – ha scritto il Pontefice – promuovere una cultura aperta per evitare che sia “settaria” e si ponga al di sopra degli altri ma, al contrario, stia nel mondo come lievito buono per far fermentare i valori umani e cristiani tanto necessari all’edificazione di u n a convivenza pacifica e fraterna. Una cultura fatta con il cuore: l’Università è un luogo la cui missione si deve esprimere attraverso l’azione formativa eseguita con grande passione». Mentre la voce degli universitari è stata quella di Irene Lupi, presidente del consiglio studentesco, che ha ricordato la precarietà della ricerca, i tagli all’istruzione e le difficoltà all’accesso allo studio ricordando i mancati pagamenti da parte della Regione di 876 borse di studio veronesi dello scorso anno e delle 1.322 di quello in corso. 

Bilancio di fine mandato

A risponderle l’assessore regionale all’Istruzione Valeria Mantovan. «Per le borse di quest’anno – ha assicurato – grazie alla collaborazione con le università siamo riusciti a trovare più di 9 milioni per coprirle tutte. Quelle dell’anno scorso è vero che non sono state elargite completamente, ma sono pronta al dialogo per tradurre la rabbia degli studenti in confronto». Con la nota del ministro dell’Università Anna Maria Bernini che ha annunciato lo stanziamento di 52 milioni «destinati agli studenti del Veneto». Poi i bilanci, quelli dell’«era Nocini» per l’Università di Verona: 25.771 iscritti dell’anno accademico 2019/2020 che sono diventati oggi 29.875; i 37 nuovi corsi di studio, che hanno portano il numero complessivo a 190; i posti letto per gli studenti passati da 430 a 540 che saranno 670 entro il prossimo anno; l’ampliamento della «No tax Area» da 22mila a 27mila euro di Isee, cosa che ha permesso a 11.399 universitari di essere esentati dal pagamento della tassa annuale di iscrizione; l’isitituzione del Garante della componente studentesca; il bilancio finanziario, con un patrimonio di circa 27 milioni. Per il rettore a fine mandato, una nuova nomina: quella, avuta dai ministri Schillaci e Bernini, come membro dell’Osservatorio nazionale per la Formazione sanitaria specialistica.

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