In Italia c’è un’area vasta quanto i territori di Lombardia, Veneto e Piemonte messi assieme totalmente sprovvista di sportelli bancari. Per milioni di nostri concittadini – si pensi agli anziani – significa dover sopportare pesanti disagi per accedere a servizi necessari alla loro vita quotidiana. E negli ultimi anni il problema si è perfino aggravato, senza che il ricorso sempre più spinto al digitale riuscisse a tamponare le falle apertesi nel frattempo.
Per questo First Cisl ha deciso di lanciare un Osservatorio sulla desertificazione bancaria che riporta gli studi e le analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba. Grazie alle informazioni e agli strumenti presenti sul loro sito sarà possibile seguire l’evoluzione di un fenomeno che, da tempo, presenta i tratti dell’allarme sociale.
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Non sono infatti solo le persone a subire le conseguenze dell’abbandono dei territori da parte delle banche. Anche per molte piccole imprese la chiusura delle filiali rappresenta un problema rilevante. Un problema che si riassume semplicemente con due parole: meno credito. La finalità dell’Osservatorio è quindi quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e la classe politica sulle conseguenze che la desertificazione bancaria comporta per lo sviluppo del Paese e la tenuta del suo tessuto sociale.
«La denuncia della Cisl sulla desertificazione bancaria è più che fondata. Anzi, è perfino generosa nel non sottolineare a sufficienza un aspetto fondamentale: la chiusura selvaggia degli sportelli bancari, fatta con la solita logica miope del taglio dei costi, non è solo un problema economico o sociale. È un problema di ordine pubblico. Quando una banca chiude in un piccolo comune o in un quartiere periferico, quello spazio non rimane vuoto: viene occupato da qualcun altro. E sappiamo bene chi si insinua in questi vuoti lasciati dall’economia legale. La rete fisica delle banche è essenziale dal punto di vista sociale. Dietro l’apparente razionalizzazione si celi una pericolosa regressione per intere comunità: Le filiali bancarie sono – piaccia o meno – un presidio di legalità. Sono il punto di riferimento per famiglie e imprese, ma anche un deterrente contro certe dinamiche opache. Dove manca la banca, chi ha bisogno di liquidità a chi si rivolge? Dove manca la banca, come si gestiscono i flussi finanziari dell’economia locale? Dove manca la banca, chi controlla e verifica? Domande che non si pongono gli strateghi da salotto della finanza, tutti presi a ragionare di risparmi sui costi operativi e di ‘ottimizzazione’ dei bilanci».
Lo dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora, commentando i dati diffusi oggi sulla riduzione delle filiali bancarie. C’è il rischio concreto di un incremento dell’usura e del riciclaggio nei territori abbandonati dagli istituti di credito: “Un’impresa che non trova più una banca a cui chiedere credito, se è disperata, si rivolge a chiunque glielo offra. Lo stesso vale per le famiglie. E noi sappiamo bene chi è sempre pronto a prestare denaro con tassi e metodi che non si discutono. Le mafie, come ogni buon analista finanziario dovrebbe sapere, prosperano sulla mancanza di alternative e sulla debolezza dello Stato. Il fenomeno non può essere liquidato come una semplice tendenza del mercato: se quasi metà dei comuni italiani è ormai priva di sportelli bancari, non stiamo parlando di normali dinamiche di settore, ma di una trasformazione strutturale con effetti devastanti. Soprattutto perché avviene mentre, paradossalmente, lo Stato e la politica predicano l’inclusione finanziaria, la lotta al contante e la necessità di rafforzare il sistema bancario. Chiudere filiali mentre si impone la digitalizzazione a colpi di decreti e regolamenti significa tagliare fuori intere fasce di popolazione, anziani in primis, ma anche piccole imprese e commercianti. È un controsenso pericoloso. Governo e Bankitalia intervengano con misure correttive: non possiamo permettere che le banche private facciano i loro calcoli sulla pelle dei territori. Servono incentivi per mantenere gli sportelli aperti nelle aree più a rischio e, se necessario, obblighi precisi per evitare che interi comuni restino senza servizi bancari. La desertificazione bancaria è una questione di sicurezza nazionale, oltre che economica» aggiunge Spadafora.
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