Lo scorso 2 gennaio un neonato è stato trovato purtroppo senza vita, disidratato e sottopeso, nella culla termica predisposta vicino la chiesa di San Giovanni Battista a Bari che avrebbe dovuto invece contribuire a salvarlo. Il piccolo è morto molto probabilmente per ipotermia, a causa di un malfunzionamento del riscaldamento della stessa culla e del mancato azionamento dell’allarme che avrebbe dovuto far partire in automatico una telefonata al cellulare del parroco. Una vicenda di cronaca che ha sollevato l’attenzione proprio sulle Culle per la Vita che, nonostante la tragedia, sono e rimangono un ottimo strumento per la tutela della vita dei nascituri anche se non quello più importante. Non bisogna, infatti, perdere di vista l’assoluta priorità che deve avere il parto in anonimato in ospedale, che garantisce un parto in condizioni di sicurezza e igiene a differenza di quanto può avvenire in casa. Ma torniamo alle Culle che, comunque, offrono a madri in difficoltà o disperate la possibilità di non abortire e quella di evitare che i loro figli siano abbandonati per strada, o peggio, ancor più vergognosamente nei cassonetti tra i rifiuti.
Perché serve una legge
Per questo motivo è necessario anzitutto che le Culle per la Vita siano comunque pubblicizzate, dal momento che tante donne non sanno neanche dell’esistenza di questo strumento. Urge dunque una legge che, riconoscendone la necessità, ne disciplini funzionamento e criteri di sicurezza, regolandone le modalità di gestione e integrazione nel sistema sanitario nazionale. Allo stato attuale sono infatti principalmente soltanto alcune associazioni, parrocchie e pochi ospedali a ospitare tali Culle, proprio al fine di tutelare la vita fragile di bimbi appena nati da mamme che, per problemi di varia natura, spesso fonte di grande sofferenza e dolore, non riescono ad accoglierla e purtroppo non conoscono – o non vogliono ricorrere – al parto in ospedale. Ecco perché sicuramente è necessaria una legge da parte del Parlamento, purché non vada ad oscurare la molto più importante e sicura possibilità del parto in anonimato in ospedale, già previsto dal Dpr 396/2000, art. 30, comma 2. L’ideale, infatti, sarebbe spendere tutte le proprie energie e più risorse per promuovere e far conoscere questo strumento in ospedale e, comunque parallelamente, pensare di istituire una Culla per la Vita in ogni punto nascita del Paese con un’équipe composta da personale sanitario specializzato per supportare eventualmente le madri e le coppie orientate verso una simile opzione. Una legge di questo tipo implicherebbe chiaramente anche il conseguente onere normativo per Stato, Regioni ed enti locali di informare l’opinione pubblica sull’opportunità di Culle per la Vita e parto anonimo, anche al fine di strappare dall’aborto tanti innocenti che potrebbero in questo modo essere affidati ad altrettante famiglie desiderose invece di prendersi cura di loro con amore e dedizione.
Cosa sono e come funzionano le Culle per la Vita
Una riflessione, la nostra, che parte dal presupposto che anche nella migliore delle ipotesi – dunque con un’attiva, costante e diffusa promozione del parto in anonimato in tutta Italia – ci sarà purtroppo sempre il drammatico caso che una donna abbia troppa paura o sia costretta o ancora poco informata e dunque debba ricorrere alle Culle per la Vita. Queste ultime, prendendo letteralmente spunto dalle Ruote degli Esposti – risalenti al Medioevo – rappresentano sicuramente una preziosa opportunità per la tutela del diritto alla vita di tanti piccoli, che altrimenti non vedrebbero la luce. Relativamente a quelle adiacenti agli ospedali, si tratta generalmente di culle termiche e con sensori collocate in un locale simile a quello di un bancomat, ove una tapparella nasconde un’incubatrice. Premendo un bottone la tapparella si solleva, per cui diventa possibile adagiare il neonato nella culla. Non appena la tapparella si abbassa, scatta subito l’allarme e parte in automatico una telefonata diretta ai medici neonatologi sul loro cellulare e al telefono fisso del vicino reparto. Pertanto il neonato viene custodito in un ambiente sicuro e protetto fino all’arrivo tempestivo dei medici. Spesso poi tali Culle sono anche inquadrate da una telecamera collegata direttamente col reparto di Neonatologia, nel rispetto della privacy della madre che desidera rimanere anonima. Certamente una legge con protocolli condivisi ben definiti contribuirebbe a evitare incidenti di malfunzionamento che possono arrivare a costare la stessa vita del neonato abbandonato.
Dove sono le Culle per la Vita
Sorte in Italia a partire dal 1995 grazie all’intuizione lungimirante di diverse associazioni e in sinergia con la rete sanitaria locale, attualmente se ne contano 61. Tuttavia non sono distribuite in maniera uniforme sul territorio nazionale. La Lombardia, per esempio, ne ha 11; la Sicilia 9; mentre in Friuli Venezia Giulia, Molise, Sardegna e Trentino Alto Adige non ne ve ne sono. Tra le prime strutture sanitarie a rendere disponibile una culla termica, nell’ambito del progetto “Ninna Ho”, sono stati nel 2008 dapprima l’Azienda Ospedaliera “Federico II” di Napoli, poi l’ospedale “Infantile Del Ponte” di Varese. Insomma una legge che regolamenti le Culle per la Vita rappresenterebbe senza dubbio un passo avanti significativo nella tutela del diritto alla vita dei neonati e un nobile segno di civiltà.
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