Il sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera sul gradimento di Donald Trump può benissimo essere letto da due punti di vista: gli anti-Donald di casa nostra festeggeranno, perché sul neo-presidente (bis) degli Stati Uniti gli italiani intervistati danno un giudizio negativo nel 52% dei casi.
A una lettura un po’ meno immediata (e pregiudiziale), però, occorrerà sottolineare il risvolto di questi numeri: il 28% degli italiani, quasi uno su tre dunque, apprezza la linea politica del tycoon. Una rivoluzione, visto che nel giro di poche settimane sta abbattendo gli status quo e i capisaldi degli ultimi 20 anni (almeno) di politica interna e internazionale della Casa Bianca, con una determinazione “chirurgica” sconosciuta anche al suo primo mandato, dal 2016 al 2020, dove pure Trump era annunciato come uno tsunami.
La portata radicale del Trump bis, che si è presentato alla Casa Bianca annunciando una “nuova età dell’oro” per l’America con politiche migratorie all’insegna delle deportation (espulsioni di massa, in Italia tradotte – sistematicamente male – con “deportazioni”), guerra aperta alla cultura woke che aveva dominato l’era Biden-Kamala permeando anche la sinistra europea, la sfida all’ideologia green diventata eco-dittatura, i dazi anche per l’Unione europea, l’aggressiva politica di “riconquista” (da Panama al Canada, arrivando fino alla Groenlandia che è in tutto e per tutto Europa, sia pure dimenticata), le dichiarazioni su Ucraina, Russia, Cina e Gaza che per molti analisti critici sono stile-lanciafiamme. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti cucinati a puntino dalla stampa progressista e dai cosiddetti giornaloni per far apparire il presidente americano non un “iconoclasta” deciso a usare le maniere forti, ma un “pericolo per il mondo”, un neofascista, lo smantellatore della democrazia eccetera. Così, in effetti, lo descrivono quotidianamente gli esponenti del nostro progressismo politico e intellettuale. Un bombardamento. Delle due, l’una: o una rilevante parte degli italiani ha deciso di non credere più a quella che qualcuno definisce “l’informazione mainstream”, proprio perché considerata faziosa e inaffidabile. Oppure, semplicemente, è d’accordo con Trump in tutto e per tutto. In entrambi i casi, un dato rilevante e quel 28% lo conferma.
Il clima di “diffidenza prevalente” di cui parla Pagnoncelli sul Corriere della Sera in questo senso è più che comprensibile e preventivabile. Ma va sottolineata anche la “divisione evidente per orientamento politico: gli elettori dei partiti di maggioranza fanno prevalere l’apprezzamento con percentuali sempre superiori al 50% (anche se all’incirca un terzo degli stessi esprime opinioni negative), mentre gli elettori delle forze di opposizione sono più netti nel giudizio negativo, pur con diverse sfumature”. Occhio ai numeri a sinistra: “Se infatti gli elettori Pd sono granitici, condannando Trump per l’87%, gli elettori pentastellati sono meno radicali, con quasi un quarto che esprime apprezzamento”. Una bella gatta da pelare per gli alleati impossibili Schlein e Conte.
A preoccupare i critici, gli scompensi commerciali (per il 58% degli intervistati non ci saranno benefici dalla politica dei dazi) e quelli sulla sicurezza globale (per il 21% diminuirà, il 57% si dice dubbioso). E riguardo ai rapporti tra Ue e Stati Uniti, per il 57% non ci saranno miglioramenti. “Solo sul tema della fine delle due guerre (Ucraina e Medio Oriente) le perplessità, pur rimanendo prevalenti, scendono sotto la maggioranza: il 44% infatti dubita che anche in questo Trump avrà successo, mentre quasi un terzo pensa al contrario che si potranno vedere risultati concreti”.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link