Bondone, in 200 per la manifestazione ambientalista

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Sotto una suggestiva nevicata, quasi 200 persone si sono riunite alle pendici del Monte Bondone, domenica 9 febbraio, per ribadire la manifestazione organizzata da 24 associazioni trentine nell’ambito della mobilitazione nazionale “La Montagna non si arrende”.

L’evento sul Bondone è stato uno dei quattordici organizzati simultaneamente in tutta Italia, da Potenza a Bormio, a testimonianza di un impegno condiviso lungo tutto l’arco alpino e appenninico. L’obiettivo è denunciare un modello di sviluppo ormai obsoleto, basato sulla monocoltura turistica e sullo sfruttamento indiscriminato del territorio, che continua ad assorbire ingenti risorse pubbliche a beneficio di pochi”.

La manifestazione ha visto negli ultimi giorni l’adesione della SAT – Società Alpinisti Tridentini – ma anche il supporto delle ASUC di Sopramonte, Vigolo Baselga e Baselga del Bondone, che auspicano l’avvio di un dibattito ampio e costruttivo sul futuro del Monte Bondone.

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Dal parcheggio delle Viote, i partecipanti hanno intrapreso una camminata verso Vason, immersi in un paesaggio finalmente invernale. Lungo il percorso si sono susseguiti diversi interventi che hanno arricchito la giornata.

I portavoce delle associazioni hanno evidenziato come i sempre più frequenti disastri ambientali mettano a dura prova infrastrutture e comunità locali. Di fronte a questa emergenza, le enormi risorse pubbliche destinate ai Giochi Olimpici Milano-Cortina 2026, all’espansione delle aree sciabili e alla costruzione di nuovi bacini per l’innevamento artificiale risultano scelte anacronistiche e insostenibili. Anche sul Monte Bondone, la proposta di costruire un nuovo bacino artificiale nella piana delle Viote e una funivia dalla dubbia utilità testimoniano una visione miope dello sviluppo montano. Tommaso Bonazza del Comitato Acque Trentine ha criticato la diffusa narrazione sulla multifunzionalità dei bacini artificiali: “Queste opere, costruite in alta quota, difficilmente sono di utilità al comparto agricolo e il loro contributo in chiave anti-incendio è molto limitato. Nei pressi del Bondone, ad esempio, esistono già diversi laghi facilmente raggiungibili in pochi secondi da un elicottero. Inoltre, il valore ecologico e ricreativo di queste infrastrutture è sostanzialmente inesistente: ecco perché non possono essere definite in nessun modo dei laghetti alpini. Per riempire questi invasi servono enormi quantità di acqua, che viene prelevata da torrenti e fiumi, privando di fatto gli ecosistemi fluviali della loro risorsa più vitale”.

Le associazioni sottolineano che la loro critica non è rivolta agli operatori locali, ma alle scelte politiche che continuano a finanziare infrastrutture non sostenibili. “Non chiediamo la chiusura dei comprensori sciistici,” spiegano gli organizzatori. “Siamo consapevoli dell’importanza economica del settore, ma riteniamo essenziale avviare una transizione sostenibile per proteggere queste professioni dai rischi crescenti legati al cambiamento climatico”. Stefano Musaico, attivista di Extinction Rebellion, ha aggiunto: “Il turismo è sicuramente un settore fondamentale per il Trentino, ma non si possono ignorare i suoi impatti negativi sul territorio e sulle comunità: produzione di rifiuti, traffico, consumo di suolo, aumento dei prezzi delle case, perdita di identità culturale. Il Trentino sta perdendo attrattività per chi non lavora nel turismo: fatichiamo a trovare medici, autisti per gli autobus, e i servizi per i residenti si stanno riducendo. Creare nuove attrazioni per turisti non farà che aggravare questi problemi”.

Viola Ducati della Rete Climatica Trentina è intervenuta sul progetto della funivia: “Non siamo contrari di principio a una funivia e a una mobilità più sostenibile per il Bondone. Tuttavia, il progetto attuale, privo di una stazione a Candriai che consentirebbe di collegare la parte ovest del Bondone, non sostiene la residenzialità né riduce il traffico. Piuttosto, aggiunge flussi turistici senza migliorare i servizi per chi vive in montagna. Davvero vogliamo accettare una grande opera pubblica che sembra più funzionale alla promozione turistica di Trento che al benessere delle comunità montane?”.



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