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A Settimo Torinese il commercio è in crisi, i negozi chiudono, i clienti scarseggiano e il centro città si svuota giorno dopo giorno. La colpa? L’avvento dell’online, la concorrenza dei grandi supermercati, i costi di gestione alle stelle. Ma niente paura, l’Amministrazione comunale ha trovato la soluzione definitiva: un manager.
No, non un aiuto concreto ai commercianti, non misure che potrebbero incentivare gli acquisti nei negozi di vicinato, niente sgravi sulle tasse locali o agevolazioni sui parcheggi. Un manager. Per la modica cifra di 15 mila euro all’anno, questa figura mistica avrà il compito di coordinare, monitorare, verbalizzare, relazionare e, soprattutto, fare riunioni. Perché si sa, i cittadini non scelgono Amazon per i prezzi e la comodità, ma per la mancanza di verbali ben redatti.
I negozianti, ingenui, credevano che il Comune potesse venire incontro alle loro richieste con misure basilari e come promesso campagna elettorale: meno tasse, meno Imu, meno Tari, parcheggi gratuiti per chi fa acquisti, più eventi capaci di attirare clienti. Roba vecchia, superata. La politica moderna non si abbassa a soluzioni così terra terra, molto meglio affidarsi a un esperto che con grafici, strategie e parole altisonanti spiegherà come risolvere il problema del commercio con concetti astratti e partnership istituzionali. Il commercio non ha bisogno di clienti, ha bisogno di tavoli di lavoro.
D’altronde è così che funziona la macchina amministrativa: se c’è un problema, invece di risolverlo si istituisce un incarico per qualcuno che ne parlerà a lungo, con tanto di report finale per certificare che sì, il problema esiste, e che sarebbe bello fare qualcosa. Poi il tempo passa, il mandato finisce e tutto rimane come prima, con la differenza che qualcuno si è portato a casa 15 mila euro per aver assistito alla lenta agonia del tessuto commerciale cittadino.
Il fortunato prescelto avrà il delicato compito di scrivere verbali, organizzare riunioni, tenere rapporti con le imprese e cercare sponsor per il Distretto Urbano del Commercio. Sponsor che, ne siamo certi, si accalcheranno per investire in una città dove aprire un’attività è diventato un terno al lotto e chiudere entro due anni è quasi garantito. Magari tra gli sponsor si farà avanti qualche banca, pronta a offrire prestiti agevolati per pagare Tari e Imu, o qualche multinazionale dell’e-commerce, giusto per garantire che il commercio locale venga definitivamente sepolto.
La verità è che questo incarico suona quasi come una beffa, un modo elegante per far capire ai commercianti che se chiudono, se il loro negozio non regge il colpo, se la città si svuota, la colpa è loro.
Non si sono “evoluti”, non hanno saputo adeguarsi alle nuove dinamiche di mercato, non hanno capito che nel 2025 non basta alzare una serranda per vendere qualcosa. Eppure, loro qualche idea l’avevano: chiedevano meno tasse, un parcheggio gratuito per chi fa acquisti, eventi e mercatini per riportare la gente in strada. E invece, niente. Se il commercio muore, è perché i negozianti non si sono abbastanza “innovati”, non hanno saputo cogliere le “opportunità” che una città con un piano strategico pieno di slide e verbali può offrire.
Nel frattempo, i commercianti continueranno a vivere il loro incubo quotidiano fatto di tasse sempre più alte, clienti sempre meno numerosi e una concorrenza contro cui non possono competere. Ma possono stare tranquilli, perché da oggi c’è un manager che penserà a loro. Pensare, non agire, perché il Comune ha ben chiaro che la soluzione ai problemi del commercio non è ridurre le imposte locali o creare incentivi veri, ma scrivere piani strategici e organizzare incontri.
Questa è l’ennesima dimostrazione di come l’Amministrazione Piastra affronta i problemi reali: ignorando le richieste di chi lavora ogni giorno e inventandosi soluzioni che non servono a nulla, se non a giustificare l’esistenza di nuovi incarichi e consulenze.
E pazienza se i negozi continueranno a chiudere, se il centro diventerà un deserto commerciale e se l’unico modo per fare acquisti a Settimo sarà prendere la macchina e andare in un centro commerciale. L’importante è che il manager del Distretto Urbano del Commercio abbia il suo incarico, il suo compenso e soprattutto la sua agenda piena di incontri e relazioni da scrivere. Il commercio muore, ma almeno sarà tutto ben documentato.
Cosa dice il bando?
L’avviso pubblico del Comune di Settimo Torinese riguarda la selezione di un Manager per il Distretto Urbano del Commercio (DUC), con l’obiettivo di coordinare le attività del distretto, favorire la collaborazione tra i commercianti e promuovere iniziative per lo sviluppo del commercio cittadino. Il manager sarà scelto tramite una procedura comparativa basata su titoli e colloquio e percepirà un compenso di 15.000 euro per un incarico fino ad aprile 2026, prorogabile di un anno.
Il candidato dovrà possedere una laurea, esperienza in progetti di sviluppo urbano e competenze in marketing e comunicazione. Dovrà coordinare il Distretto, monitorare le attività, relazionarsi con Comune e imprese e cercare sponsor. L’incarico sarà di collaborazione autonoma, senza subordinazione con il Comune.
Le domande devono essere inviate entro 15 giorni dalla pubblicazione dell’avviso esclusivamente via PEC, allegando curriculum e documento d’identità. Verranno escluse le candidature incomplete o non conformi ai requisiti. Il Comune si riserva la possibilità di modificare o revocare l’avviso.
Dieci azioni per l’economia locale: il grande bluff del Comune di Settimo
A Settimo Torinese si fa sul serio: il Comune ha presentato il suo rivoluzionario pacchetto di misure per salvare il commercio di vicinato. È successo questa mattina nel corso di una riunione organizzata in Biblioteca. Un luogo simbolico, dove si è discusso di economia locale con lo stesso realismo con cui si potrebbe dibattere di turismo spaziale.
E se pensavate che bastasse un po’ di concretezza, vi sbagliavate di grosso. L’assessora al commercio Carmen Vizzari, con una dichiarazione che entrerà nella storia della burocrazia creativa, ha spiegato che serve “un approccio integrato che coordini e raccolga gli sforzi delle istituzioni, dei singoli esercenti, delle associazioni di categoria e degli operatori economici del territorio”.
Il che, tradotto dal politichese, significa che il Comune non ha un’idea che sia una e ha ben pensato di convocare tante riunioni, scrivere tanti documenti e piantare qualche alberello natalizio. L’obiettivo? Dare l’impressione di fare qualcosa mentre i negozi chiudono uno dopo l’altro.
1) Misure per il Natale: luci, addobbi e concorsi… il commercio ringrazia!
Il fiore all’occhiello di questo grande piano strategico è il Natale, che a Settimo si è combattuto con un “boschetto” e una passeggiata musicale. Certo, Amazon trema. Ma il vero capolavoro è il concorso “Settimo in vetrina”: se il commerciante vincitore ricevesse uno sconto sulle tasse locali o un contributo sugli affitti, avrebbe senso. Ma no, si tratta solo di gloria virtuale, che, si sa, paga l’affitto e le bollette.
2) Il DUC: più burocrazia per tutti
Il Comune si vanta di aver creato il Distretto Unico del Commercio (DUC) che distribuirà la bellezza di 10mila euro a negozio per il rinnovo dei locali. E chi non li ha per metterci il resto? Pazienza, sarà per un’altra volta. Intanto, la “cabina di regia” e il nuovo “manager del distretto” dovranno pur fare qualcosa per giustificare il loro stipendio. Quale commerciante non sogna di essere monitorato da un funzionario che gli dice cosa fare con la propria attività?
3) Il Bando Imprese: 2000 euro per digitalizzarsi, che affare!
Il Comune offre ben 2000 euro di rimborsi per chi vuole investire in digitalizzazione e innovazione. Con questa cifra si potrà forse comprare un sito web o pagare qualche mese di pubblicità su Facebook. E poi? Beh, poi ci si arrangia.
4) Fondo Sorriso: un prestito con le lacrime
Un’idea meravigliosa: un fondo per le imprese “non bancabili”. Quindi, chi non ottiene un prestito da una banca lo prenderà dal Comune, con il dettaglio non trascurabile che i soldi vanno restituiti comunque. La differenza? Il sorriso, probabilmente, di chi incasserà gli interessi.
5) Convenzione con CNA: il censimento delle imprese, utile come un ombrello sott’acqua
Mappare le imprese del territorio, registrarle, schedarle. A che scopo? Forse per migliorare la viabilità o ridurre le tasse? No, semplicemente per avere una bella lista e dire “ecco, le abbiamo contate”. Complimenti.
6) Progetto Val.E: consulenze gratuite, ma i soldi?
Ottima idea ricevere consulenze gratuite per aprire o rafforzare un’impresa. Peccato che, senza fondi, rimarranno solo belle parole e piani aziendali irrealizzabili.
7) Agevolazioni bancarie: il Comune si fa promotore di Banca Sella?
Siamo al paradosso: il Comune si loda per aver convinto le banche a offrire condizioni agevolate ai commercianti. Si direbbe che invece di ridurre le tasse comunali, si preferisce scaricare il problema sugli istituti di credito.
8) Progetto Voice: la buona intenzione che non risolve il problema
Dotare i negozi di materiali per facilitare la comunicazione con chi ha difficoltà è lodevole. Ma non aiuterà certo a risollevare il commercio di vicinato in ginocchio.
9) Sold Aut: l’inclusione come scusa per non occuparsi di tasse e affitti
Formare gli operatori commerciali per rendere il commercio “inclusivo”. Ottima idea, peccato che senza clienti e senza agevolazioni serie le attività chiuderanno comunque, inclusione o meno.
10) Mercati: pagamenti più “puntuali” e nessuna vera agevolazione
Riviste le tariffe dei mercatali con un sistema di pagamento più equo. Peccato che chi fa i mercati chieda più clienti, non solo un nuovo metodo di pagamento.
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