in Sardegna servono più doggy bag (e consapevolezza dei clienti)

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“Oggi dobbiamo impegnarci ancora di più contro lo spreco alimentare, e questo può essere arginato solo attraverso un impegno condiviso”. Lo afferma Emanuele Frongia, presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna, a pochi giorni dalla Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Un obiettivo, quest’ultimo, inserito anche nell’Agenda ONU 2030, ma che in Italia, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, è aumentato di nove punti percentuali pro capite, secondo l’Osservatorio Waste Watcher International.

“Portate a casa quello che non consumate”

Frongia lancia un appello ai colleghi ristoratori: “Proponiamo alla clientela di portare a casa quanto non consumato nei nostri locali. È una buona pratica che, per quanto già attuata da molti operatori del comparto, va rafforzata ulteriormente, considerato che un recente sondaggio ha rivelato che circa il 40% dei consumatori non è mai stato informato sulla possibilità di asportare le pietanze”.

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La Fipe Confcommercio Sud Sardegna si dichiara contraria all’introduzione di nuovi obblighi a carico delle imprese. “Ormai tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti”, spiega Frongia. “Per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della TARI”.

Dati in miglioramento, ma serve più consapevolezza

La collaborazione con l’Osservatorio Internazionale su cibo e sostenibilità (WWIO) si inserisce in questo contesto con l’obiettivo di diffondere una cultura mirata a incentivare scelte individuali e politiche pubbliche indirizzate all’uso sostenibile delle risorse naturali.

Sappiamo che la metà delle perdite e degli sprechi alimentari globali avviene a monte, prima che i prodotti arrivino ai negozi o ai magazzini dei rivenditori, ma non è meno importante il comportamento del consumatore, dentro e fuori casa.

L’Osservatorio ha quindi analizzato gli sprechi all’interno dell’ambiente familiare, individuando le cause e le conseguenze di questo fenomeno. Lo spreco alimentare pro-capite rilevato a gennaio 2023 ammonta a 524,1 grammi, in calo del 12% rispetto alla rilevazione dell’anno precedente (595,3 g). Questa riduzione si spiega sia come risposta allo scatto inflattivo, sia come maggiore attenzione dei consumatori ai temi di salute e sostenibilità ambientale.

I cinque alimenti più sprecati dalle famiglie

I top cinque degli alimenti più sprecati nelle famiglie sono frutta fresca, insalate, cipolle/aglio/tuberi, pane fresco e verdure. 

Una delle ragioni più comuni, addotta da quasi la metà degli intervistati, è che frutta e verdura, pur conservate in frigorifero, tendono a deteriorarsi rapidamente una volta portate a casa. Un’altra motivazione frequente, menzionata dal 44% dei partecipanti, è la semplice dimenticanza, che porta al deperimento degli alimenti.

Quasi il 40% dei consumatori, inoltre, lamenta che i cibi acquistati risultano già vecchi al momento dell’acquisto, mentre un numero simile (35%) dichiara di temere di non avere cibo a sufficienza in casa, il che li spinge ad acquisti eccessivi. Un terzo degli intervistati ammette di calcolare in modo errato le quantità necessarie, oppure di comprare confezioni troppo grandi per il proprio fabbisogno. Infine, una minoranza di consumatori (circa il 30%) dichiara di non apprezzare gli avanzi o di acquistare cibo in eccesso.

Il Sud è il più “sprecone” in Italia

Nella mappatura a livello nazionale il Sud ha registrato le quantità maggiori di spreco alimentare. Questo dato resta in linea con quelli rilevati nei report degli anni passati, trovando una ragione nei differenti stili di vita e alimenti. Lo spreco risulta invece minore nei grandi Comuni e nei nuclei familiari con figli.

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L’informazione, l’acquisto e il consumo degli alimenti ha un ruolo cardine per far acquisire al consumatore un’abitudine alimentare più sana e consapevole. Ad esempio le scadenze dei prodotti, ma anche altri ambiti come la disciplina europea degli imballaggi, che incentiva il riuso piuttosto che il riciclo. Sono tutti elementi imprescindibili nella lotta agli sprechi.

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