Casalgrande Censurata la conferenza dedicata alla censura. L’incontro con il fotoreporter e documentarista Giorgio Bianchi, che doveva svolgersi il 23 febbraio al Teatro De André di Casalgrande, non potrà tenersi in quella sede.
Il motivo? Ieri il teatro ha comunicato ai promotori, «non senza rammarico», di aver commesso un errore nel dare la propria disponibilità, poiché l’evento sarebbe in conflitto con la convenzione stipulata con il Comune.
«Mi stupisce questa censura? No – dice Bianchi, che tra l’altro è già stato ospite di eventi organizzati nel Reggiano – È da tempo che il clima è cambiato. Chi viene danneggiato da queste decisioni non sono io, ma le tante persone che avrebbero voluto partecipare e confrontarsi. Viviamo in un clima in cui si ha paura della propria ombra. Sembra quasi di essere tornati ai tempi dell’Unione Sovietica, dove il burocrate di turno prende iniziative per paura che qualcuno nei piani alti possa criticarlo».
I promotori dell’evento, gli stessi che hanno organizzato la presentazione del libro di Vladimir Putin a gennaio all’Hotel Posta e quella del libro del leader di Hamas Yahya Sinwar il 26 febbraio a Cavriago, stanno ora cercando una sede alternativa.
Bianchi è un giornalista che ha operato sul campo in molti scenari di guerra, in particolare nel Donbass, e ha pubblicato i suoi servizi su media italiani e internazionali. Nel 2022 venne citato in un articolo del Corriere della Sera dal titolo “La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca”. «Semplicemente ridicolo, il mio lavoro in Donbass è sempre stato incentrato sulla popolazione, su come le persone affrontano la guerra», dice alla Gazzetta.
Alle elezioni del 2022 si è candidato al Parlamento con “Italia Sovrana e Popolare”, movimento ideato da Marco Rizzo e Francesco Toscano (quest’ultimo editore del libro di Putin sulla guerra in Ucraina presentato a Reggio).
Il problema, secondo quanto riferito dal teatro, starebbe proprio nella “militanza politica”. Il consiglio d’amministrazione della società cooperativa Teatro Casalgrande ha diramato una nota nella quale spiega che «dopo le opportune verifiche», richiamando l’articolo 1 della concessione stipulata con il Comune, «non può concedere la sala». Questo perché «dall’articolo 1 si evince chiaramente che all’interno del Teatro De André si possano svolgere solo attività teatrali, attività musicali, opera lirica, attività di danza, attività artistico-culturali, attività per le scuole, in base ai regolamenti comunali e alle disposizioni di legge in materia». Dunque, pare, non una conferenza dedicata al tema dell’informazione e della censura “democratica”. Contattati al telefono, dal teatro aggiungono che un tale incontro avrebbe avuto bisogno «di un contraddittorio».
Il teatro nega che la decisione sia stata presa su indicazione del Comune e precisa di non aver tenuto conto delle opinioni di chi definisce Bianchi filorusso.
«Siamo dispiaciuti per il disagio verificatosi a causa di un errore del nostro ufficio preposto, il quale avrebbe dovuto far presente quanto sopra all’atto della richiesta, evitando così questo genere di inconvenienti», conclude la nota del teatro.
Caso chiuso? Ovviamente no. «Come capita sempre più spesso nella “città delle persone” – dice Pietro Braglia, militante comunista ed ex candidato di Rifondazione al Senato – viene conculcata arbitrariamente l’esposizione di opinioni differenti rispetto alla guerra russo-ucraina e al genocidio palestinese, sia che l’amministrazione sia di “centrosinistra” che “civica di centrodestra”, nonostante queste opinioni siano in piena connessione con i sentimenti della maggioranza del popolo italiano. Non ci faremo intimidire né spaventare da questa protervia». I promotori non gettano la spugna. «Siamo alla ricerca, forzatamente, di una struttura privata che ospiti l’evento, che in alternativa verrà svolto all’aperto in un luogo che verrà comunicato».
Dal canto suo, Bianchi esprime rammarico. «Si arriva a un regime autoritario anche per colpa della stupidità burocratica: per paura di essere ripreso, qualcuno prende iniziative arbitrarie per apparire solerte. A me non cambia nulla, ma chi ci perde è la gente».
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