Rapinatore ucciso in via Cassia, la compagna Anna: «Quel vigilante sta bevendo birre con gli amici: è da vigliacchi»

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«E ora io come faccio con due bambini? Ormai non metteva più paura a nessuno. Anton non me lo riporterà più nessuno, non voglio vendetta». E la madre Elea:«Frequentava brutte persone, lo avevamo rimproverato»

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«Anton è morto, mentre lui, la guardia giurata, è a casa a bere una birra. E’ giustizia questa? Perché non è stato arrestato? Gli ha sparato alle spalle. Da vigliacchi. Anton scappava. Ormai non metteva più paura a nessuno. Anton non me lo riporterà più nessuno, non voglio vendetta. Però l’uomo che ha sparato deve pagare». A stento Anna, 21 anni, trattiene le lacrime, mentre cerca le parole per descrivere il suo dramma. Il pianto di Dominique, il figlio battezzato dalla coppia qualche giorno prima della tragedia che Anna tiene stretto tra le braccia, le trasmette forza: «Lo abbracciavamo insieme, Anton è stato un padre meraviglioso. Certo che ha sbagliato a commettere la rapina. Avrebbe dovuto pensare che stava correndo un pericolo. Che la legge va rispettata. Lui ha sbagliato. Lo urlo, più forte che posso. Perché mi senta il mondo. Ma non doveva morire».

«Anton ha sbagliato, è stato irresponsabile»

La compagna del rapinatore è sconvolta. E aggiunge: «Per quell’errore sarebbe dovuto finire in prigione, lì avrebbe pagato le sue colpe. La morte no. Se si chiede giustizia per chi compie una rapina o un furto, bisogna pretendere la stessa giustizia per chi ammazza sparando alle spalle come un vigliacco». In uno stabilimento di Ostia, Anton e Anna si erano conosciuti cinque anni fa: «Da allora è stato amore. Abbiamo due figli insieme. È il regalo più bello. Io a casa, e lui a portare il pane. Ha sempre lavorato. Dall’operaio, alle pulizie. Stavolta ha sbagliato. È stato stupido, irresponsabile. Era meglio un pezzo di pane in meno, ma saperlo ancora vivo. Poterlo abbracciare e baciare. Non lo sostituirà mai nessuno nel mio cuore. Era cosi generoso e sorridente».





















































«Ma che motivo c’era di sparargli?»

L’altra donna della vita di Anton è Elea Ciurciumel, la mamma, 47 anni. Le sue parole, piene di rabbia verso l’uomo che gli ha portato via il figlio, sono le stesse di Anna, la madre dei suoi nipotini: «Anton è stato ucciso per aver commesso un furto e chi lo ha ucciso è libero. Mio figlio stava fuggendo, era di spalle. Che ragione c’era di sparargli? Un “topo d’appartamento” merita la pena di morte? Per la rapina avrebbe dovuto essere arrestato, messo in manette, finire in carcere e condannato. Ma non doveva morire». È il grido di dolore di Elea, la donna è arrivata in Italia 20 anni fa. «Anton – ricorda singhiozzando- era un pezzo di pane. Quando una persona gli offriva una sigaretta, il giorno dopo lui gli regalava un pacchetto intero per sdebitarsi. Ha frequentato brutte persone e per questo lo abbiamo sempre rimproverato».

La festa per il battesimo nella loro casa a Valle Martella (Zagarolo)

La famiglia del 24enne è seguita dagli avvocati Vincenzo Morelli e Andrea Palmiero. A Valle Martella, alle porte di Zagarolo, Anton Ciurciumel viveva con la moglie in una villetta in via Luigi Cherubini, ai margini della campagna. «La settimana scorsa aveva organizzato la festa per il battesimo del suo secondo bambino», ricorda un vicino di casa, Luca. Ciurciumel (un precedente per furto risalente a qualche anno fa) era stato controllato anche per dei passaggi negli insediamenti abusivi di Monte Mario, interessati da numerosi sgomberi e poi l’anno scorso da un devastante incendio. «Tuttavia non meritava la morte, era un padre di famiglia», concludono i residenti di Valle Martella.

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